Crespi D’Adda, il villaggio addormentato

E’ una sensazione straniante quella che inizialmente coglie i visitatori che giungono a Crespi D’Adda (BG) , suggerita da ville con una struttura architettonica identica e caratterizzate dal medesimo cancello nero. Dopo un po’ emergono abitazioni più lussuose, in cui il gusto liberty che imperava al momento dell’edificazione prende un sopravvento marcato.
Ma credo sia opportuno illustrare brevemente la località, resa patrimonio dell’UNESCO nel 1995.

Crespi D’Adda è un villaggio operaio realizzato a partire dal 1877 da Cristoforo Benigno Crespi e successivamente dal figlio Silvio, il cui cuore è il cotonificio che sorge nell’area principale. L’intuizione di Crespi fu quello di creare un luogo in cui i suoi operai potessero avere una casa, un’istruzione e cure mediche, con tanto di scuola (professionale), ospedale e bagni pubblici nelle immediate vicinanze del luogo di lavoro, oltre alla chiesa, una copia in miniatura del Santuario di Santa Maria di Piazza di Busto Arsizio, e il cimitero. Di fatto, un ideale percorso nascita-vita- morte.
Ciò che stupisce davvero è pensare che il paese già al momento dell’edificazione presentasse comfort elevati rispetto agli standard dell’epoca come ad esempio l’illuminazione elettrica pubblica, per nulla diffusa a quei tempi.
Per evitare invidie tra la manovalanza, le abitazioni a loro destinate erano villini bifamiliari su due piani dotati di giardino e orto, che generano la visione omogenea iniziale di cui sopra. Tale rigore è amplificato da strade che si intersecano perpendicolarmente come previsto dai canoni dell’Antichità.
Gli edifici dei capo-reparti e dei dirigenti, realizzati in aree riservate, sono più prestigiosi e meno essenziali mentre la dimora dei Crespi è un vero e proprio castello.
Potrebbe sembrare una magnifica utopia o l’aberrazione della stessa.
Ciò che sorprende, oltre al perfetto stato di conservazione, è il fatto che sia tuttora abitato risultando indubbiamente improprio definirlo un villaggio-fantasma. Addirittura la stessa fabbrica, con alterne vicende, rimase attiva fino al 2003.

Con rapidità, è possibile raggiungere il cimitero, ideato dall’architetto Gaetano Moretti, caratterizzato da un prato rigoglioso su cui spiccano le lapidi.
All’estremità opposta sorge l’imponente mausoleo dove sono tumulati i membri della famiglia Crespi, la cui particolare struttura ricorda una piramide sudamericana a gradoni con un’ampia scalinata che conduce ad una porta bronzata. Sulla sommità della Cappella Cimiteriale sono visibili 3 figure femminili che rappresentano le tre Virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.

Allontanandosi dal cimitero, si giunge rapidamente al cotonificio, gigantesco complesso industriale che fiancheggia la strada. Purtroppo il sito si è ammalorato nel corso degli anni, senza adeguata manutenzione, e importanti porzioni di soffitto sono miseramente crollate a terra, lasciando ampie aree scoperchiate.
La facciata esterna non è essenziale ma presenta particolari rosoni a 8 punte con una funzione ornamentale, motivo riscontrabile anche su diversi tombini. Sembrerebbe la stilizzazione di una scintilla oppure un ingranaggio, oltre che un arricchimento di una Croce copta con al centro il disco del sole o ancora un monogramma gnostico dello stesso.
Inoltre, l’immagine ricorda la pianta di Sforzinda, la città immaginaria e ideale progettata da Antonio Averlino detto il Filarete e presente nel suo ‘Trattato di Architettura’ (1464).
Ma indubbiamente rappresenta anche una stella a 8 punte.
Soffermandoci su questo concetto, il numero 8 da un punto di vista esoterico ha moltissimi significati tra cui quello di protezione dell’equilibrio cosmico e del successo nelle vicende materiali o mondane.
Come archetipo, l’8 è il Sovrano, quindi il raggiungimento di grande prestigio e reputazione, oltre che potere economico.
Se consideriamo l’ottava lettera dell’alfabeto ebraico e cioè HET, da un punto di vista cabalistico rappresenta il riparo ma anche il raccoglimento.
Inoltre, approcciando la Sfera Spirituale, il simbolo che troviamo sui rosoni rappresenta lo sforzo dell’uomo di elevarsi. Infatti, sono due quadrati che si intersecano a 45° e generando una figura che tende alla perfezione rappresentata dalla circonferenza.
Dal punto di vista della Scuola Pitagorica, l’8 è un simbolo di equità, potendo essere diviso sempre in parti uguali (4+4 oppure 2+2+2+2).
Valutando gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, nella sequenza precedente al mazzo Rider-Waite (1908) e successivi, l’ottava carta è la Giustizia e quindi, in senso più esteso, uguaglianza, obiettività ed equilibrio. La stessa bilancia, elemento presente nell’immagine può essere stilizzata con un 8 (i due piatti della bilancia visti dall’alto).
Sono tutti concetti e suggestioni che a ben guardare ritroviamo in Crespi D’Adda e nella Famiglia del fondatore.
Percorrendo l’interminabile lato esterno della fabbrica che sottolinea le straordinarie dimensioni del progetto industriale, si giunge infine all’ingresso, caratterizzato da un cancello in ferro, un’altissima ciminiera e un orologio sopra l’entrata che scandiva le giornate degli operai.
Il meccanismo è fermo alle 4:52. immobile nel tempo. Come il villaggio di Crespi D’Adda. Cristallizzato.

Articolo scritto in collaborazione con
CRESPI CULTURA – Associazione Culturale Villaggio Crespi
www.villaggiocrespi.it