CHIARA GUIDARINI E IL SUO THRILLER PSICOLOGICO
(Intervista raccolta da Monica Porta)
Chiara Guidarini è l’Autrice del thriller psicologico ‘Io dentro ai tuoi occhi’, in cui una serie di eventi apparentemente casuali concorrono a costruire una trama complessa e articolata.
Chiara è qui con noi sulla Soglia Oscura, per parlare del suo libro, di nuovi progetti e di mistero.
1) Chi è stata la fonte di ispirazione per creare il protagonista Federico?
Ciao, grazie per questa intervista. In realtà non mi sono ispirata a nessuno: il personaggio “bussa” alla porta del romanziere e arriva così com’è, col suo carattere nel bene o nel male. Federico, come buona parte dei miei personaggi, ha raccontato la sua storia.
2) Il tuo romanzo è un vero e proprio thriller psicologico nel quale però hai inserito con efficacia la tua conoscenza di vicende storiche. Quanto è stato complesso miscelare con cura due ambiti così differenti?
Da storica appassionata mi piace inserire pennellate che raccontano eventi passati, e spero sempre che il lettore chiuda i miei libro con un arricchimento, lo stesso che ho trovato io indagando su fatti di ieri.
In “io dentro ai tuoi occhi” sono dovuta tornare al terremoto che ha distrutto l’Appennino nel 1920, quindi indietro di un secolo. Cosa c’era, e cosa non c’era nel secolo scorso?
Inoltre, ho scoperto come pulire statue di marmo, mi sono documentata sulla parapsicologia e sui fenomeni soprannaturali, cercando poi di inserire tutto nel romanzo senza renderlo pesante. Se sono riuscita nel compito, solo il lettore può dirlo.
3) La storia trae spunto da eventi reali? Vuoi raccontarci come ti sei documentata?
Il terremoto del 1920 è reale, lo studio arriva dal libro del collega autore e amico Paolo Lazzaro Capanni, “1920”, nel quale è raccontata tutta l’annata. Da appassionata ricercatrice d’archivio non potevo non raccontare il lavoro di documentazione sugli archivi stessi, mentre la parte per me più difficile è quella relativa al paranormale, allo sviluppo del personaggio di Catia, che è una creatura che più volte è sfuggita al mio controllo proprio per questa sua peculiarità di comunicare con un mondo spirituale. Per me è stata la sfida più difficile perché volevo inserire personalità forti e complesse ciascuna con una propria caratteristica predefinita. Non per niente il contro bilanciamento viene da Christian, scettico e amante della scienza, che non crede assolutamente a quello che asserisce Catia, seppur questo non influenzi il loro rapporto d’amicizia. Il mio libro doveva avere un connotato paranormale senza essere un paranormal, mantenendo l’alone storico senza essere uno storico, per questo è narrato in prima persona da Ginevra: il lettore è nella mente di Ginevra, non poteva essere che un thriller psicologico.
Lavorare in biblioteca mi ha permesso di capire il funzionamento, in modo da fare sì che la mia protagonista, Ginevra, potesse essere caratterizzata al meglio. Inoltre gli apparati storici del mio paese dei quali ho seguito un pochino il restauro sono stati una buona palestra di studio per parlare di monumenti antichi.
4) Ti sei cimentata con diversi generi, dal thriller al fantasy. In quali ti riconosci di più e quale potrebbe essere la prossima sfida letteraria (intesa proprio come genere)?
Mi piace scrivere thriller ma il mio amore è per il genere storico. La storia insegna e parla e non riesco a non ascoltarla. Mi piace troppo indagare nei carteggi, scoprire vite, dipanare intrecci nascosti tra le pieghe del tempo. Quello che sto facendo ora è proprio una sfida. Ho sempre detto che non avrei scritto della seconda guerra mondiale perché è tutto troppo complesso, ma alla fine sto scrivendo della seconda guerra mondiale, ci sto provando, e dovrebbe –forse per il 2090 – uscire una trilogia divisa proprio nelle annate che indagano vicende storiche reali. Ho scoperto di cuori che battevano sotto le divise, ho esumato storie sepolte; bambini perduti e altri ritrovati, storie di ieri e di oggi che hanno richiesto amore e coraggio, impegno e forza, e vorrei non lasciare andare tutta questa preziosa documentazione. Vorrei che le loro storie rimanessero scritte, affinché non vengano dimenticate. Ci provo, ci sto provando.
5) Per ‘Io dentro ai tuoi occhi’ stai pensando a un prequel, un sequel o comunque un’estensione del romanzo con un’altra vicenda ma che condivida le stesse atmosfere?
Non ci ho pensato. Suppongo che la storia di Ginevra finisca lì, ma può anche essere che un domani nasca qualche spin-off. Il tocco gotico nei miei romanzi non manca mai, ove possibile. Idem quel qualcosa di strano, non così strano da dire paranormal, ma abbastanza strano da incuriosire e, spero, affascinare.
6) Se disponessi di un telefono soprannaturale e ‘sbagliassi’ numero di telefono, con quale grande artista del passato (scrittore, poeta, musicista, pittore…) vorresti parlare e perché?
Per una come me, amante della storia, è proprio meglio non averlo quel telefono. Perché sennò penso che partirei da Adamo e arriverei fino ai giorni nostri… domande ne ho per tutti.
7) In un ipotetico podio (3 posti), quali libri metteresti sopra a esso e per quale motivo?
Tutta la saga della Torre Nera di King… l’ho adorata. Quando si adora qualcosa si adora e basta, l’arte non ha spiegazione e io non me lo spiego.
Poi “volevo solo averti accanto” di Balson e Marion Zimmer Bradley tutto quanto.
8) Qual è il tuo metodo di lavoro?
In genere lascio che sia il personaggio a parlare, lo lascio creare la sua trama. Quello è il momento in cui nasce lo scheletro, che poi va riempito con tutto il resto che però viene dopo. Inizia il giro di bozze che nel mio caso possono essere una, due o tre… dipende. Poi c’è la stagionatura, che è il tempo lungo che mi permette di staccarmi emotivamente dal romanzo e aspettare che chiami. Quando chiama, è il momento in cui vedo anche i falli. Ed è il momento in cui si sistema per la bozza finale.
9) Hai qualche particolare vezzo/particolarità quando ti dedichi alla scrittura (es. solo di notte, un bicchiere di vino rosso vicino alla tastiera…)
In genere ho solo molto disordine sulla scrivania: libri aperti, vari appunti, fogli sparsi, penne ovunque…
10) E ora, la domanda finale… Sei mai stata testimone di un evento paranormale o di una situazione inspiegabile?
Sì. Ho gestito una piccola rocca in Appennino e ci sono state diverse sessioni con ricercatori del paranormale. Ho vissuto eventi molto affascinanti dei quali non so dire quanto la tensione psicologica fuorviasse la realtà. Tuttavia mi piace “scoprire nell’impossibile la soluzione possibile”, quindi… perché non provare a cercarla anche negli eventi più particolari?