Nel corso degli anni, ho spesso trascurato le leggende della Brianza, luogo in cui abito da molto tempo, privilegiando i misteri di Milano, città che mi ha dato i natali.
Ma, fortunatamente, c’è sempre tempo per recuperare e perciò inizio narrando una vicenda che è stata tramandata nel corso degli anni. La ricorda ancora qualche anziano e prima che tale patrimonio del folklore vada perduto, ve la propongo.
La leggenda del ‘Cavaliere senza testa’ è diffusa in numerose aree geografiche e anche la Brianza può vantare una simile creatura spettrale che nei tempi passati compariva lungo la strada che collega Giussano a Lesmo.
Un uomo, cavalcando un cavallo nero, correva nei boschi lungo tale percorso. Guardandolo con attenzione, era possibile vederlo indossare abiti dalla foggia antica o addirittura un’armatura. Ma la particolarità più evidente era l’assenza della testa. Un vero e proprio cavaliere decapitato!
Sulle sue generalità ci sono differenti versioni e ognuna ha alcune peculiarità che contribuiscono a renderla verosimile.
Secondo una narrazione, era un nobile spagnolo giunto in Italia per partecipare a un torneo cavalleresco. Di indole arrogante, in seguito a una lite affrontò in duello un altro cavaliere ma nello scontro concitato la sua testa fu spiccata da busto. A partire da quel momento, la sua anima è condannata a vagare nelle campagne brianzole in cerca della testa e finché non la ritroverà, non avrà pace.
In un’altra versione, il cavaliere senza testa che infesterebbe l’area sopra-citata viveva nei pressi di Lesmo durante il Basso Medioevo. Amava il lusso, aveva spesso atteggiamenti sgradevoli con la servitù e disprezzava i mendicanti. Nel corso di una battuta di caccia s’imbatté in una vecchia che gli chiese l’elemosina. L’uomo l’allontanò schernendola rudemente ma lei, fuggendo, lo maledisse e annunciò che sarebbe stato decapitato entro un anno. L’uomo non si curò della profezia e continuò la sua vita dissoluta finché non fu ritrovato nei boschi il suo cadavere, senza testa ed esattamente un anno dopo l’incontro con l’anziana strega (perché, nella tradizione orale, quella donna non poteva essere altro).
Le storie sulle presunte apparizioni, diradatesi nel corso degli anni, non sono documentate e anche le informazioni disponibili sono piuttosto scarne.
Analizzando l’evento, è plausibile che nel medioevo un cavaliere sia stato decapitato nel corso di uno scontro e il suo corpo, magari non disarcionato dal cavallo, sia stato trasportato e soprattutto visto da villici e contadini. Gli stessi, poi, avrebbero potuto imbastire una storia come spauracchio per i bambini o per inibire il transito in alcuni luoghi, dichiarandoli infestati dal tetro cavaliere. Anche il confronto con la strega ha una valenza profondamente morale sul rispetto del prossimo, oltre che materiale presente in numerose fiabe.
La stessa figura del fantasma è riconducibile in moltissima narrativa come ad esempio ‘La leggenda di Sleepy Hollow’ di Washington Irving oppure in alcune storie dei fratelli Grimm come ad esempio quella che racconta del ‘Cavaliere selvaggio’, un fantasma senza testa che suona magicamente un corno per avvisare i cacciatori di non cavalcare il giorno seguente così da evitare un mortale incidente.
Consideriamo però i due elementi principali e cioè il cavaliere decapitato e il cavallo nero. Aggiungiamo il fatto che la Brianza pre-romana era abitata da Celti e infatti il nome stesso deriva da una radice della loro lingua e cioè ‘brig’ ( ‘collina’, a sottolineare la situazione morfologica dell’area).
Nel folclore celtico e in particolar modo in quello irlandese, esiste una sorta di folletto chiamato dulachán e la cui traduzione suona come ‘uomo scuro’. Monta un cavallo nero ed è senza testa, che tiene appoggiata alla coscia. Ci sono decisamente molti punti in comune con la leggenda brianzola. Il dulachán quando arresta il suo destriero provoca una morte improvvisa e così pure incontrare il cavaliere di Lesmo non è considerato di buon auspicio. Gli evidenti punti di contatto suggerirebbero quindi una fonte comune.
In alcune storie irlandesi, il dulachán (oppure dullahan, come riportato in altri testi) guida una carrozza, come se si fosse adeguato a tempi più contemporanei.
Chissà, magari il fantasma decapitato di Lesmo ha lasciato il suo cavallo per dedicarsi a più inebrianti scorrerie in motocicletta lungo le vie asfaltate della Brianza.