La Soglia Oscura
Monografie,  Mitologia

GLI ANTICHI DEI DELLA GRECIA – HERA
di Daniele Bello

Canto Hera dal trono d’oro, figlia di Rea,
regina immortale, dea dall’aspetto incantevole,
sorella e insieme nobile sposa di Zeus signore
del tuono: tutti i beati nel vasto Olimpo la rispettano,
onorandola al pari di Zeus, signore del fulmine.

Inni omerici, XII, Inno a Hera, vv. 1-5
(traduzione di G. ZANETTO)

1.
Nascita ed infanzia della dea

Come riferisce il poeta ESIODO, la dea HERA (Ἥρα), che i Romani denominarono GIUNONE, era figlia di Crono e Rea. Al pari dei suoi fratelli (con l’eccezione di Zeus), appena nata ella fu brutalmente ingoiata dal padre, che intendeva così impedire ad un suo discendente di spodestarlo. Hera fu restituita alla vita grazie a uno stratagemma ordito da METIS e attuato da Zeus; nella guerra che oppose Crono e i Titani ai nuovi dei dell’Olimpo la dea prese le parti del fratello, combattendo assieme a lui.

Secondo un’altra tradizione che fa capo a OMERO, Hera fu allevata nella casa di OCEANO e TETI, cui la dea rimase sempre particolarmente legata; altre fonti identificano invece il luogo in cui venne cresciuta la figlia di Crono nell’Arcadia o nell’isola di Eubea e attribuiscono il ruolo di nutrici alle Ore (le Stagioni).

2.
Le nozze con Zeus

Nella Teogonia di ESIODO si legge che Zeus ebbe tre mogli: dapprima egli sposò Metis “che senno aveva più degli uomini tutti”; quindi ebbe come consorte la titanide TEMIS, la dea della giustizia e del diritto; da ultimo, il tiranno del cielo fece di Hera la sua florida sposa; prima di questo matrimonio, tuttavia, il poeta della Beozia attribuisce a Zeus importanti relazioni con EURINOME, DEMETRA, MNEMOSINE e LETO.
Le nozze con Hera rappresenterebbero, pertanto, il terzo e definitivo sodalizio del padre degli dei Olimpi (anche se taluni sostengono che Zeus amasse segretamente Hera già dal tempo in cui Crono regnava sui Titani: CALLIMACO attribuisce alle due divinità una relazione segreta durata ben trecento anni).

Le fonti antiche non sono uniformi nel tramandare in che modo Hera venne sedotta dal suo consorte; sono invece molti a raccontare che la dea ebbe in dono da GEA come regalo di nozze il giardino delle Esperidi, ove germogliavano alberi che producevano frutti d’oro (sorvegliato a vista dal drago LADONE).

Secondo alcune fonti (OMERO), il matrimonio tra Zeus ed Hera avvenne sul Gargaro, la cima più alta del Monte Ida nell’Asia Minore:

Hera raggiunse in fretta la vetta del Gargaro,
una cima dell’Ida: la scorse Zeus adunatore di nembi.
Appena la vide, il desiderio gli avvolse la saggia mente,
come quando si erano uniti in amore la prima volta,
andando a letto insieme di nascosto dai genitori.

Omero, Iliade, Libro XIV, vv. 292-296

Un’altra versione del mito riferisce che le nozze furono celebrate nel palazzo di Oceano e Teti, dove vivevano i due numi, celati a Crono dalla madre Rea.

Gli abitanti dell’isola di Samo raccontavano invece che lo sposalizio segreto avrebbe avuto luogo nella loro isola.

Alcuni eruditi di epoca tarda riferiscono che Zeus si sarebbe trasformato in un cuculo per entrare nelle grazie della futura moglie; quando il figlio di Crono andò a posarsi nel grembo di Hera, la dea ebbe pietà dell’uccellino e lo coprì con la sua veste. Zeus riprese il suo sembiante e cercò di unirsi alla sorella: questa si concesse solo quando il figlio di Crono promise di sposarla. Ciò avvenne in Argolide, nel Peloponneso.

Un’altra tradizione narra che le sacre nozze avvennero sul monte Citerone, in Beozia. Zeus condusse lì Hera dall’isola di Eubea.

Dall’unione tra Hera e Zeus nacquero tre figli: ARES (che i Latini chiamarono MARTE), il dio della guerra, EBE (coppiera dei numi e dea dell’eterna giovinezza) e ILIZIA, la dea del parto.

