MEMORIE DA ALTRE FREQUENZE 4
di Valentina Ciavarra
Un poliziotto dentro un ricordo dall’aria mitologica.
West Yorkshire, Inghilterra, 1980. Il poliziotto Alan Godfrey poco prima dell’alba sta guidando per cercare delle mucche misteriosamente sparite nella zona.
Ad un certo punto, vede un enorme oggetto ovale che si muove velocemente sopra la strada e prova a chiamare aiuto via radio, che però non funziona. Poco dopo un lampo di luce. Poi il nulla.
Poi di nuovo la scena si sposta sulla strada ma in una zona poco più avanti. Il poliziotto si gira e vede che in corrispondenza dell’oggetto ovale la terra era bruciata. La suola dei suoi stivali, inoltre, era staccata.
Quando arriva nella stazione di polizia si rende conto che ci ha messo mezz’ora in più del solito; si sente confuso ma non sa spiegarsi esattamente il perché.
Decide di parlarne con dei colleghi e dopo circa otto mesi, resa pubblica la vicenda, viene sottoposto a sedute di ipnosi da vari specialisti.
Alan sotto ipnosi racconta del motore che si ferma, la luce accecante e poi di trovarsi in una casa in compagnia di un uomo barbuto dall’aria “biblica” di nome Yosef, circondato da piccoli robottini dalla faccia a forma di lampadina.
Non riuscirono ad emergere altri dettagli.
Alan però dopo quell’episodio non fu più lo stesso; molto provato psicologicamente, si licenzia.
Chi era questo “Yosef” incontrato da Alan?
Dal racconto non si capisce se si tratta di un ricordo reale o un sogno; o, probabilmente, una sovrapposizione dei due stati.
Quel che è certo è che il poliziotto si avvicinò a qualcosa oltre il confine. Andare “oltre” non è di certo una passeggiata per la psiche. I segni possono rimanere impressi anche senza averne una memoria cosciente.