Oratorio della Confraternita dei Neri Mortis et Orationis

Monterosso è una soleggiata cittadina che fa parte delle ‘Cinque terre’ in Liguria, nell’area di Levante che sfuma verso la Spezia.
Le altre quattro, per completezza d’informazione, sono Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.
Tutte caratterizzate da case colorate, ardite scogliere e calette dall’acqua cristallina, hanno fatto da sfondo a diverse produzioni cinematografiche, oltre a essere state dichiarate ‘Patrimonio dell’Umanità’ dall’UNESCO.
Eppure, anche in queste splendide zone dove sembra che le ombre non possano mai arrivare, specialmente nelle calde giornate d’estate, esiste un luogo a Monterosso che induce a profonde riflessioni sull’ultimo Mistero.
Proprio nella piazza principale del borgo, infatti, si trova L’Oratorio della Confraternita dei Neri Mortis et Orationis, nelle immediate vicinanze della chiesa dedicata a San Giovanni Battista.
La struttura risale al XVII ed è in stile barocco, con una facciata bicroma a righe bianche e nere che fu oggetto di ristrutturazione nel 1922. Ma prima di entrare, soffermiamoci sulla gradinata per osservare meglio il portale centrale, caratterizzato da una lunetta che riporta un teschio e due tibie incrociate, oltre alla scritta ‘Mortis et Orationis Confraternitas’.

Quali erano le attività che questo gruppo religioso assolveva? La confraternita dei Neri, a cavallo tra il 1500 e il 1600, garantiva la sepoltura alle persone indigenti o per le quali nessuno aveva reclamato il corpo, onorando la salma per consentire il corretto passaggio nell’Aldilà.
Consideriamo che tale periodo fu contraddistinto da guerre, razzie dei pirati, carestie con conseguente numero elevato di cadaveri da inumare, senza contare i marinai e pescatori che non riuscivano a fare ritorno da un mare burrascoso.
Pertanto, la ‘Compagnia della Morte’ (altro nome con cui era conosciuta) svolgeva un rituale religioso piuttosto articolato che comprendeva 40 ore di preghiera e l’adorazione dell’ostia consacrata, per consentire all’anima del defunto un degno trapasso e cercando di affrancarla dalle azioni compiute in vita. Pertanto, il nome stesso ‘Mortis e Orationis’ si spiega da sé.
Papa Pio IV nelo 1560 permise alla Confraternita di accettare elemosine e aiuto economico per erigere edifici religiosi quali chiese e oratori e infatti è possibile trovare strutture simili e con le medesime finalità in altre cittadine, non solo sulla costa ligure.

Tornando all’edificio che si trova a Monterosso, appena varcato l’ingresso si ha la sensazione di essere finiti in una sorprendente xilografia rappresentante una Danse Macabre. In questo caso, però, non è solo un ‘Memento mori’, ma anche un modo, forse lugubre, per sottolineare che vivi e morti onorano i nuovi defunti, come se le solide barriere che li separano fossero venute meno.
Pertanto, altorillievi di scheletri e teschi si alternano ad incisioni recanti il nome della confraternita.
Nell’angolo destro, poco prima dell’accesso alla cripta, è possibile vedere il saio nero che contraddistingueva i confratelli, col cappuccio e il particolare colletto per proteggere il naso dai miasmi dei corpi in putrefazione.
In conclusione, è sorprendente la serenità percepita nell’Oratorio e le stesse figure scheletriche, come dicevo sopra, non hanno la funzione di monito come potrebbe avvenire in altri contesti, ma rappresentano una parte attiva di un percorso spirituale che coinvolge la collettività.

Interno Oratorio
Saio della Confraternita
Dettaglio Altorilievo
Immagine Votiva
Dettaglio Volta dell’Edificio