IL SACRIFICIO
di Simon Smeraldo
Entrai nell’arena
del palazzo di Cnosso
per l’incontro fatale
dal destino annunciato.
Occhi invasi di sole,
palpitanti le nari
umide e intrise
del sapore di sabbia.
Azzurro eterno
mio compagno,
quante morti io, io
dovrò vivere ancora?
Quanti cieli esplorare,
quanti voli fallire?
Poi la sua timida mano
si posò su di me,
e con arti amorose
il labirinto eluse;
ed il colpo mortale
ebbe il dolce sapore
dell’estrema carezza.
Ed ora io qui
io grido all’alto
di una volta celeste
ormai tanto vicina:
“prendi il mio sangue,
avrai tutto di me,
poichè nulla resta
se non la traccia
umida e oscura
di ciò che ero”.
Salparon le navi
di Atene
quella notte,
portando con sè
la tiepida aria
di Creta,
offrendo al mare buio
atomi dispersi
di un uomo
che si disse esser vivo.


