Freddo

Freddo. Tanto freddo. E tutto quello che sento. Il gelo che mi scava le ossa. Il mantello logoro che indosso sembra non riuscire a scaldarmi.
Come vorrei il calore di un focolare, quei ceppi ardenti che sprigionano scintille. Come lucciole di fuoco.
Non voglio allontanarmi da questa zona, però. Tutti i miei ricordi sono legati a questi boschi immensi, a queste rocce millenarie che mi hanno visto nascere.
Sento così freddo… Mi sembra quasi di non riuscire a respirare. Eppure il vento ha smesso di soffiare e i suoi gelidi fendenti si sono chetati.
Mi muovo passo dopo passo. Sto vagando senza una precisa destinazione. Chissà, forse qualcuno si impietosirà e mi accoglierà tra solide pareti di legno.
E’ tutto quello che cerco. Un riparo. Un posto dove potermi fermare e pensare. Capire cosa è accaduto. E’ così difficile riuscire a mettere in fila i pensieri adesso. Il freddo sta offuscando tutto nella mia mente.
Mi appoggio a un albero per cercare di superare lo stordimento. Sento la corteccia ruvida sotto le dita.
Sembra un sogno assurdo. Tra poco mi sveglierò e mi troverò al sicuro sotto una pelliccia, nella quiete della mia capanna. E non avrò più così tanto freddo. Mi girerò e vedrò mia moglie Solveig assopita accanto a me. Sì, sono certo che andrà così.

***

Mi sto illudendo… E’ questa la realtà. Devo accettarla e cercare di proseguire. Non mi posso fermare. Procedo finché sarò in grado.
Se almeno non ci fosse tutta questa neve nella quale affondo fino alla caviglia. Sì, forse il freddo arriva da lì, dai piedi. Cosa diceva mio nonno?
E’ sufficiente tenere le estremità al caldo e così il gelo non farà paura.
Pover’uomo… Trafitto da una spada nel corso di un’incursione. Ero ancora bambino quando morì. Eppure mi ricordo ancora quelle sue parole. E la voce arrochita con la quale me le disse.
Cerco di tenere le mani sotto al mantello, ma i calzari ormai sono fradici.
Ho sempre più freddo. Ma so che non mi ucciderà.
Sento ancora il sapore di terra in bocca. E vedo lo sguardo terrorizzato del giovane Leif, quando mi ha incontrato vicino al fiume questa mattina. Mio figlio. Ho la consapevolezza che non lo potrò mai più riabbracciare. Ha gridato ‘Gjenganger!’ ed è fuggito via. Nella mia lingua significa ‘Colui che cammina ancora’.
Ma non ho memoria di come e quando sono morto.

Sulla figura del Gjenganger, il Non-Morto della tradizione scandinava,
si rimanda al seguente articolo:

GJENGANGER, IL NON-MORTO SCANDINAVO