La Soglia Oscura
Folklore e Tradizione

CAPPUCCETTO ROSSO
(La versione originale delle fiabe)
di Alessandro Troisi

“E vissero felici e contenti”: dimenticate questa frase.
Le fiabe che ascoltavamo da bambini sono infatti una versione edulcorata delle storie originali. Narrazioni, queste ultime, dai toni decisamente macabri, oscuri e perturbanti.
Omicidi, stupri, cannibalismo, torture: le vere fiabe arrivano dalla tradizione popolare e servono a insegnare ai più piccoli a stare lontano dai pericoli. Per farlo ricorrono a un ampio repertorio che appartiene alla sfera dell’angoscioso e dello spaventoso classificandosi, in alcuni casi, come veri e propri racconti dell’orrore.

La versione originale (e terrificante) della storia di Cappuccetto Rosso è raccontata da Perrault e risale al 1697.
La piccola Cappuccetto Rosso, una bambina vivace ma ingenua, viene mandata dalla mamma a portare una torta alla nonna malata.
Mentre attraversa la foresta incontra il Lupo che, fingendosi amichevole e gentile, si fa rivelare dove sta andando.
«Che coincidenza!», esclama, «anche io sto andando a trovare la tua nonna. Facciamo così: io prendo questa strada e tu quella, e vediamo chi arriva prima!».
Il Lupo, che naturalmente ha preso la strada più corta, in un baleno arriva a casa della nonna. Imitando la voce della bambina si fa aprire dalla vecchina e, dato che non mangia da tre giorni, le si getta addosso come una furia e la sbrana senza darle il tempo di reagire.
Poi, dopo aver ripulito il sangue e aver fatto sparire i resti, si avvolge nella vestaglia della povera donna, si infila al suo posto sotto le coperte. E aspetta.
Dopo non molto, ecco la bambina che bussa alla porta.
«Chi è?».
Sentendo il vocione del Lupo, Cappuccetto Rosso si insospettisce: ma la bestiaccia, molto furba, le dice che la sua voce roca
è dovuta al pesante raffreddore che ha preso, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
La ragazzina si lascia convincere ed entra.
«Lascia pure il canestro e vieni a sdraiarti a letto con me», dice il Lupo, lascivo.
Cappuccetto rosso si toglie la mantella e si corica sotto le coperte, ma si meraviglia molto dell’aspetto della nonna, così diverso da come lo ricordava.
«Nonna, nonna, che orecchie grandi che hai!».
«È per ascoltarti meglio».
«Nonna, nonna, che occhi grandi che hai!».
«È per guardarti meglio».
«Nonna, nonna, che denti grandi che hai!».
«È per mangiarti meglio!».
E nel dire queste parole, il Lupo si avventa su Cappuccetto Rosso e la divora in un sol boccone.
E non è cosa strana che sia andata così, dice Perrault, perché i bambini e, soprattutto, le bambine, sbagliano a dare ascolto alle persone che non conoscono, poiché c’è sempre il Lupo in agguato che li può mangiare.
E i lupi che sembrano miti e gentili sono di gran lunga quelli più pericolosi.