
LA BELLA ADDORMENTATA
(La versione originale delle fiabe)
di Alessandro Troisi
In questa nuova tappa del percorso dedicato all’origine oscura delle fiabe per bambini, esploriamo la vera storia di uni dei racconti più famosi del panorama fiabesco: la bella addormentata. La versione originale di questa storia è particolarmente orripilante e violenta, perciò, prima di addentrarvi nella lettura, abbandonate ogni idea di romanticismo, eroismo e buoni sentimenti.
Ancora una volta, il racconto d’origine è italiano e proviene dal Cunto de li cunti di Giambattista Basile, dove compare con il titolo Sole, Luna e Talia.
La premessa è molto simile a quella che conosciamo oggi e che vediamo anche nel classico Disney: a un re viene predetto dagli indovini che la sua unica figlia, Talia, corre un enorme pericolo a causa di una lisca di lino. Il re fa quindi bandire dal regno tutti i fusi e le conocchie. Quando Talia è ormai una giovinetta, incontra però una vecchierella intenta a filare. Incuriosita, le chiede di lasciarle provare quell’insolita attività. Ma dopo non molto, una lisca di lino le entra sotto un’unghia e la ragazza cade in una sorta di sonno di morte.
Il re, disperato, la fa adagiare in una stanza del castello poi abbandona il regno per sempre.
A questo punto, le cose iniziano a prendere una piega decisamente più tetra. Dopo qualche tempo, un giovane re, durante una battuta di caccia, giunge nei pressi del castello abbandonato. Quando il suo falcone vola in una delle finestre della fortezza diroccata, il re si arrampica per raggiungerlo e, girovagando per gli ambienti vuoti, in una stanza trova Talia, ancora sprofondata nel sonno .
Dopo aver provato a inutilmente a svegliarla il re, vista la sua bellezza e colto da una smania quasi animalesca, la afferra e la stupra senza alcuna esitazione:
“Riscaldatosi alla vista di quelle bellezze, portatala di peso a un letto, ne colse i frutti d’amore e, lasciatala coricata, se ne tornò al regno suo”.
Dunque, non solo usa violenza alla povera Talia, ma la abbandona subito dopo. E non sembra nemmeno avere rimorsi per le sue azioni, dato che riprende tranquillamente la sua vita e addirittura si dimentica della ragazza.
Dopo nove mesi, Talia, che è rimasta incinta, dà alla luce due gemelli, un maschio e una femmina. Cercando le mammelle per prendere il latte, i neonati riescono per caso a sfilarle la lisca da sotto l’unghia, spezzando così l’incantesimo. Finalmente Talia si risveglia, completamente ignara di quanto le sia accaduto e ritrovandosi all’improvviso con due figli.
A sciogliere i suoi dubbi ci pensa proprio il re che, ricordatosi all’improvviso della sua “avventura” con la bella ragazza addormentata, decide di tornare al castello abbandonato (con tutte le inquietanti implicazioni del caso).
Con sua sorpresa, trova Talia sveglia e i due bambini. Alla confusa ragazza, il re racconta tutta la verità, e i due decidono di chiamare i gemelli Sole e Luna. Da quel momento, il re continua in segreto a fare visita a Talia e ai figli, della cui esistenza tiene tutti all’oscuro.
Ma le sue scappatelle non sfuggono a sua moglie che, con l’aiuto di un servo complice, scopre cosa le nasconde il marito. Furiosa, la donna architetta una spaventosa vendetta.
Manda il servo complice a convocare Talia a palazzo, con la scusa che il re desidera vedere lei e i suoi figli. Talia, che nella sua ingenuità non sospetta niente, appena mette piede a corte viene imprigionata. La regina ordina quindi a un cuoco di fare a pezzi i bambini e cucinarli. La sera stessa, lì fa servire al re come portata principale. E, mentre l’uomo mangia, lo incoraggia con sadico divertimento: “Mangia, che mangi del tuo!”.
Appena il re si allontana, fa preparare un rogo su cui far bruciare viva Talia. E non basta: dati che l’abito di Talia è molto pregiato e sarebbe un gran peccato incenerirlo insieme a lei, prima di mandarla a morire le ordina di spogliarsi nuda davanti a lei. Talia, piangendo e urlando disperatamente, esegue il comando della perfida regina, che già assapora il piacere del trionfo. Ma ecco che all’improvviso ritorna il re che, scoperta la verità, ancora traumatizzato dalla consapevolezza di aver mangiato la carne dei suoi stessi figli, fa acciuffare la moglie e il perfido servo complice e li fa gettare nel fuoco che era stato preparato per Talia.
In questo tripudio di orrore, arriva una magra consolazione: il cuoco rivela infatti di non aver avuto il coraggio di uccidere i neonati e di aver invece cucinato due capretti.
Il re decide quindi di prendere Talia in moglie. A sigillo della spaventosa vicenda, Basile pone la controversa morale:
A chi fortuna tiene,
Persino quando dorme piove il bene.