Shorts 480 caratteri

Per la serie, se sai scrivere puoi farlo anche in breve, tornano gli shorts. Così il Collettivo di TCN a partecipazione libera lancia la nuova sfida puzzle:

“Uno o più racconti (fino a 5) di qualunque genere in 480 caratteri spazi inclusi (il titolo del racconto è escluso dal conteggio caratteri) ma con l’utilizzo tassativo delle seguenti parole (con l’ordine che preferite): COLORE – SILENZIO – TRATTORIA – GATTO e MUTO (inteso come aggettivo).
Ecco i miei, raccolti nell’eBook 48 racconti in 480 battute…

 

L’orribile gesto

Alla trattoria “Cantailvento” tutti l’amavano eppure nessuno era riuscito a salvarla dall’orribile gesto. Con lo sguardo muto rivolto a terra, al colore porpora che si mischiava al marrone del pavimento rustico dove i resti giacevano inerti, ora gli ospiti le rivolgevano l’ultimo, straziante commiato. Anche il gatto rossiccio della locanda, un certo Ricò, rimaneva colpevolmente in silenzio. L’unica, l’ambita e pluripremiata quiche di lamponi ormai era perduta.

Gatto Goriot

Gatto Goriot, per gli amici GG, dialogò con la folla assiepata fra la trattoria e il muretto della proprietà in disuso. Il silenzio dei felini era interrotto dai miagolii brevi di Goriot che presentava al branco l’ anziano al suo fianco. L’uomo di colore sedeva muto accanto a GG, ma lo rimase solo per poco. A un cenno del suo preferito gridò la soluzione da tempo agognata: «lascito solidale!».

Goriot annuì, traducendo le parole in lingua gattese.

«Questa casa è già nostra.»

Superpotere

Quella sera il silenzio dominava gli ospiti in attesa. Un gatto dal colore indefinibile era entrato in trattoria, catalizzando subito l’attenzione del branco. Muto, sporco e affamato, il povero felino si era comunque inchinato di fronte alla padrona di casa, prima di avvicinarsi al cibo. Bastet ricambiò lo sguardo, ammaliata dal gesto elegante, e comprese. I cattivi trascorsi non lo avevano scalfito . Miagolò in risposta il suo nome. Flight era tornato a casa.

L’orrore a disegno

Muto, come il colore nefasto, il quadro se ne stava immobile su tavolo della trattoria, sorvegliato da JJ, il gatto tigrato. Nella stessa stanza, un uomo e una donna si scrutavano in silenzio da ore in cerca di una scusa per litigare o forse dell’ispirazione giusta per appendere l’opera. Avevano opinioni diverse sulla questione, ma su una cosa erano sempre d’accordo. Ci pensò JJ a risolvere il dramma. Fece pipì sul dannato orrore a disegno, riportando serenità nella coppia.

Echi

Una trattoria che non conosco. Io, il mio gatto e il silenzio spezzato da un eco. No, sbaglio. Sono più echi che raccontano un dove e un perché. Muto, avido solo di ascoltare le voci, osservo l’interno del locale dove ci troviamo.  La situazione singolare mi coglie impreparato. Sulle pareti vedo istantanee di me, della mia vita. Le foto hanno un unico colore, il mio.  È allora che comprendo, guardo il gatto, ricambiando l’ultimo saluto: io sono già morto.