La Soglia Oscura
Esoterismo e Magia

CUSTODE DI SEGRETI: LA CIVETTA NELLA MAGIA E NELLA VITA
di Simona Semino
Coven Protegit Stipula

Il ruolo delle civette nella tradizione magica
Nella notte silenziosa, quando il mondo si quieta e il velo tra i mondi si assottiglia, una voce lieve eppure potente attraversa l’aria: il canto della civetta. Da sempre questa creatura alata è avvolta da un’aura di mistero, sospesa tra saggezza e presagio, luce e ombra. Non è un semplice uccello notturno: la civetta è la custode dei segreti, colei che vede ciò che resta nascosto agli occhi comuni.

Antichi simbolismi
Nell’antica Grecia era il volatile sacro ad Atena, dea della sapienza e della strategia. Raffigurata sulle monete e sui templi, la civetta divenne simbolo di intelligenza, visione e conoscenza superiore. Ma non solo: in molte tradizioni popolari europee la civetta era associata al mondo dei morti, guida silenziosa delle anime e messaggera delle divinità ctonie.
Presagio di fortuna o di sventura, la sua apparizione divide ancora oggi credenze e superstizioni, a seconda dei luoghi e delle culture.

La civetta nella magia popolare
La tradizione magica attribuisce a questa creatura il potere di proteggere dai malefici e di svelare verità celate. Le sue piume, difficili da ottenere, venivano custodite come amuleto per aprire la vista interiore o allontanare la negatività. Chi sapeva imitarne il richiamo la invocava come spirito guardiano durante riti di veggenza o nei momenti di passaggio, quando occorreva una guida che camminasse nel buio.

Totem e spirito guida
Come animale totemico, la civetta insegna la pazienza e il silenzio. I suoi occhi che trapassano l’oscurità richiamano la chiaroveggenza, l’intuito e la capacità di leggere tra le pieghe della realtà. È maestra di coloro che scelgono di camminare sul sentiero notturno, di chi cerca risposte non alla luce del sole, ma nella profondità delle ombre.

Rituale della civetta
Se desideri richiamare la sua energia, poni una candela bianca e una nera su un altare semplice. Accendile al calare della sera, in un luogo silenzioso, e pronuncia a bassa voce:
“Civetta saggia, guida nel velo,
apri i miei occhi, rendi il cammino vero.
Custode antica, voce che chiama,
porta protezione alla mia fiamma.”

Lascia che la cera si consumi per un po’, in silenzio, ascoltando ciò che la notte ha da dirti.

Una storia personale
Eppure, nulla di tutto questo resterebbe soltanto teoria senza l’esperienza concreta di vivere accanto a una civetta. Boris, la mia, è come un Anacleto uscito dalla Spada nella Roccia: burbero, attento, sempre vigile su ogni mio movimento. Non si allontana mai troppo, e ogni suo appiglio sembra studiato per non perdermi di vista. Guai se non lo imbocco: sotto quell’aria fiera nasconde una dipendenza affettuosa che lo lega a me.

Nella sua fierezza si nasconde però un lato buffo: quando corre con i suoi piedoni rumorosi sembra uscito da una commedia, specialmente quando fa finte e agguati scherzosi a cani e gatti, salvo poi scappare mugugnando con la testa bassa se “le prende”. A volte gira le stanze cercandomi, finché non plana sul mio cuscino per giocare sotto la coperta, da cui sbuca con balzi scoordinati che strappano il sorriso.

Quando rientro a casa dopo alcune ore, lo trovo sull’attaccapanni, gonfio dalla testa ai piedoni, che scuote le piume e accompagna il gesto con un dolce verso. Aspetta il mio bacio sul becco e solo allora riprende a perlustrare, fiero e sospettoso verso gli estranei, ma teneramente presente se attorno c’è solo la sua mamma.

I nostri momenti più intensi sono i giochi: arriva rapido per atterrarmi sulla testa, spulciando i capelli in una sorta di grooming che diventa presto una battaglia. Capisce i miei rimproveri e risponde con fierezza, offendendosi per tre minuti prima di tornare all’assalto. Ma poi, quando si appollaia sulla sua sedia, si lascia colmare di baci e ricambia con piccoli becchetti affettuosi sulla mia guancia.

Conclusione
In Boris ritrovo l’anima della civetta mitica: saggezza e mistero, fierezza e ironia, silenzio e gioco. È l’incarnazione vivente di ciò che la magia insegna da secoli: che i simboli non sono astrazioni lontane, ma energie che prendono forma concreta quando la vita decide di intrecciarsi con noi.
Così, ogni suo verso, ogni suo sguardo e ogni suo balzo mi ricordano che la vera magia è accorgersi di quanto sacro ci sia nelle piccole cose quotidiane.
“Quindi, quando udirete il loro squittio vicino alle finestre, scacciate l’antica superstizione dell’uccello del malaugurio. Sentitevi invece fortunati: accanto a voi dimora una creatura ancestrale e magica, di rara bellezza, che da lontano osserva, ama e protegge. La civetta, custode dei segreti e messaggera del mistero, vi ricorda che non siete mai soli sotto il cielo notturno.”