La Soglia Oscura
Racconti

L’altra immortale – di V. Malevolti

Ho attraversato le nebbie… Le nebbie del tempo, le nebbie delle varie città nelle quali sono vissuta e quelle della mia mente, quando lottavo per non impazzire.

Adesso attraverso le nebbie di questi lungarni Fiorentini… e lei è sempre li, si materializza dalla nebbia, seduta, vestita sempre uguale , con lo sguardo perso nel vuoto e concentrato allo stesso tempo, pensa o forse no… crede di pensare; di una cosa sono sicura: attraversa le nebbie. Nessuna la nota, come me è un fantasma di carne… Me la sono ritrovata a ballare davanti a me, due centimetri dal mio viso nei vari locali che frequento, ad osservarmi di nascosto mentre mi nutrivo… Quando sale la nebbia esco ancora prima che il sole sia del tutto sparito ed eccola vagare, dispersa nella nebbia, girovagare inosservata nell’aria rarefatta. Siamo immortali, ma lei non è un vampiro…. Oggi finalmente ho deciso di fare il grande passo… La nebbia sale sui Lungarni in questo novembre portatore di temporanea morte per la natura. Ho delle rose bianche per lei… e lei …mi aspettava. Mi sorride… mi abbraccia… mi segue… mi dà completa fiducia… Nel suo viso leggo la felicità di essere stata finalmente notata… ed io la tradisco, stringo il corpo caldo a me e affondo i denti nella sua carne, voglio nutrirmi della sua dolcezza, cosa che in me ormai è andata perduta, della sua innocenza, come un diavolo invidioso… mi stacco ed urlo terrorizzata … non esce sangue, la mia bocca è piena di gesso, vomito rosso e bianco formando chiazze rosa nell’acqua congelata … non esce niente dalla ferita e le sue vene si polverizzano… Mi guarda e ride, ride talmente forte da rompere le vetrate della vecchia fabbrica… poi si alza e con l’aria più innocente del mondo mi dice “portami a casa con te”. Fino all’alba parliamo di me, di come divenni un vampiro, della legge imposta per la quale non dobbiamo rivelare la nostra esistenza, ma lei non risponde alle mie domande, mi fissa immobile, in una posa innaturalmente rigida … “Cosa è? Che strano essere è questo?” mi chiedo ossessivamente e ancora una volta entra in me la pazzia, la paura di stare nuovamente a parlare da sola con persone che non esistono se non nella mia mente… Ma lei è reale e me ne accorgo quando lei, all’alba, mentre io oscuro i vetri della mia casa con i pesanti scuri di legno e le copiose tende , si trasforma lentamente in una bambola di porcellana e parla… finalmente parla di sè… ” fino a che esisteranno bambini che mai cresceranno strappati alla vita in età prematura io esisterò…tu ti nutri di sangue…io di anime di bambini defunti… ognuno è figlio di un demone che ha trovato il modo di sopravvivere.. anche io ero umana… anche io volevo essere per sempre bella”. Attraversando le nebbie io, Violetta la vampira e l’altra immortale di tale bellezza da sembrare una bambola cerchiamo le nostre anime perdute aspettando le nostre vittime…