LA NEGROMANTE DI ENDOR
di Giuseppina Rombi
In solitudine trascorro il mio tempo
E in segreto conduco il mio spirito oltre la Soglia.
Proibita ogni mia azione,
blasfema ogni parola che pronuncio
per varcare il confine tra la vita e la morte.
In tutto il Regno sono bandita,
ma talvolta miseri esseri disperati
osano giungere nel grembo malato di questo nero antro,
protetti dal buio delle notti illuni.
Hanno il volto solcato di acide lacrime
ed il cuore straziato da ogni pena:
conoscere anelano la sorte di un amore,
o l’esito di una battaglia,
o lo specchio della vita nello Sheol.
Venisti anche tu alfine,
tu che avevi pronunciato ogni sorta di maledizione contro me e la mia triste esistenza!
Venisti nascosto in veste di stracci ad implorare la divinazione.
Quale sinistro destino ha voluto che io vedessi il mio re
strisciare ai miei piedi?
Vidi il giorno glorioso della tua ascesa
e le vittorie e le grandi imprese.
Le tue leggi mi hanno relegata
a questo stato di vita larvale.
E ora osi sfidare te stesso, i tuoi sacerdoti
e le promesse all’unico Dio
perché tremi alla paura di finire in miseria i tuoi giorni.
Pronuncio per te le parole proibite,
rivolgo alla Morte le preghiere bandite
e subito, un’anima si manifesta davanti ai tuoi occhi.
Oh, quale dolore nel rivedere l’amico profeta!
Ma il suo annuncio è per te messaggio di sventura.
Domani stesso varcherai la Soglia,
la tua ombra già ti precede nello Sheol.
Il tuo astro è giunto all’orizzonte perché un altro sole sta per sorgere.
Finita la divinazione, l’oscurità è ormai penetrata nella tua anima.
Ti abbandoni al pianto e allo sconforto,
ma la pena investe ora il mio cuore.
Come un ultimo gesto di grazia,
mi concedi di servirti prima di ritornare alla notte e al tuo destino.
(Racconto ispirato da una lettura biblica, dove il Re Saul, di nascosto, si reca da una donna per una pratica di divinazione.)