Cercando Cercando

«Dove accidenti è finita? L’avevo messa qui!» bisbigliò tra sé Sofia, piuttosto contrariata.
Ispezionò nuovamente la credenza, proprio dietro il ‘servizio buono’, quegli orribili piatti attraversati da assurdi arabeschi che la nonna ostentava come una reliquia.
Ne prese uno tra le mani. Una minuscola crepa lungo la circonferenza perfetta segnalava che gli anni passano per qualunque cosa. Non sembrava affatto il danneggiamento dovuto all’usura. Semplicemente, così negli oggetti come anche nelle persone, a un certo punto dell’esistenza avvengono dei cedimenti.
E pure nonna Adele, coi suoi problemi di gotta, non era più l’arzilla compagna di giochi dell’infanzia, bensì una petulante vecchina a cui dare distrattamente ascolto.
Si ricordò di aver visto utilizzare quei piatti di altri tempi nel corso di un pranzo di Natale, quando ancora tutti si ritrovavano in quella grande dimora, troppo gelida in inverno e sempre fresca in estate.
Sofia aveva deciso di recarsi dalla nonna poiché quattro suoi amici avevano affittato una casa per un paio di settimane proprio lì, a Borza Marina.
Altrimenti col cavolo che si sarebbe andata a infilare in quel buco sperduto.
Anche se le memorie della fanciullezza erano tuttora piacevoli. Ricordava con quale trepidazione attendeva l’ultimo giorno di scuola per poi passare più di tre mesi al mare.
Ma poi si cresce e gli scogli a picco sul mare che un tempo le sembravano un bastione invalicabile dal quale scrutare l’orizzonte cercando navi-pirata, erano diventati nient’altro che una noiosa passeggiata resa difficoltosa dall’incessante via-vai delle biciclette dei turisti.
Ma ora doveva trovarla… L’aveva promesso ai suoi amici.
“Senti come stanno berciando le amiche della nonna!” rimproverò mentalmente Sofia.
C’erano schiamazzi che si levavano alti nel salotto lì vicino. Le vegliarde
farfugliavano frasi incomprensibili… e ridevano.
Era perplessa. Cosa stavano combinando? Riusciva a percepire frammenti di discorso.
Ecco la voce della nonna che diceva che stavano ‘svolazzando’ attorno a lei… Ma che cosa?
Anche la vecchia Madga stava parlando ma la sua voce roca soffocava ogni suono.
Sofia tese ancor di più le orecchie… Ora era proprio curiosa.
Sembravano frasi senza senso. Anche Rachele si era aggiunta alle due. La sua voce era più limpida. Una sola parola venne estrapolata dall’intelletto di Sofia, anche se poteva sembrare un insulto allo stesso. La vecchia donna aveva scandito senza alcun dubbio la parola ‘Fatine’.
Cosa stava succedendo nel salotto? Sofia era molto preoccupata quando, improvvisamente, tutto assunse una chiarezza esemplare.
Proprio quella mattina la nonna si stava lamentando poiché era finito il maraschino per la torta.
Alla fine, era riuscita a preparare una profumatissima delizia col pan-di-spagna ma Sofia non si era domandata, al momento, come aveva sopperito alla mancanza dell’ingrediente.
In quel preciso istante, capì.
Impettita, aprì la porta del salotto. Le tre donne anziane stavano ridendo e agitando le braccia, come per allontanare invisibili intrusi.
E, anche se la risposta affermativa era ovvia, Sofia fece la domanda…
«Nonna! Hai preso tu la mia bottiglia di Assenzio?».
La vecchia la guardò, mentre ancora saltava con le altre, ma improvvisamente strabuzzò gli occhi, si portò le mani al petto e si afflosciò.
Il cuore aveva ceduto. Le ‘fatine’ l’avevano presa con loro.