La misteriosa sparizione della S.S. Waratah

Le leggende del mare hanno sempre un sapore particolare, come se la salsedine e l’ignoto potessero creare un’alchimia in grado di affascinare anche gli animi più refrattari al mistero.
Quello che mi accingo a raccontare non appartiene al folklore ma è un fatto che riempì le pagine dei giornali nel 1909. Nonostante questo e dopo ben oltre un secolo, la vicenda è ancora senza spiegazione.

La S.S. Waratah era un piroscafo inglese della Blue Anchor Line e collegava l’Europa all’Australia.
Il 26 luglio 1909, la nave salpò dopo aver sostato a Durban (Sudafrica) per dirigersi verso la tappa successiva e cioè Città del Capo.
A bordo erano presenti oltre all’equipaggio anche 212 passeggeri e merci di vario tipo.
Il giorno successivo, il S.S. Warath comunicò tramite codice morse con un’altra imbarcazione, la The Clan McIntyre, condividendo informazioni rassicuranti sulle condizioni meteorologiche.
Nonostante il mare si fosse ingrossato, le navi rimasero in prossimità per diverse ore, prima che il piroscafo cambiasse rotta.

Altre due navi incrociarono presumibilmente il S.S. Waratah quella notte. Il primo fu la Guelph, che comunicò con un’imbarcazione tramite le luci di segnalazione. Non si ha la certezza che fosse proprio il natante della Blue Anchor Line ma le lettere percepite e cioè la T, la A e la H suggerirono che fosse lui.
Successivamente, l’equipaggio della Harlow affermò di aver incrociato il piroscafo, avvolto nel fumo, che si avvicinava alla loro nave ma prima di essere raggiunti, ci furono un paio di lampi luminosi. Da allora, il S.S. Warath non fu più visto.

Già di per sé, la stessa sparizione potrebbe apparire inesplicabile ma approfondendo le testimonianze successive, il mistero dimostra di stendere un sudario ancor più impenetrabile sulla vicenda.

Il comandante della The Clan McIntyre, C.G. Philips, rilasciò una testimonianza che ancora oggi a rileggerla fa venire i brividi.
Dopo aver incrociato il piroscafo e essersi scambiati l’augurio per una buona navigazione, disse di aver visto una sorta di ‘apparizione’ navigare dietro il S.S. Waratah che gli riportò alla mente la leggenda dell’Olandese Volante (testualmente ‘brought to mind the legend of the Flying Dutchman’). Da lì, ebbe la sensazione che il destino dell’imbarcazione fosse segnato.

Il signor Claude Sawyer si era imbarcato a Melbourne per tornare a Londra ma decise di interrompere il viaggio e scendere proprio a Durban. Telegrafò a sua moglie per avvisarla che avrebbe rinunciato a proseguire poiché aveva la sensazione che il natante fosse sovraccarico di merci col conseguente rischio di capovolgersi se avesse incontrato il mare agitato.
Quello che non disse subito alla consorte ma narrò successivamente è che in quei giorni era tormentato da un incubo ricorrente: un cavaliere medioevale si levava dal mare gridando il nome della S.S. Waratah per poi svanire. A quel punto, le onde avvolgevano la nave trascinandola negli abissi.
Sembra che una seconda persona abbia preferito interrompere la traversata a Durban, cercando poi lavoro in loco e non in un attracco successivo come inizialmente intendeva fare. Forse una premonizione anche per lui?

Certo, è possibile sicuramente ribattere che tali testimonianze sono successive alla sparizione (è comunque abbastanza inspiegabile che il signor Sawyer decidesse di scendere, nonostante il costo elevato del biglietto di viaggio, proprio il giorno precedente).

L’inchiesta che seguì fece emergere alcuni rapporti sulla presunta instabilità della nave, peraltro confutati da altri ingegneri navali. Furono anche portati alla luce alcuni contrasti tra la Compagnia navale e i costruttori sulle modalità dello stivaggio delle merci che avrebbero potuto causare un possibile ribaltamento della stessa (come presagito da Claude Sawyer).
La Corte, che si riunì il 16 dicembre 1910, evidenziò le problematiche di stabilità e in data 22 febbraio 2011 dichiarò che il S.S. Waratah scomparve senza lasciar tracce a causa di una forte tempesta. Una spiegazione generica che non chiarì efficacemente le cause ma, anzi, alimentò le speculazioni al riguardo e su quel che effettivamente accadde.
Tra le ipotesi successive sviluppate nel corso degli anni, vanno indicati sicuramente un’onda anomala in mare aperto, un mulinello improvviso oppure un’esplosione a bordo (da qui il fumo e poi i due lampi di luce indicati dai marinai della nave Harlow che, come spiegavo sopra, furono gli ultimi a vedere il piroscafo).
Altre indicazioni, sicuramente suggestive anche se prive di fondamento, parlano di un’abduction di massa da parte di un’astronave aliena, una piega temporale che ha portato la nave chissà dove oppure un gigantesco mostro marino.

Sono state eseguite numerose ricerche, anche in tempi recenti, per individuare il relitto e capire l’accaduto. Tra le persone che s’impegnarono nella localizzazione della S.S. Warath va sicuramente segnalata la studiosa Emylin Brown che per 22 anni cercò di localizzare ciò che rimaneva della nave per poi rinunciare nel 2004, dopo aver esaurito tutte le opzioni.

La sorte della S. S. Waratah è tuttora considerata una degli impenetrabili misteri del mare.