Agogwe, un criptide troppo umano

L’Africa sembra essere una naturale riserva di misteri e molti di essi sono tuttora senza una risposta definitiva, anche se hanno dato spazio a congetture e supposizioni.
Tra la Tanzania e lo Zaire, e più precisamente nelle Pianure di Wembare, sembrano vivere alcune creature antropomorfe, di bassa statura e coperte di peli, quasi che appartenessero a un’altra linea evolutiva, precocemente interrotta.

Nel 1937, il capitano William Hitchens raccontò alla rivista ‘Discovery Magazine’ che all’inizio del secolo, nel corso di una battuta di caccia in Tanzania, aveva trovato due creature mai viste prima, nonostante un’ampia conoscenza degli animali della zona.
La guida che era con lui le chiamò Agogwe che potrebbe essere tradotto come ‘Piccoli Uomini Pelosi’ e infatti così si presentavano: sicuramente primati di altezza modesta, tra 120 e 150 cm, e interamente coperti da peli rossastri.
L’avvistamento, avvenuto durante la ricerca di un leone che aveva sbranato alcuni uomini nelle foreste di Ushur e Simbit, rimase tra gli aneddoti personali del capitano fino a quando ebbe l’onore della ribalta grazie alla pubblicazione che riportò la notizia, quasi 37 anni dopo al primo avvistamento.

Successivamente alle dichiarazioni di Hitchens, l’ufficiale britannico Cuthbert Burgoyne parlò di un incontro analogo avvenuto nel 1927. Stava osservando alcuni babbuini su una spiaggia quando comparvero ‘due omini marroni’ (‘two little brown men’), decisamente diversi dagli altri primati presenti. Li descrisse come ‘..piccoli animali simili agli umani erano probabilmente alti tra i 4 e i 5 piedi, abbastanza eretti e aggraziati nella figura’ (‘…small human like animals where probably between 4 and 5 feet tall, quite upright and graceful in figure’).
Probabilmente, il militare aveva osservato gli Agogwe narrati da Hitchens.

Nel corso degli anni avvennero altri avvistamenti, come ad esempio quello negli anni ’50 in Zaire da parte dell’esploratore Charles Cordier. In questo caso, l’Agogwe era rimasto impigliato in una trappola per uccelli ma si liberò, mostrando una manualità ‘umana’, fuggendo poi nella foresta.

La spiegazione più semplice attribuirebbe le vicende all’incontro con alcuni scimpanzè ma non può essere soddisfacente. Le testimonianze vengono da persone che conoscevano sia l’area e soprattutto le specie animali presenti. Davvero difficile pensare che non siano riusciti a riconoscere il noto primate, confondendolo con un criptide ignoto. Inoltre, le testimonianze spiegano che l’Agogwe ha una fronte più arrotondata e denti più piccoli ma maggiormente affilati rispetto allo scimpanzè, oltre che un diverso colore dei peli e della pelle (rossiccio-ramato).
La posizione di alcuni critpozoologi è quella di ritenere gli Agogwe una popolazione di proto-pigmei, cioè piccoli esseri primitivi simili all’uomo ma ricoperti da una folta pelliccia.
Altri studiosi hanno ravvisato numerosi punti in comune con l’Australopiteco, dedotti da alcuni resti fossili rinvenuti proprio in Africa Orientale. E’ un genere di primati della famiglia degli ominidi estinto ormai da 2 milioni di anni e presente nella linea evolutiva umana (il nome significa ‘scimmia del sud’ ed composto dal latino ‘australis’ cioè meridionale” e dal greco ‘πίθηκος’ che significa scimmia).
E se in alcune zone remote dell’Africa, lontano dal mondo civilizzato, fossero sopravvissuti alcuni esemplari o, meglio, tribù di questi nostri progenitori? È una domanda che fino a oggi rimane priva di risposta.