
CENERENTOLA
(La versione originale delle fiabe)
di Alessandro Troisi
La prima e macabra versione della storia di Cenerentola è tutta italiana: “la gatta Cenerentola”, dello scrittore napoletano Giambattista Basile.
La vicenda si apre con un omicidio, perpetrato dalla stessa protagonista, che Basile chiama Zezolla. La ragazza, tormentata dalla matrigna, viene istigata dalla sua maestra sarta a ucciderla. La sarta, in cambio, promette di sposare suo padre e volerle bene come un figlia. Persuasa dalle promesse, Zezolla attira con l’inganno la matrigna e la uccide spaccandole la testa col pesante coperchio di una cassapanca. Ma l’aver assecondando la perfida sarta si ritorce contro Zezolla: ottenuto il suo scopo, la donna si rivela ancor peggio della matrigna, e comincia a vessare in ogni modo la protagonista, che solo dopo una lunga serie di disavventure riuscirà a liberarsi del suo giogo.
Ripresa dai fratelli Grimm, la fiaba di Cenerentola si arricchisce di dettagli ancora più spaventosi e truculenti. Cenerentola vive tra le umiliazioni e le angherie della matrigna e delle sorellastre, invidiose della sua bellezza. Sul finale, alla fatidica prova della scarpetta, le sorellastre non si rassegnano a essere battute. Su consiglio della matrigna, pur di calzare la scarpa di cristallo, iniziano a mutilarsi da sole, tagliandosi prima le dita e poi il calcagno. Avvisato da alcune colombe amiche di Cenerentola, il principe si accorge che le scarpette traboccano sangue, scopre l’inganno e le scaccia. Così Cenerentola è finalmente libera di sottoporsi alla prova, dimostra di essere proprio lei la fanciulla misteriosa e convola a nozze col principe. Ma non finisce qui: le sorellastre si presentano infatti al matrimonio, cercando adesso di ingraziarsi i favori dell’odiata e bistrattata ragazza. Ma le colombe, sempre di guardia, si avventano contro di loro e cavano gli occhi a entrambe.
“E così” sentenziano i Grimm “le due furono punite con la cecità per tutta la vita, per essere state false e malvagie”.