Alcuni poeti attribuiscono ai due dei anche la genitorialità di EFESTO, ma questi nacque prematuro nel periodo in cui Hera e Zeus si frequentavano di nascosto, ragion per cui egli venne alla luce brutto e deforme; inorridita, Hera scagliò il figlio giù dall’Olimpo, ma questi venne salvato dalle cure di Eurinome e Teti.

Esiodo sostiene invece che Hera generò da sola Efesto, esasperata dai tradimenti del marito e, in particolare, dalla nascita della dea Atena che Zeus partorì dalla propria testa.

Fatto sta che Efesto venne inizialmente escluso dagli dei dell’Olimpo, tra i quali fu ammesso solo successivamente come fabbro ed artefice dei numi; il dio ebbe modo in seguito di vendicarsi della madre, incatenandola ad un trono d’oro massiccio.

Da non trascurare un’altra versione del mito (Inni Omerici, III, Inno ad Apollo), secondo il quale la dea Hera, per vendicarsi dell’umiliazione patita per la nascita di Atena, generò il mostruoso TIFEO, che in questa variante sarebbe stato ucciso non da Zeus ma dalle frecce di Apollo.

Le nozze tra Hera e Zeus rappresentano l’unico caso di matrimonio stabile tra gli dei dell’Olimpo; le nozze tra Efesto e Afrodite furono infatti di breve durata e culminarono con un ripudio, mentre tra Ares e la stessa Afrodite vi fu una grande passione amorosa che non culminò in un o sposalizio.

3.
La regina degli dei

Sin dalle fonti più antiche (OMERO, Iliade) Hera viene riconosciuta e venerata da tutte le divinità olimpiche come la legittima sposa di Zeus ed indiscussa regina di tutti numi.

Tale ruolo viene spesso riconosciuto dallo stesso Zeus in persona, il quale nel prendere posizione a favore dei Teucri (sia pure per un periodo limitato di tempo), nel corso della guerra di Troia, non fa mistero che dovrà affrontare l’ira della consorte. Il potere della dea all’interno dell’Olimpo non è in ogni caso tale da mettere in discussione l’autorità del sommo Zeus, come viene spesso ribadito nei poemi omerici:

“Questo è il segno più solenne che possa dare tra gli immortali:
una mia promessa, se ho fatto cenno di sì con la testa,
non può essere più revocata, né tradita, né essere vana”.
Così disse il Cronide ed annuì con le oscure sopracciglia:
le chiome divine del nume si agitarono
sul capo immortale; fece tremare il vasto Olimpo.

Omero, Iliade, Libro I, vv. 525-530

In altri passi, il figlio di Crono riafferma l’importanza e l’autorità della sua legittima sposa, non senza avvalorare la tesi della propria assoluta preminenza e superiorità:

Hera, non sperare davvero di conoscere tutti
i miei pensieri! Ti sarebbe assai difficile, anche se sei mia moglie!
Ma quello che è giusto tu conosca, allora nessuno
lo saprà prima di te, né tra gli Dei né tra gli uomini;
ma su ciò che io voglio meditare lontano dagli altri Dei,
tu non devi indagare né far domande!”.

Omero, Iliade, Libro I, vv. 545-550

In una occasione, Zeus arrivò a punire la sua consorte perché aveva osato scatenare una tempesta contro l’eroe Eracle, che stava navigando alla conquista di Troia; nella suddetta circostanza, il figlio di Crono avrebbe tenuto Hera sospesa ad una fune d’oro, tra cielo e terra, e due incudini erano state appese ai piedi della dea; il solo Efesto avrebbe tentato di liberarla ed era per questo in corso nell’ira di Zeus, che lo precipitò dall’Olimpo.

Secondo un’altra storia, che OMERO rammenta per bocca di Achille, una sola volta Hera mise in discussione l’autorità del marito e provò ad incatenarlo, unitamente a Poseidon ed Atena. Solamente l’intervento di BRIAREO, uno degli Ecatonchiri, richiamato dalla ninfa marina Teti, scoraggiò i numi dal portare a compimento la loro congiura; qui di seguito le parole dell’eroe acheo alla madre Teti:

Spesso, infatti, nel palazzo di mio padre, ti ho sentito
dire che tu sola, tra tutti gli immortali,
evitasti una fine indegna al Cronide adunatore di nubi
quando volevano incatenarlo gli altri Dei dell’Olimpo:
Hera, Poseidone e Pallade Atena. Ma tu, Dea,
lo hai sciolto dalle catene e subito facevi venire
sull’alta cima dell’Olimpo il gigante dalle cento braccia,
che gli Dei chiamano Briareo, mentre gli uomini tutti
lo chiamano Egeone (è infatti più robusto di suo padre).
Egli si sedeva accanto al Cronide, fiero della sua gloria;
ne ebbero paura gli Dei beati e non lo legarono più.

