


Racconti e Poesie
Appena apro gli occhi, il soffitto s’illumina, proiettando la data: 20 marzo 2050, ore 10:00, domenica.
– Buongiorno Anna – pronuncia Gea, la voce elettronica del software interattivo che ci connette al mondo.
Non le rispondo. Lo facevo all’inizio, vent’anni fa, quando eravamo ancora spaventati dall’esterno. Oggi è diverso, non ne ho più bisogno per sentirmi felice. Apro le tende, esco in terrazza con il caffè della mattina e guardo il mare. Il paesaggio è sempre lo stesso. Ipnotico, ammaliatore, anche bugiardo. Ma la gente non lo è più. Tutti siamo migliorati, lo devo proprio ammettere. I più resilienti del gregge hanno fatto da apripista al nuovo stato delle cose, mostrandoci la via per essere sinceri e, a poco a poco, anche il resto di noi li ha seguiti. Dapprima, impercettibilmente, trascinavamo anche le fobie fuori casa. Poi, faticosamente, ci riadattammo al contatto con gli altri. Oggi possiamo correre all’aperto, intrattenerci nei bar, fermarci a dormire in albergo senza problemi. Certo, dobbiamo sempre rispettare la pulizia, l’ordine e rispondere con notifica alle ordinanze Ministeriali che arrivano ogni giorno in casa, grazie a Gea, ma il contatto con la gente non è più vietato.
– Stato di salute: ottimo. Complimenti, Anna, puoi uscire tranquilla – sentenzia Gea, scannerizzando il mio corpo. Mi trattengo a stento dal ringraziarla ed eseguo la notifica di presa visione del mio stato fisico. Ormai è diventata un’abitudine rilassante farsi analizzare dalla macchina, ma all’inizio ne ero terrorizzata, convinta che mi avrebbe comunicato brutte notizie.
Iniziammo con il garantire la sicurezza medica. Ogni famiglia fu in grado di attingere al software “Gea” tramite la propria linea internet a costi calmierati. Fu un atto di solidarietà globale. “Stop agli affari, sì alle persone” fu lo slogan che impazzava sui social, sui giornali, sui muri di quasi ogni quartiere. Nessuno sapeva chi lo avesse scritto la prima volta, ma generò un’onda positiva inarrestabile. Il progresso tecnologico fece un grandissimo balzo in avanti. Dall’App che identificava i positivi al virus, si passò a svilupparne uno che forniva medicina virtuale a domicilio. E il Mondo divenne un posto migliore, dove vivere. Io per prima non ci credevo, eppure oggi ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a evolverci davvero. Oggi tutti hanno a disposizione un kit salvavita in casa. Ossigeno, respiratore, diagnosi medica precoce non sono più problemi capaci di paralizzare il mondo. Sorrido mentre mi dirigo in camera. Ho appuntamento con Cara per lo shopping e poi per il pranzo. Lei è una delle resilienti più attive. Non so come, ci siamo capite subito, fin dal primo giorno in cui è arrivata in città. Io e lei siamo così diverse, eppure stiamo bene insieme. Mi spazzolo i capelli corti e ricci. Neri come la notte, s’intonano ai miei occhi color ombra. Cara, invece, ha i capelli di un biondo solare, uno sguardo cristallino e occhi verdi che l’aiutano nell’interagire con gli altri. E’ un’esplosione di energia e positività: la Resiliente per eccellenza. Sono fiera di esserle diventata amica. Esco di casa, assaporando la dolce aria primaverile, priva di smog, altro effetto positivo sul Pianeta. A causa dell’ondata virulenta del passato, i Governi di ogni Stato ripresero a parlare di clima, agendo, finalmente. I risultati prodotti furono veloci e concreti, educandoci all’ecosostenibile calmierato. La benzina fu dimenticata, i pannelli solari integrati sul tetto di ogni abitazione, l’energia eolica sviluppata a trecentosessanta gradi, imitando i Paesi del Nord Europa che già nel 2020 erano all’avanguardia sul fronte clima e ambiente. Gli sforzi impiegarono anni per dare risultati visibili, ma oggi il benessere per la popolazione è statisticamente dimostrato.
Cara mi aspetta in centro. Le sorrido mentre lei non si accorge nemmeno che mi avvicino. E’ intenta sulla tastiera del suo Pc portatile e sta digitando velocemente, al solito. Sembra fondersi con il computer quando lavora. La coda di cavallo che trattiene i suoi lunghi capelli si muove ritmicamente. Finalmente alza la testa, sbuffando.
– Ehilà, Cara, come va? Sempre alle prese con i numeri? Cara è un bravissimo ingegnere elettronico.
– Sì, ma ho finito. Ti va un caffè? – nel dirlo, solleva una mano e il cameriere arriva scodinzolando, servendomi il miglior caffè della città.
– Come hai fatto? – non riesco a trattenermi dal chiederle appena il ragazzo si allontana. Lei mi fa l’occhiolino e solleva le spalle.
– Anna, Anna, io continuo a dirtelo, ma tu non lo comprendi ancora: fatti concreti, piccoli gesti altruisti alimentano la Resilienza e la valanga positiva irrompe automaticamente nella quotidianità.
Strabuzzo gli occhi, finendo il mio caffè. So che mi sta prendendo in giro, lo vedo da come arriccia le sopracciglia, è un tic che le appartiene quando mente. Ma un orologio, ci pensate? Quanto sarebbe bello se il mondo fosse davvero un orologio!
