La Soglia Oscura
Misteri

IL REQUIEM DI MOZART
di Gabriele Luzzini

Senza alcun dubbio, il Requiem in re minore K. 626 di Wolfgang Amadeus Mozart può essere considerato una delle opere più misteriose e affascinanti della storia della musica, tanto per la sua genesi quanto per le numerose speculazioni che ne sono seguite.
Composto negli ultimi mesi di vita dell’incomparabile musicista salisburghese, il Requiem è circondato da eventi enigmatici che hanno contribuito a creare un’aura leggendaria che tuttora permane. Ma ricostruiamo i fatti…

Nel 1791, durante il mese di luglio, Mozart ricevette una visita inattesa. Un uomo dagli eleganti abiti grigi, dai modi particolarmente riservati e dall’incedere solenne, gli consegnò una lettera anonima. All’interno, una richiesta per comporre una messa di requiem. Il committente espresse il desiderio di rimanere nell’ombra e chiese a Mozart di non cercare di scoprirne l’identità, offrendo una somma considerevole per l’esecuzione della commissione.
Già queste modalità d’ingaggio apparivano insolite, ma la situazione era destinata a complicarsi ulteriormente.

Mozart interpretò l’episodio come un funesto presagio e arrivò a convincersi che stesse scrivendo il Requiem per la sua stessa morte! In quelle settimane, la sua salute stava peggiorando rapidamente e il senso di urgenza e inquietudine traspare in ogni nota dell’opera.
Successivamente, venne ipotizzato addirittura che si trattasse di un “avvertimento” da parte di un ordine massonico, per aver rivelato segreti esoterici ne Il Flauto Magico.

Mozart spirò il 5 dicembre 1791, a soli 35 anni, senza riuscire a concludere l’opera. Le circostanze della sua morte non sono mai state chiarite. Tra le ipotesi più suggestive: l’avvelenamento da parte del rivale Salieri (anche se i loro rapporti non erano così deteriorati) o un complotto massonico. Tuttavia, non esiste alcuna prova concreta che avvalori la tesi dell’omicidio…
Il certificato di morte ufficiale parla genericamente di “febbre miliare acuta”, una diagnosi vaga che non conduce a una spiegazione. Oltretutto, i medici che lo curarono non eseguirono un’autopsia, e questo ha lasciato spazio a oltre 140 ipotesi, tra cui, ad esempio: Reumatismo acuto, Glomerulonefrite post-streptococcica, Malattia autoimmune o infettiva acuta, Avvelenamento accidentale da mercurio (usato per curare la sifilide)…
il fatto che stesse lavorando a una messa per i defunti proprio nei suoi ultimi giorni di vita ha contribuito a creare un’aura quasi profetica attorno all’Opera. Secondo alcune testimonianze, condivise con la moglie Constanze la netta sensazione che stesse componendo il Requiem per se stesso, come lei raccontò in seguito.
Mozart fu sepolto in una fossa comune a Vienna, come previsto per i cittadini non nobili, e non si conosce l’esatta ubicazione della sua tomba (quindi un altro mistero).

Alla morte di Mozart, la moglie si trovò in difficoltà economiche e perciò coinvolse alcuni allievi e assistenti del marito affinché la completassero.
L’apporto più rivelante fu quello di Franz Xaver Süssmayr, stretto collaboratore di Mozart che ultimò i movimenti mancanti basandosi su schizzi e indicazioni lasciate dal Maestro. Inoltre, riuscì a scrivere alcune sezioni di propria mano, imitandone lo stile. Ciò che risulta straordinario è il fatto che le parti autentiche realizzate da Mozart riescano ad amalgamarsi perfettamente con quelle successive, rendendo estremamente complesse l’identificazione e l’attribuzione delle stesse.

Ma ritornando all’enigma iniziale, ora proviamo a identificare il misterioso uomo in grigio che ha dato inizio a tutta la vicenda.
Le supposizioni più diffuse a quel tempo, alimentate dal repentino decesso di Mozart, riguardavano uno spettro, un messaggero dell’Aldilà o addirittura la Morte in persona. In alcune versioni che rievocarono l’incontro, l’uomo in grigio apparve e scomparve senza lasciare traccia.
La spiegazione più plausibile, però, non scomoda entità soprannaturali. Con ogni probabilità il committente fu Franz von Walsegg, un aristocratico austriaco che si dilettava con la musica, noto per far eseguire composizioni altrui sostenendo fossero sue. Dopo la morte dell’amata moglie, il nobile intendeva commemorare la defunta con una messa funebre, ma desiderava che il Requiem portasse il suo nome. Per mantenere il segreto, coinvolse un intermediario, forse il musicista Anton Leitgeb, per contattare Mozart in forma anonima.

La prematura scomparsa del Maestro, però, fece in modo che il Requiem diventasse il suo straordinario lascito finale. L’intensità emotiva, la profondità spirituale e la bellezza drammatica lo rendono un capolavoro assoluto della musica sacra.
Inoltre, per la sua universalità e potere evocativo, è stato eseguito in occasioni solenni in tutto il mondo, addirittura per i funerali di Beethoven e Chopin.

Un’Opera così complessa e con una tale premessa realizzativa, non poteva che catalizzare altri misteri e generare nuovi “miti”.
Alcuni storici sostengono l’esistenza che alcune pagine siano andate perdute o nascoste dalla moglie Constanze e che contengano movimenti mai completati e in grado di dare nuove sfumature.
Diversi musicologi hanno ipotizzato l’esistenza di una “firma musicale” all’interno del Requiem, una sorta di messaggio cifrato in cui Mozart morente si accomiata dal mondo. Al momento, non ci sono prove ad avvalorare questa teoria.

Il Requiem di Mozart non è solo l’Opera conclusiva di un artista geniale: è un testamento musicale, un addio sussurrato tra le note, che continua a commuovere e a interrogare. In ogni battuta si avverte il peso della fine e la luce dell’eternità. Forse, proprio in questo mistero, risiede la sua grandezza.