Omero, Iliade, Libro I, vv. 396-406

4.
La gelosia di Hera

La maggior parte dei miti che ruotano attorno alla figura della dea Hera sono incentrati sulla gelosia che ella provava nei confronti del marito, che era incline a frequenti infedeltà e tradimenti.

Alcune fonti più tarde (PAUSANIA) parlano addirittura di un periodo di separazione tra i due dei, al termine del quale tuttavia Zeus ed Hera finirono per riconciliarsi.

Qui di seguito vengono riproposte le leggende più note:

Io

La vide un dì partir dal patrio speco
Giove [Zeus], e disse ver lei con caldo affetto;
“O ben degna di me, chi fia, che teco,
Vorrai bear nel tuo felice letto?
Deh vienni ò Ninfa fra quest’ombre meco”.

OVIDIO, Metamorfosi, Libro I, vv. 588-591
(traduzione di G.A. dell’ANGUILLARA)

Figlia di INACO, re d’Argo (ovvero, secondo APOLLODORO, di ARGO e di ISMENE), IO era una sacerdotessa della dea Hera. Ella venne sedotta da Zeus che, per non farsi scoprire dalla gelosissima moglie, la nascondeva in una nuvola dorata ogniqualvolta decideva di andare a trovarla.

Quando Hera volse lo sguardo verso i campi, si meravigliò che quelle nebbie vaganti provocassero le tenebre pur essendo ancora chiaro il giorno; ella comprese allora che il coniuge lo stava ingannando, per cui scese dalla sommità del cielo per sorprendere Zeus. Il figlio di Crono riuscì ad evitare di essere colto in flagrante trasformando la misera Io in una bianca giovenca.

Hera, ancora insospettita, chiese a Zeus di darle la mucca in dono e il suo consorte non poté rifiutarsi; la dea, ritenendo di essere vittima di un inganno, affidò l’animale alla custodia di ARGO PANOPTE, figlio di ARESTORE (ovvero, secondo APOLLODORO, di AGENORE): questi era un gigante famoso per aver liberato l’Arcadia da diversi mostri e per aver ucciso ECHIDNA, la progenitrice di molte creature ancestrali.

Argo aveva il corpo ricoperto da cento occhi; di essi, prendevano sonno due alla volta, mentre gli altri vigilavano di continuo e stavano all’erta; egli teneva sempre d’occhio la ninfa Io, trasformata in giovenca.

Il re degli dèi ordinò quindi al figlio HERMES di liberare la povera fanciulla; il signore dei ladri e degli inganni, camuffatosi da pastore, riuscì a far addormentare il gigante dai cento occhi grazie al suono del suo flauto; quando tutti gli occhi di Argo furono chiusi, Hermes lo decapitò e liberò la povera Io.

Si narra che Hera, a quel punto, prese tutti gli occhi del gigante e, per onorarlo, li pose sulle piume della coda dell’animale a lei sacro, il pavone. Quindi mandò un tafano a tormentare Io, che cominciò a fuggire per tutto il mondo conosciuto; giunta nei pressi del braccio di mare che separa l’Europa dall’Asia, la giovenca attraversò a nuoto quello stretto, che da allora prese il nome di Bosforo (“passaggio della giovenca”).

Si narra che, durante il suo peregrinare, Io giungesse nel Caucaso presso il monte dove era stato incatenato Prometeo; secondo alcuni, il Titano rivelò a lei sola il segreto per cui egli veniva tormentato da Zeus: il nome della dea in grado di partorire un figlio destinato a spodestare il signore del tuono e del fulmine.

Finalmente, Io giunse in Egitto, dove riacquistò le fattezze umane; qui, ella sposò il sovrano di quelle terre, TELEGONO, e partorì il figlio avuto da Zeus, EPAFO, destinato a succedere al trono del padre adottivo.

