
LE JANARE DI BENEVENTO: OMBRE DI STREGHE TRA STORIA E MITO
di Dominic Noir
Nel cuore oscuro del Sannio, là dove le nebbie della storia si confondono con il sussurro dell’arcano, si cela un culto tanto antico quanto temibile. Nella notte profonda, quando la luna vela il proprio volto per timore di ciò che striscia sotto il cielo, le Janare escono dalle ombre per compiere i loro riti blasfemi. Chiunque abbia osato indagare su queste entità, i cui nomi vengono sussurrati con terrore tra le valli campane, è scomparso senza lasciare traccia o è impazzito nel tentativo di rivelarne il segreto.
Le Janare non sono semplici streghe, né spiriti della tradizione contadina: esse sono qualcosa di più antico, forse un residuo di culti proibiti anteriori all’avvento di Roma, oppure il riflesso deformato di entità cosmiche le cui radici affondano in ere dimenticate. Le cronache medievali, le confessioni strappate nei secoli dell’Inquisizione e i sussurri ancora udibili nei vicoli di Benevento dipingono un ritratto di orrore indicibile.
Le Janare e il Noce Maledetto
Vi è un albero, si dice, nel cuore della città, che affonda le sue radici non solo nella terra, ma in dimensioni sconosciute all’uomo. Il Noce di Benevento—così viene chiamato—fu teatro di sabba innominabili, ove le Janare si riunivano per adorare un’entità dal nome impronunciabile. Alcuni dicono fosse il Diavolo stesso, ma i più saggi sussurrano ipotesi ben peggiori: ciò che veniva evocato sotto quei rami contorti non era qualcosa di umano, né di satanico, ma piuttosto una presenza aliena alla nostra concezione della realtà.
I pochi testimoni sopravvissuti parlano di danze frenetiche, di corpi contorti in movimenti innaturali, di lingue sconosciute sibilate nella notte. Raccontano di donne che, ungendosi con un misterioso unguento, si libravano in aria, portate dal vento come foglie secche. Si dice che queste streghe non avessero bisogno di scope, come nella tradizione più diffusa, ma che volassero come ombre, come entità in bilico tra due mondi.
Presenze Occulte e Sparizioni Misteriose
Non è raro, ancora oggi, udire storie di uomini che, avventuratisi nei boschi circostanti, non fecero più ritorno, o di coloro che, al risveglio, trovarono inspiegabili lividi sui corpi, come se mani invisibili li avessero stretti con furia notturna. Le vecchie del posto raccomandano ancora di lasciare crini sciolti o scope incustodite fuori dalla porta: le Janare, si dice, sono costrette a legare qualsiasi cosa che si possa annodare, o contare ogni singolo filo di saggina, vittime di un’ossessione ancestrale.
E cosa dire delle urla che, nelle notti senza luna, sembrano levarsi dalle campagne? Alcuni le attribuiscono al vento, altri a qualche animale notturno. Ma chi conosce la verità si chiude in casa e prega che l’alba arrivi in fretta.
Epitaffio per un Culto Inumano
Forse le Janare non sono mai esistite, forse sono solo superstizioni di un popolo che, nel corso dei secoli, ha cercato di spiegare l’inspiegabile con le armi della fantasia e della paura. Eppure, vi sono storie che rifiutano di morire, e ombre che si allungano più del dovuto nelle notti d’autunno.
Se mai doveste passeggiare per le strade silenziose di Benevento al calar del sole, e sentire un sussurro senza fonte, una risata strozzata nel vento o il fruscio di qualcosa che non dovrebbe muoversi… non voltatevi.
Non c’è nulla da vedere.
E nulla che un mortale possa comprendere senza impazzire.