Uscendo dal centro abitato di Ornago, una piccola cittadina della provincia lecchese, si può agevolmente raggiungere quello che fu il Sanatorio, centro d’eccellenza nel XX secolo per la cura dei malati di tisi.
La struttura fu costruita nel 1910 su iniziativa del medico vimercatese Giulio Banfi che riuscì a coinvolgere nella realizzazione alcuni nobili brianzoli, i quali in cambio ottennero il nome su alcuni padiglioni.
Ciò che colpisce è proprio quel che fu ottenuto con un approccio filantropico e infatti il Sanatorio fu costruito senza l’intervento dello Stato.
Inizialmente, era destinato a un’utenza femminile, composta in gran parte da contadine e operaie delle filande che avevano contratto il ‘mal sottile’.
La tubercolosi polmonare era piuttosto diffusa a quei tempi a causa dell’infettività che la caratterizza ed è una malattia che aveva sempre angustiato l’umanità, alimentando le superstizioni, prima che il dottor Robert Koch riuscisse il 24 marzo 1882 a isolare e descrivere il batterio (Mycobacterium tuberculosis).
La consunzione che caratterizzava chi contraeva la tisi e la facilità di trasmissione venivano associate al vampirismo e perciò non erano infrequenti riesumazioni di alcuni malati per identificare eventuali succhiasangue.
Tra i casi più noti ed eclatanti fu quello conosciuto come ‘New England vampire panic’ e che sconvolse nel XIX secolo tutto il Rhode Island, il Vermont e il Connecticut orientale, oltre che altre aree limitrofe. Episodi di tisi, interpretati come effetti causati da vampiri attivi, portarono al disseppellimento e allo smembramento di numerosi corpi. Anche in Italia, seppur in misura più limitata, un simile pensiero trovò terreno fertile nel folklore.
Ritorniamo al Sanatorio di Ornago, che non ha nulla a che vedere con le follie sopra menzionate ma fu una delle efficaci risposte scientifiche alle credenze popolari. Innanzitutto, era caratterizzato dalla gratuità che comprendeva vitto, alloggio e le cure necessarie. L’autorevolezza che riuscì a guadagnarsi nel corso degli anni fece sì che giunsero pazienti da luoghi lontani, addirittura da Alessandria d’Egitto e Costantinopoli.
Il modello di riferimento fu quello anglosassone che aveva già dimostrato ottimi risultati, quantomeno di contenimento della malattia.
La sua straordinarietà era legata al fatto di trovarsi in pianura, non in montagna, in una località relativamente semplice da raggiungere e con un clima salubre garantito da un folto bosco di pini silvestri.
Negli anni successivi, furono realizzati ulteriori padiglioni destinati agli uomini e ai pazienti paganti.
Il complesso venne chiuso nel 1999, dopo essere stato precedentemente aggregato all’ospedale di Vimercate e ridimensionato.
Ma cosa rimane ora di un progetto che, seppur con alcune ingenuità, ebbe un vasto eco anche fuori dall’Italia e, soprattutto, inaugurò un modello sostenibile?
Giungendo nella zona, dopo un’area in cui si può agevolmente parcheggiare l’auto, si viene accolti dall’inconfondibile struttura di una piccola chiesa risalente agli anni ‘20 del secolo scorso (probabilmente 1923).
Superato il luogo di culto, il visitatore si imbatte in una serie di edifici, dai differenti stili architettonici. Alcuni sono stati ristrutturati e ora utilizzati come residenza per anziani non autosufficienti mentre altri risultano abbandonati e irrimediabilmente ammalorati da decenni di incuria. Probabilmente è all’interno di quelle mura che si annidano storie ormai dimenticate, vicende e tragedie umane.
Diversi vetri rotti, telai delle finestre arrugginiti, mattoni esposti… Appaiono così remoti i tempi in cui il Sanatorio di Ornago era un fulgido esempio di efficienza sanitaria. Alcuni locali facilmente accessibili sono stati adibiti a deposito degli attrezzi utilizzati per la manutenzione dell’ala utilizzata dall’RSA e dell’area boschiva, mentre altri sembrano proprio dimenticati, con la polvere dei decenni a coprire ogni cosa come un sudario di memorie.
La fantasia poi può galoppare grazie a giochi di luci e penombre invadenti, non facendo ben comprendere se quel che si propone sulle antiquate vetrate integre possa essere un semplice fenomeno di pareidolia oppure gli antichi degenti che si affacciano incuriositi…