Leto

Figlia dei Titani CEO e FEBE, LETO era la dea della notte scura. ESIODO racconta che ella si unì a Zeus e che generò APOLLO ed ARTEMIDE; anche se la tradizione tramanda che tutto ciò avvenne prima delle nozze con Hera, pare che la figlia di Crono, quando seppe che Leto era incinta, la perseguitò in tutti i modi a causa della sua gelosia. Forse i fatti narrati avvennero quando Zeus ed Hera avevano già iniziato la loro relazione, anche se clandestina.

La dea Hera fece sì che ogni terra che veniva sfiorata da Leto fosse ostile nei suoi confronti, così che la figlia di Ceo e Febe non poteva trovare requie pur essendo già afflitta dalle doglie.

Finalmente, Leto trovò rifugio nell’isola galleggiante di Delo, che non era né una terraferma né una vera e propria isola ed era già troppo inospitale per poter tormentare ulteriormente la figlia dei Titani.

Quando Leto partorì, circondata da cigni, in segno di gratitudine Zeus fissò per sempre l’isola di Delo con quattro pilastri.

Alcmena

Uno degli episodi più famosi riguardanti la gelosia di Hera nei confronti di ALCMENA, una mortale, e del figlio che ella generò da Zeus: ERACLE. La dea tentò dapprima di impedire la nascita del bambino facendo annodare le gambe della puerpera, senza successo; in seguito, Hera mise due serpenti nella culla del piccolo Eracle per ucciderlo: il bimbo riuscì però a strangolare i due rettili afferrandoli per le mani.

Eracle fu spesso vittima delle persecuzioni di Hera durante la sua vita eroica, circostanza questa che suscitò anche l’ira di Zeus nei confronti della consorte.

Le leggende tramandano che alla fine la dea si riconciliò con Eracle e che, una volta che l’eroe ottenne l’immortalità, ella gli concesse in moglie sua figlia EBE.

Eco

Racconta OVIDIO nelle Metamorfosi (Libro III, vv. 359-365) che la Oreade ECO, tutte le volte che Zeus si univa in amplesso con le ninfe dei monti, tratteneva Hera con lunghi discorsi affinché il padre degli dei potesse consumare i suoi amori furtivi. Quando la dea scoprì l’inganno, ella condannò la ninfa a non aver più una voce propria e a poter solamente ripetere le parole altrui.

Callisto

Secondo APOLLODORO, CALLISTO era figlia di LICAONE e compagna di caccia di Artemide: portava la sua stessa veste e insieme a lei aveva giurato di rimanere vergine. Zeus si innamorò di lei e la violentò, dopo aver preso l’aspetto di Artemide, ovvero (secondo alcuni) di Apollo. Per nascondere il fatto alla consorte, il figlio di Crono trasformò la fanciulla in orsa. Ma Hera scoprì l’inganno e convinse Artemide a colpire con le sue frecce quella bestia selvaggia (c’è anche chi dice che la dea uccise la fanciulla perché non si era mantenuta vergine).

Secondo OVIDIO, Callisto partorì un figlio cui venne dato il nome di Arcade e che fu allevato da Zeus. Poiché il giovane, durante una battuta di caccia, stava per uccidere proprio la madre che aveva ancora la forma di un’orsa, Zeus li portò in cielo trasformandoli in costellazioni.

Semele

APOLLODORO narra che Zeus si innamorò di SEMELE, figlia di CADMO, e si unì in amore con lei. Il figlio di Crono disse alla fanciulla che poteva chiedergli tutto ciò che voleva: Semele, seguendo un consiglio ingannatore di Hera (travestita da vecchia sacerdotessa), gli chiese di andare da lei proprio nello stesso aspetto di quando si avvicinava in amore alla propria consorte.

Zeus non poteva rifiutare: si accostò al letto di Semele sul suo carro, tra folgori e saette, e scagliò il suo fulmine. La figlia di Cadmo morì per il terrore, ma il figlio di Crono tirò fuori dal fuoco il bambino di sette mesi che la fanciulla portava in grembo, ancora immaturo, e se lo cucì in una coscia.

Trascorso il tempo debito, Zeus partorì DIONISO e lo affidò a Hermes; questi lo portò a INO (un’altra delle figlie di Cadmo) e a suo marito ATAMANTE e li convinse ad allevarlo come se fosse stato un figlio loro.

