La Soglia Oscura
Misteri

LA PROCESSIONE DEI MORTI SUL MONTE ROSA
di Alessandro Schümperlin

Alla fine di ottobre come tradizione europea, e non come in troppi credono americana, vi è Samhain ovvero quello che è chiamato Halloween, ma anche in Italia abbiamo cose molto molto simili.
Vi è una tradizione tra i Walser valsesiani in merito ad una inconsueta processione che ha il suo culmine il 2 novembre ovvero il giorno dei morti.
Alcune versioni determinano la partenza di questa processione dopo la mezzanotte del 31 di ottobre, quindi al giorno dei santi; altri che la processione inizia nella notte tra il primo ed in due novembre, ma tutti concordano su una cosa sola: il climax sta nel 2 novembre.
La leggenda vuole quindi che le anime dei morti escano dai cimiteri e da ogni anfratto della montagna, anche dai crepacci, e silenziose formino una lunga, e mesta, processione che risalga la valle verso il Monte Rosa; man mano che il tacito corteo avanzava si arricchiva di nuovi elementi fino a formare una colonna pressoché interminabile diretta verso il ghiacciaio del Bors.
Ogni anima prosegue con il dito mignolo acceso come una candela, che questa fiammella illumini in cammino attraverso il buio; se questa processione di anime incontra una persona viva, lui o lei viene fermata e fatta cavaliere; questo implica che viene dato un bastone in modo che potesse camminare dinnanzi a loro e guidarli a superare ogni ostacolo che incontrassero sul loro cammino.
Vi sono però tre versioni dei “fatti” legati al bastone ed al cavalierato di questa processione:
Una prima versione afferma che prima di ricevere il bastone il “cavalliere” ha da esprimere un desidero e a fine pellegrinaggio sarà esaudito.
Una seconda versione determina che è con il possesso del bastone magico che si avrà la possibilità di esprimere il desiderio
In fine, una terza versione, che al cavaliere della processione verranno cancellati i peccati per aver aiutato i penitenti.
Se, ma forse è meglio asserire quando, la processione incontrerà un burrone oppure un torrente o un crepaccio, l’anima più peccatrice deve andare davanti a tutti, allungare le braccia e le gambe per raggiungere la sponda opposta e farsi a questo punto ponte per gli altri e quindi passato l’ultimo “ri accorciarsi” e proseguire il cammino.
Le anime dei morti quindi cammina(va)no tutta la notte, dovevano raggiungere i ghiacciai del Monte Rosa prima che l’alba rischiarasse le vette e quando vi giungevano si inginocchiavano e con migliaia di spilli bucavano il manto ghiacciato del Bors; solo quando tutto il ghiacciaio fosse stato completamente bucherellato le anime sarebbero state purgate dai loro peccati commessi nella vita terrena. Da tener presente che una delle varianti della leggenda su questo punto specifica che chi ha peccato di più ha da dover picchiare più forte sul ghiacciaio con lo spillo.
Così nel passato, durante la notte dei morti, gli abitanti della Valsesia si alzavano dal letto e ascoltavano, senza aprire le finestre, rabbrividendo il rumore portato dal vento delle anime dei trapassati che picchiettando con gli aghi-spilli sui ghiacci espiavano le loro colpe.

Inoltre vi è un’ulteriore usanza, oramai quasi scomparsa, che ha molto in comune col “Dia de Los Muertos” messicano ovvero:
Si narra in una leggenda, sempre correlata al culto dei morti e trasversalmente con la leggenda precedente, in Valsesia un giorno un signore incontrò, nei pressi del ghiacciaio del Bors, una brava donna con un sacchetto di tela sulle spalle, dal quale sporgeva un manico in legno. Lui chiese cosa stesse facendo da sola e a quell’altitudine e lei rispose che si stava recando al ghiacciaio per costruire dei piccoli gradini affinché l’anima di sua madre, morta pochi giorni prima, potesse salire più facilmente.
Infatti, come racconta Ravelli nel 1924 molti valsesiani peregrinavano verso il ghiacciaio come se andassero in un santuario: “… piegavano le nude ginocchia sul vivo ghiacciaio e pregavano per le anime dei loro dolenti avi e per la preservazione di sé stessi da una pena così dura dopo la morte…”.
Cosa molto simile, ma meno gioiosa, della tradizione messicana del “Dia de Los Muertos” che prevede andare a trovare i morti e a mangiare tra loro e portare cibi e conforti ai defunti.