Avevano detto che sarebbe finito tutto. Il mondo che conoscevamo, le abitudini di anni dimenticate perché non esistevano davvero, ma era l’ennesima bugia. Nemmeno i distruttori di Matrix sapevano cosa sarebbe successo dopo aver disattivato la neuro-simulazione.
Scilla stringe la mia mano mentre guardiamo il cielo algido di un gennaio inaspettato.
Dopo dieci anni, siamo riusciti a riportare il sole sulla Terra, ma qualcosa ancora ci sfugge.
– Le nuvole sono scomparse, eppure piove – ammetto, osservando i cerchi di vento nel cielo farsi sempre più grandi. Sembrano piccoli tornado pronti a esplodere.
Da giorni il tempo ci obbliga a restare in casa, oggi però è diverso.
Guardo i nostri vicini bagnarsi con noi sotto la pioggia, sulla strada. Non leggo più la paura nei volti, nemmeno io sono spaventata da quello che mi sta accadendo.
Socchiudo gli occhi, la pioggia calda mi fa sentire meglio.
Probabilmente lo provano anche gli altri perché una colonna di persone si muove. Alcuni camminano sicuri, altri si voltano indietro, non hanno ancora preso una decisione.
– Hilde, non illuderti. Hanno detto tante cose, ma ora che dovrebbero guidarci, dove sono? Mia sorella mi scuote nel dirlo, ha gli occhi tristi, la mano trema nella mia.
So che ha ragione, non posso più difenderli. Gli eroi del nuovo mondo se ne sono andati lasciando in eredità un cielo instabile e tanto lavoro.
Per fortuna, niente di noi è andato perduto. Le macerie sulle strade ormai sono quasi scomparse. I massacranti turni cui ci siamo sottoposti hanno riportato l’ordine nella città di Urve. Le nostre capacità hanno superato i ricordi di un passato indotto. A tratti risultano persino amplificate, come se le induzioni cerebrali che per anni ci hanno nutrito di bugie fossero ancora cibo buono, dopotutto.
C’è sempre qualcosa che ci spinge a proseguire, penso tra me. Dobbiamo fare esperienza, apprendere, e stare fermi in un luogo per tanti è diventato impossibile. Ecco perché la maggior parte di noi ha deciso di partire.
Ormai la mia gente è alla curva di Leonardo, devo decidermi: unirmi al gruppo o restare.
– Perché lasciarmi proprio adesso? Scilla scuote la testa. I suoi lunghi capelli ramati sfavillano al sole del crepuscolo.
Lascia la mia presa e muove le mani indicandomi le case quasi ricostruite, alcune persino impreziosite dal marmo rosa recuperato dalle cave.
Le scintille che spigiona sono contagiose.
– Tu vuoi restare – sussurro, voltandole le spalle. Non devo guardarla o rimarrò qui senza sapere se è quello che voglio. A lei piace comandarmi.
– E’ una follia! Resta con me, sorellina. Arriveranno altri e Urve sarà di nuovo nostra – insiste ancora Scilla
Come posso lasciarla qui da sola? Eppure so che devo farlo.
I canali di scolo ai lati del marciapiede mi offrono una via di uscita.
– Sai che non posso. Guarda la pioggia – le rispondo, invitandola a osservare. L’acqua in alcuni punti risale anziché scendere seguendo il sentiero naturale del terreno. E succede da due giorni, da quando la pioggia calda ha cominciato a cadere.
Apro la bocca, alcune gocce mi bagnano la lingua. Hanno il sapore dolce della cannella appena colta. E una sensazione di benessere mi ristora il corpo. Forse è merito della pioggia se non abbiamo più paura, come il tornare a casa dopo un lungo viaggio.
Ormai ho deciso.
– Devo seguire il cammino della pioggia, vedere il punto dove l’acqua si ferma, se esiste. Voglio capire cosa stia succedendo. Lo comprendi, sì?
Scilla non parla più nella mia mente, lascia soltanto la mia mano e rientra in casa.
Forse un giorno ci ritroveremo, forse ritorneremo una, guardandoci negli occhi come accadeva da bambine.
Questo però è il mio momento, la mia crescita, il mio passaggio. Nemmeno per lei potrei recedere, nemmeno per il bene che le voglio.
Vedo il mio doppelganger sorridermi un’ultima volta. Sollevo lo sguardo intorno e mi concentro.
Urve è già lontana, sono davanti al gruppo.
brano tratto da Matrix Anthology
L’amore è un’erba spontanea non una pianta da giardino
Autore: Vari
Editore: Alcheringa Edizioni
ISBN: 978-88-98621-12-5
Prezzo: €. 12,00
Pagine: 234
“Tormento” è il racconto contenuto nell’Antologia.
M.P.
True Stories Verità del terzo millennio
Autore: Vari
ISBN: 978-1-291-44724-8
Pagine: 202
Antologia dedicata al tempo, il terzo millennio, visto da prospettive diverse. Nel brano “Fuori di qui” affronto il tema delle relazioni umane , così pericolosamente facili nell’era delle “chat”.
M.P.
77, le gambe delle donne ovvero: donne in gamba!
Autore: Vari
Editore: BraviAutori.it
Pagine: 294
Antologia dedicata all’universo femminile. Il mio racconto “Sic Est” ha come protagonista una donna del futuro. Sogni, speranze, persino la maternità acquistano un nuovo significato visti attraverso lo scorrere del tempo.
M.P.