Hera, sdegnata, li colpì con la follia: Atamante diede la caccia al suo figlio maggiore, LEARCO, scambiandolo per un cervo, e lo uccise; Ino gettò MELICERTE in un pentolone d’acqua bollente e poi, stringendo il cadavere del figlio, si gettò nel profondo del mare. Da allora ella venne chiamata LEUCOTEA e il bambino PALEMONE: questi nomi glieli diedero i naviganti, poiché essi li soccorrevano nelle tempeste.

Egina

Racconta IGINO che Zeus desiderava congiungersi con la ninfa EGINA, figlia del dio fluviale ASOPO; temendo l’ira della consorte, il tiranno del cielo la condusse in un’isola e la sedusse; questo amplesso nacque EACO, destinato un giorno a diventare uno dei giudici dell’Oltretomba.

Quando Hera lo venne a sapere, inviò contro le sorgenti di quella terra un serpente che le avvelenò, cosicché chiunque beveva quell’acqua ne moriva.

L’isola era ormai quasi del tutto deserta; ma scorgendo una fila di formiche, Eaco pregò il padre di inviargli in soccorso degli esseri umani: Zeus mutò le formiche in uomini, che da allora furono detti anche Mirmidoni (il nome greco delle formiche è murmekes). L’isola venne in seguito chiamata Egina.

Lamia

LAMIA era una regina della Libia della quale Zeus si era innamorato; Hera si vendicò uccidendole i figli.

Lamia, lacerata dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Il suo comportamento innaturale fece in modo che la sua bellezza originaria si corrompesse, trasformandola in un essere di orribile aspetto, capace di mutare forma e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di berne il sangue.

Lamia venne colpita da una ulteriore maledizione: ella non poteva mai chiudere gli occhi, in modo che fosse per sempre condannata a vedere ossessivamente l’immagine dei suoi figli morti. Zeus, per consentirle di riposare, le concesse il potere di cavarsi temporaneamente gli occhi e poi rimetterli al loro posto.

Gerana

GERANA era una regina dei Pigmei che si vantò di essere più bella di Hera. La dea, furibonda, la trasformò in una gru e proclamò solennemente che gli uccelli suoi discendenti sarebbero stati in eterna lotta contro il popolo dei Pigmei:

…con clamore e grida, come fanno gli uccelli
quando nel cielo si spande lo strepito delle gru,
che fuggono l’inverno e la pioggia senza fine;
volano strepitando sulle correnti dell’Oceano
e portano strage e morte ai Pigmei,

Omero, Iliade, Libro III, vv. 3-6

5.
Altre leggende su Hera

Tiresia

TIRESIA era un sacerdote devoto a Zeus: si narra che, in gioventù, questi si imbatté in due serpenti arrotolati tra loro e, con un bastone, egli uccise il serpente femmina. Per un prodigio, il sacerdote venne allora trasformato in una donna e, cambiato sesso, divenne una sacerdotessa di Hera, si sposò ed ebbe dei figli (tra i quali MANTO).

Sette anni dopo, Tiresia trovò altri due serpenti intrecciati e questa volta uccise il serpente maschio, recuperando il suo sesso originario.

A questo punto, dato che era stato sia uomo che donna, Hera e Zeus lo convocarono per chiedergli, visto che aveva vissuto entrambi i ruoli, se durante il rapporto amoroso provasse più piacere l’uomo o la donna.

Tiresia si mostrò propenso a confermare le tesi del figlio di Crono (che sosteneva fosse la donna a provare maggior piacere), ragion per cui Hera, infuriata, lo accecò.

Zeus, non potendo rimediare a ciò che la consorte aveva fatto, per compensarlo del danno gli diede il dono della profezia.

Issione

ISSIONE, figlio di FLEGIAS, era il re dei Lapiti (un popolo leggendario che abitava la vallata del Peneo in Tessaglia): egli si innamorò della dea Hera e cercò di farle violenza nel corso di un banchetto cui era stato invitato dagli dei; quando la dea lo riferì al suo consorte, Zeus volle sincerarsi che la faccenda corrispondesse al vero.

Allora prese una nuvola, le diede l’aspetto di sua moglie e la mise nel letto insieme a Issione: questi, in seguito, andò in giro a vantarsi di aver fatto l’amore con la regina degli dei.

Zeus, allora, incaricò suo figlio Hermes di catturare il re dei Lapiti:il messaggero degli dei lo legò ad una ruota di fuoco, che senza sosta ruotava nel cielo al soffio del vento: ancora oggi Issione sconta così il suo delitto.

