Il cammino della pioggia

Avevano detto che sarebbe finito tutto. Il mondo che conoscevamo, le abitudini di anni dimenticate perché non esistevano davvero, ma era l’ennesima bugia. Nemmeno i distruttori di Matrix sapevano cosa sarebbe successo dopo aver disattivato la neuro-simulazione.

Scilla stringe la mia mano mentre guardiamo il cielo algido di un gennaio inaspettato.

Dopo dieci anni, siamo riusciti a riportare il sole sulla Terra, ma qualcosa ancora ci sfugge.

– Le nuvole sono scomparse, eppure piove – ammetto, osservando i cerchi di vento nel cielo farsi sempre più grandi. Sembrano piccoli tornado pronti a esplodere.

Da giorni il tempo ci obbliga a restare in casa, oggi però è diverso.

Guardo i nostri vicini bagnarsi con noi sotto la pioggia, sulla strada. Non leggo più la paura nei volti, nemmeno io sono spaventata da quello che mi sta accadendo.

Socchiudo gli occhi, la pioggia calda mi fa sentire meglio.

Probabilmente lo provano anche gli altri perché una colonna di persone si muove. Alcuni camminano sicuri, altri si voltano indietro, non hanno ancora preso una decisione.

– Hilde, non illuderti. Hanno detto tante cose, ma ora che dovrebbero guidarci, dove sono? Mia sorella mi scuote nel dirlo, ha gli occhi tristi, la mano trema nella mia.

So che ha ragione, non posso più difenderli. Gli eroi del nuovo mondo se ne sono andati lasciando in eredità un cielo instabile e tanto lavoro.

Per fortuna, niente di noi è andato perduto. Le macerie sulle strade ormai sono quasi scomparse. I massacranti turni cui ci siamo sottoposti hanno riportato l’ordine nella città di Urve. Le nostre capacità hanno superato i ricordi di un passato indotto. A tratti risultano persino amplificate, come se le induzioni cerebrali che per anni ci hanno nutrito di bugie fossero ancora cibo buono, dopotutto.

C’è sempre qualcosa che ci spinge a proseguire, penso tra me. Dobbiamo fare esperienza, apprendere, e stare fermi in un luogo per tanti è diventato impossibile. Ecco perché la maggior parte di noi ha deciso di partire.

Ormai la mia gente è alla curva di Leonardo, devo decidermi: unirmi al gruppo o restare.

– Perché lasciarmi proprio adesso? Scilla scuote la testa. I suoi lunghi capelli ramati sfavillano al sole del crepuscolo.

Lascia la mia presa e muove le mani indicandomi le case quasi ricostruite, alcune persino impreziosite dal marmo rosa recuperato dalle cave.

Le scintille che spigiona sono contagiose.

– Tu vuoi restare – sussurro, voltandole le spalle. Non devo guardarla o rimarrò qui senza sapere se è quello che voglio. A lei piace comandarmi.

– E’ una follia! Resta con me, sorellina. Arriveranno altri e Urve sarà di nuovo nostra – insiste ancora Scilla

Come posso lasciarla qui da sola? Eppure so che devo farlo.

I canali di scolo ai lati del marciapiede mi offrono una via di uscita.

– Sai che non posso. Guarda la pioggia – le rispondo, invitandola a osservare. L’acqua in alcuni punti risale anziché scendere seguendo il sentiero naturale del terreno. E succede da due giorni, da quando la pioggia calda ha cominciato a cadere.

Apro la bocca, alcune gocce mi bagnano la lingua. Hanno il sapore dolce della cannella appena colta. E una sensazione di benessere mi ristora il corpo. Forse è merito della pioggia se non abbiamo più paura, come il tornare a casa dopo un lungo viaggio.

Ormai ho deciso.

– Devo seguire il cammino della pioggia, vedere il punto dove l’acqua si ferma, se esiste. Voglio capire cosa stia succedendo. Lo comprendi, sì?

Scilla non parla più nella mia mente, lascia soltanto la mia mano e rientra in casa.

Forse un giorno ci ritroveremo, forse ritorneremo una, guardandoci negli occhi come accadeva da bambine.

Questo però è il mio momento, la mia crescita, il mio passaggio. Nemmeno per lei potrei recedere, nemmeno per il bene che le voglio.

Vedo il mio doppelganger sorridermi un’ultima volta. Sollevo lo sguardo intorno e mi concentro.

Urve è già lontana, sono davanti al gruppo.

 

brano tratto da Matrix Anthology

Marzo 2020

Marzo, marzo incasinato. Chiudi l’ombrello e ti rivedi segregato!

Mio caro Marzo, fino a ieri non volevo proprio scriverti, inconsciamente convinta che se non l’avessi fatto la situazione sarebbe migliorata. E nulla valevano le opinioni degli amici che mi chiedevano di continuare a scrivere sul blog, di dire anche la mia opinione ai tempi del coronavirus.

Io, invece, niente! Nada, nagutt!!! Dita bloccate al blog, continuavo a scuotere la testa e a dirmi che c’era altro da fare, tanto altro piuttosto che salutarti. Tenersi informati sulle notizie di salute pubblica, ad esempio. E a farlo bene il tempo passa… Le informazioni pubblicate impegnano parecchio!

Per fare moto, invece, niente di meglio del pulire casa. Ecco, pulire non è mai stata la mia passione. Solo dovere, noia, dovere. Ma ora no. Amuchina per il bagno, per la cucina, persino per i pavimenti. A me è andata bene, finora. Avevo fatto la scorta da “Acqua e Sapone” in tempi ancora non sospetti e per ora sopravvivo, sperando che la situazione a breve si normalizzi.

Mi sbagliavo, però. Ignorarti non serve a niente. Tu, imperterrito, prosegui a scorrere le ore, combinando guai ovunque, ormai!

Oh mondo, cosa stai combinando? Se pensavi fosse una sorpresa aprire l’Anno con la scossa ci sei riuscito!

Il covid-19 ci sta necessariamente portando ad essere più distanti, preferendo il digitale in ogni forma ed espressione. La sua minaccia può essere in agguato dietro ogni superficie che tocco, pulire è diventato un bene necessario. E chissenefrega se assomiglia pericolosamente a un’ossessione, se le mani ormai rischiano la dermatite, stressate dal continuo disinfettare, perché noi stiamo bene. Ed è questo ciò che conta. Dobbiamo stare tutti bene.

E il panico? Sto cercando di tenerlo sotto controllo, ma non è facile. Nonostante il governo ci inviti alla calma, o forse proprio per questo, sento che la situazione sta sfuggendo di mano. Allora, che fare?

Niente. Ecco il mio consiglio: niente di diverso dal solito. Rispettando le direttive sanitarie forniteci, io cerco di comportarmi come il solito. Un bel respiro e poi al lavoro… preparare il pranzo della domenica, scrivere la storia che la notte mi ha regalato, godermi un film in Tv, seguire Facebook… ironia della sorte, ora ho davvero il tempo per farlo.

E domani? Dovrò riprendere il lavoro e avrò il sorriso sulle labbra più del solito perché da domani quasi tutti i miei colleghi, me compresa, lavoreranno in Smart Working. Come il solito, più del solito perché adesso è fondamentale per andare avanti.

Passo dopo passo, possiamo superare anche questa se restiamo vigili. Insieme, possiamo farcela!

Marzo, ci sentiamo presto. Tu, intanto, calma il ritmo. Fa come noi. Stai in bolla, depura l’aria, rilassati!

Noi vogliamo tornare insieme, stando tutti bene!