Gjenganger, il Non-morto scandinavo

I Gjenganger sono creature del folklore scandinavo e sono dei cadaveri risorti di uomini uccisi in modo atroce, ma anche di assassini o suicidi. Vengono considerati erroneamente Spiriti in quanto, al contrario delle eteree presenze, hanno una fisicità completa e sembrano una persona reale.
L’etimologia del termine non lascia spazio a dubbi, essendo la fusione del termine tedesco gegen (‘ancora’) e di ganger (‘camminare’). Di fatto, colui che cammina ancora, nonostante sia morto.
La loro natura è tendenzialmente maligna e perniciosa e sono risorti per tormentare e perseguitare i loro amici e familiari. In alcune storie, un vivente aiuta il Gjenganger a risolvere alcune questioni rimaste in sospeso a seguito della morte, anche se la versione più comune è quella della piaga da sconfiggere, senza scendere a patti, così come avviene nella saga di Erik il Rosso oppure di Grettir (entrambe del XIII secolo).
Secondo la tradizione vichinga è possibile ucciderli definitivamente con comuni armi da taglio.
Già questi prime informazioni portano il Non-Morto ad assomigliare al protagonista delle leggende balcaniche sui vampiri ma c’è un ulteriore dettaglio che merita di essere analizzato.
Infatti, il Gjenganger è in grado di diffondere una misteriosa malattia ‘pizzicando’ nel sonno gli esseri umani. Il male misterioso renderà
le vittime emaciate, la pelle assumerà un colore bluastro e moriranno rapidamente di consunzione.
A differenza del vampiro, però, non è spinto dalla necessità di alimentarsi ma spesso per un esclusivo e perverso piacere di cagionare un danno ai viventi, probabilmente rimpiangendo il suo precedente status mortale.

Ci sono comunque diversi modi per tenere lontani questi ferali esseri e hanno diversi elementi in comune con le strategie adottate nell’Europa orientale contro i morti viventi.
Infatti, oltre l’utilizzo di una spada per eliminarli definitivamente come raccontato nelle saghe islandesi sopra-citate, è possibile tenerli lontani dalla propria abitazione realizzando una croce di catrame sull’uscio, oltre al consueto utilizzo di preghiere, crocifissi e immagini sacre.
Inoltre, esiste un’ampia ritualistica atta ad evitare che un morto possa risorgere come Gjenganger e sicuramente è da citare:
1) Trasportare tre volte il feretro attorno alla chiesa prima della sepoltura
2) Far passare la bara al di sopra del muro perimetrale del cimitero anziché attraverso il cancello, per evitare che la creatura trovi la via per uscire
3) Appoggiare le pale utilizzate per la tumulazione sopra la stessa, formando una croce

Le prime tracce del terrore che generava il funesto prodigio sono state rinvenute all’interno di una tomba del IV secolo. La traduzione dei caratteri runici e della struttura in norvegese antico restituisce una richiesta alla salma di risparmiare il fratello, poiché ha inciso le rune commemorative.
In passato, però, non erano infrequenti situazioni in cui i presunti morti poi, di fatto, non lo erano.
Catalessi o malattie improvvise e frettolose dichiarazioni di morte potevamo generare le storie del folklore.
A partire dal secolo scorso la figura del Gjenganger ha perso l’aura malvagia e il fatto di sembrare un vivente che lo contraddistingueva nel passato, sovrapponendosi di fatto ai classici e incorporei spettri.