La Soglia Oscura
Misteri

Il vaso del Dorchester – di Gabriele Luzzini

Sul numero 38 della rivista “Scientific American” del giugno 1852 comparve un trafiletto, in seguito ad un articolo pubblicato sul giornale“Transcript” di Boston.

Sul periodico veniva riportato che alcuni giorni prima, nel quartiere del Dorchester, erano state fatte esplodere alcune cariche nella parete rocciosa della Meeting House.

La deflagrazione aveva prodotto moltissime pietre e tra le stesse era stato rinvenuto una specie di vaso metallico a forma di campanella, spezzato in due parti. Alto 114 mm, la base minore e la base maggiore misuravano rispettivamente 63 mme 165 mmmentre lo spessore era di 3 mm.

Il vaso era finemente decorato con “sei figure di un fiore, o un bouquet, splendidamente intarsiato nell’argento puro, e intorno alla parte inferiore una pergola, o tralcio, intarsiata anch’essa nell’argento. Inoltre, veniva ipotizzato che il vaso si fosse trovato all’interno di un conglomerato roccioso posto a 4,63 mt. di profondità.

La posizione dello Scientific American rimaneva comunque scettica.

Ora, proviamo ad esaminare le informazioni che abbiamo a disposizione.

La roccia che forse racchiudeva il vaso era un conglomerato basaltico di epoca preistorica (Devoniano superiore o Permiano). In questo senso, il vaso potrebbe avere almeno 100.000 anni, in aperto contrasto con la storia umana finora concepita.

Non è da sottovalutare il fatto che alcuni paleobotanici hanno individuato nel motivo floreale inciso sul metallo la Sphenophyllum laurae: una pianta fossile risalente al carbonifero superiore e cioè almeno 320 milioni si anni fa! La pianta fu scoperta e classificata solo molto tempo dopo il ritrovamento del vaso e quindi il fatto avvalorerebbe l’autenticità del mistero archeologico rendendolo un vero e proprio OOPART (Out of Place Artifact).

Purtroppo però, il fatto che tale manufatto sia stato rinvenuto insieme ai pezzi di roccia causati dall’esplosione e non in modo diretto, inficia qualunque possibilità di legittimazione dello stesso.

La pianta è decisamente stilizzata e pertanto è possibile adattarne idealmente la struttura anche ad altre varietà vegetali.

Curioso comunque notare che la foggia del bizzarro vaso suggerisca un porta-candele realizzato secondo i dettami stilistici del XIX secolo e che non presenta effettivi danni strutturali (la rottura dichiarata nell’articolo non è visibile).

L’oggetto è successivamente scomparso, togliendoci il privilegio di un’analisi accurata anche se alcuni sussurrano che il provvidenziale smarrimento sia stato voluto per evitare sconvolgimenti nel quieto mondo accademico. Chissà…

.Articolo originale, pubblicato su Scientific American