Dall’unione di Issione con la donna creata da Zeus con una nuvola (Nèfele), nacque poi CENTAURO, da cui discese la stirpe dei centauri (esseri fantastici aventi la testa e il torace umani, con groppa e zampe di cavallo).

6.
Attributi di Hera

La dea Hera veniva raffigurata dagli Elleni come una figura maestosa e solenne: era spesso rappresentata seduta sul trono e con in mano un melograno, simbolo di fertilità; ella portava spesso un diadema e un velo oppure indossava il “Polos”, un copricapo di forma cilindrica tipico della iconografia della dea madre, molto diffusa tra i popoli del Mediterraneo. Omero la definiva la Dea dagli occhi “bovini” per l’intensità del suo sguardo regale. I suoi simboli sacri erano la vacca e il pavone

L’etimologia del nome della dea (già presente nelle più antiche tavolette micenee) è sconosciuta: gli studiosi concordano solamente sul fatto che esso non ha origine indoeuropea; alcuni aspetti del culto di Hera sembrano infatti suggerire che la dea sia una figura derivante dalla religione minoica e pelasgica, avente probabilmente quelle caratteristiche di “grande dea madre” così tipica di quelle culture.

L’importanza di Hera fin dall’età arcaica è testimoniata dai grandi templi che vennero realizzati in suo onore. Il suo culto era particolarmente diffuso nell’isola di Eubea, a Samo e nella regione dell’Argolide (Hera, in particolare, era il nume tutelare della città di Argo1). Templi dedicati a Hera sorgevano anche ad Olimpia, a Delo e nella Magna Grecia (a Paestum, a Selinunte e a Metaponto).

Hera veniva considerata la dea del matrimonio ed ella monogamia: ciò spiega la continua lotta contro i tradimenti del consorte e la sua natura vendicativa, che diedero origine al tema ricorrente della “gelosia di Hera”, cui sono connesse quasi tutte le leggende legate a questa divinità. Nell’isola di Eubea, invece, ella era venerata principalmente come dea degli armenti, secondo un rituale avente probabilmente origini molto antiche.

Tre erano gli epiteti che venivano attribuiti alla dea Hera; Pais, “la fanciulla”; Teleia, “la compiuta”; Chera, “la solitaria”. Ella era chiamata anche theá leukòlenos, la dea dalle bianche braccia; khrusóthronos, dal trono d’oro; eukomos, dagli splendidi capelli.

1 APOLLODORO riferisce invece una certa inimicizia con la città di Tebe, contro la quale Hera mandò la Sfinge per tormentarne gli abitanti.

Fonti:

o https://www.theoi.com/Olympios/Hera.html
o Homer, The Iliad – Greek Epic C8th B.C.
o Hesiod, Theogony – Greek Epic C8th-7th B.C.
o The Homeric Hymns – Greek Epic C8th-4th B.C.
o Aeschylus, Fragments – Greek Tragedy C5th B.C.
o Plato, Republic – Greek Philosophy C4th B.C.
o Apollodorus, The Library – Greek Mythography C2nd A.D.
o Apollonius Rhodius, The Argonautica – Greek Epic C3rd B.C.
o Aristophanes, Birds – Greek Comedy C5th-4th B.C.
o Herodotus, Histories – Greek History C5th B.C.
o Callimachus, Fragments – Greek Poetry C3rd B.C.
o Diodorus Siculus, The Library of History – Greek History C1st B.C.
o Pausanias, Description of Greece – Greek Travelogue C2nd A.D.
o Philostratus the Elder, Imagines – Greek Art History C3rd A.D.
o Philostratus, Life of Apollonius of Tyana – Greek Biography C2nd A.D.
o Hyginus, Fabulae – Latin Mythography C2nd A.D.
o Hyginus, Astronomica – Latin Mythography C2nd A.D.
o Ovid, Metamorphoses – Latin Epic C1st B.C. – C1st A.D.
o Ovid, Heroides – Latin Poetry C1st B.C. – C1st A.D.
o Cicero, De Natura Deorum – Latin Rhetoric C1st B.C.
o Valerius Flaccus, The Argonautica – Latin Epic C1st A.D.
o Statius, Achilleid – Latin Epic C1st A.D.
o Apuleius, The Golden Ass – Latin Epic C2nd A.D.
o Nonnos, Dionysiaca – Greek Epic C5th A.D>
o Servius, Ad Virgil’s Aeneid – Latin Scholiast C5th A.D.
o Suidas – Byzantine Greek Lexicon C10th A.D.