La Soglia Oscura
Maria Elena Cristiano

MARIA ELENA CRISTIANO, TRA HORROR E IRONIA
(Intervista raccolta da Gabriele Luzzini)

Maria Elena Cristiano è un’autrice di Thriller e Horror che negli ultimi tempi ha consolidato sempre più la sua presenza nel panorama letterario italiano.
E’ appena uscita la sua ultima, interessantissima fatica letteraria e cioè ‘Malefici’. Parleremo con lei del romanzo, di scrittura e di paranormale.

1) ‘Malefici’ presenta un’ulteriore maturazione nel tuo stile narrativo, con una ricerca stilistica evidente pur non rinunciando alla consueta fluidità alla quale ci hai abituato. Hai iniziato a scriverlo subito dopo il tuo precedente ‘Me and the Devil’?
Sono lieta che tu ritenga maturato il mio stile. Per un autore è fondamentale evolvere migliorando tecnica e concezione narrativa in maniera da risultare fedele a se stesso, ma mai ripetitivo, riconoscibile, ma non noioso, e nell’horror, che è un genere che si regge sul pathos, l’azione e i colpi di scena, rinnovarsi è essenziale. In realtà la stesura di “Malefici” è antecedente a quella di “Me and the Devil”. Il mio nuovo romanzo, infatti, è il primo capitolo di una saga dedicata ad antichi miti e leggende, ed era stato già ultimato quando mi sono misurata con lo spettro di Robert Johnson. Dopo aver pubblicato “Me and the Devil”, mi sono dedicata alla scrittura del sequel di “Malefici”: “Sad Satan. La setta del Diavolo triste”, che credo uscirà a fine anno.

2) La trama di ‘Malefici’ la avevi interamente in mente oppure si è sviluppata mentre la scrivevi? Mi spiego meglio, il tuo processo di scrittura ha previsto una dettagliata struttura definita all’inizio o ti sei lasciata portare dalla storia?
“Malefici” nasce da un viaggio in cui ho avuto modo di visitare l’Isla de las Munecas, un isolotto immerso nella laguna del lago Texcoco nella delegazione di Xochimilco a Città del Messico. Sono rimasta talmente colpita dalla lugubre ed infinita moltitudine di bambole impiccate, legate, imbrigliate a rami, legni e capanne, che non ho potuto esimermi dal raccontare la storia, ovviamente romanzata, di quello squarcio di delirio in Terra. Prima di mettermi a scrivere ho svolto un’attenta ricerca documentaristica sulla zona e i suoi trascorsi storici e quando ho avuto ben chiaro l’antefatto in mente, ho lasciato che la mia ispirazione prendesse il sopravvento, sciogliendo le briglie dei miei protagonisti che, come al solito, mi hanno condotto dove ritenevano più opportuno.

3) Il medium Wallstone all’inizio non è un’esemplare di rettitudine. Cosa ne pensi della comunicazione coi defunti? In alcuni casi è autentica? C’è sempre un Joseph Fuller ‘in ascolto’?
Fred Wallstone è il prototipo dell’imbroglione che si approfitta della credulità dei ricchi annoiati in cerca di emozioni a pagamento. Un furfante dal cuore nobile, che scopre di essere un uomo migliore di quanto lui stesso abbia mai sospettato. Joseph Fuller, lo spettro di un ragazzo trucidato nella strage del liceo Columbine, diventa lo spirito guida di Fred trasformandolo da ciarlatano a medium di razza. Sono una scrittrice horror appassionata di esoterismo, però vengo da una formazione scientifica: mio malgrado sono un medico, anche se non ho mai esercitato. I miei studi mi rendono formalmente scettica verso il soprannaturale, ma assolutamente possibilista. Credo che tipi come Rosemary Althea e Gustavo Rol siano bravi imbonitori da fiera, ma non escludo che nel silenzio e nell’oscurità di un’anonima stanza, persone “comuni” dialoghino con l’aldilà con facilità estrema.

4) Hemingway disse ‘ Non c’è niente di speciale nella scrittura. Devi solo sederti davanti alla macchina da scrivere e metterti a sanguinare.’ Di fatto, condensa l’essenza dello scrittore. Quanto c’è delle tue esperienze nei tuoi romanzi?
Assolutamente tutto. I miei scritti, siano essi racconti o romanzi, trasudano di me, delle mie esperienze, paure, vizi, ossessioni, pregi, per pochi che siano. I personaggi che animano le mie storie sono spicchi della mia personalità, sezionata e rimodellata a seconda delle esigenze narrative.

5) Vuoi indicare 3 artisti, non necessariamente autori/scrittori, che hanno contribuito a forgiare il tuo immaginario?
Solo tre? Compito arduo. Sintetizziamo così: scrivo per colpa di Stephen King, ho studiato medicina per colpa di Thomas Harris, sono totalmente refrattaria all’autorità costituita per colpa di Alice Cooper.

6) L’isola delle Bambole, che troviamo sempre in ‘Malefici’, è sicuramente un luogo poco rassicurante. Vuoi raccontarci qualche esperienza in posti insoliti e le sensazioni che ti hanno trasmesso?
Le sensazioni che ho provato visitando l’isola delle Bambole sono descritte con dovizia di particolari nel romanzo. Posso raccontarti un altro piccolo, ma insolito, episodio. Quando avevo quindici anni andai a visitare con la scuola San Gimignano, ridente cittadina medievale in provincia di Siena, ed ebbi la netta impressione di essere osservata malevolmente mentre passeggiavo per un vicolo angusto che costeggia la torre del Podestà. La sensazione fu letteralmente orribile: freddo intenso, nausea ed oppressione. La guida turistica che ci accompagnava ci spiegò, pochi minuti dopo, che in quel viottolo ci impiccavano le donne accusate di stregoneria fino alla prima metà del Rinascimento.

7) I tuoi inizi ti hanno visto all’opera in antologie corali. Hai incontrato qualche difficoltà a passare da una dimensione narrativa più circoscritta a una di più ampio respiro quale è il romanzo?
No, passare dal racconto al romanzo mi viene assolutamente naturale. La mia testolina bacata quando partorisce un’idea ha già deciso se sarà uno scritto lungo o breve. Mi sistemo davanti al computer portatile e lascio che il mio inconscio lavori per me.

8) Tornando ad un tuo precedente romanzo e cioè ‘Me and the Devil’, parli del leggendario bluesman Robert Johnson ed è innegabile l’acre olezzo sulfureo che emerge procedendo nella lettura come sono evidenti le accurate ricerche che hai effettuato. Cosa ti ha colpito in particolar modo delle informazioni che hai raccolto e che magari non hai potuto inserire nel romanzo?
“Me and the Devil” è un romanzo che mi somiglia, mi sono divertita a scriverlo, a ricreare l’atmosfera di spensierata dissolutezza della scena rock di Los Angeles degli anni ’80, facendo incontrare il mitico Johnson, morto negli anni ’30, con un gruppo di scanzonati, e delinquenziali, metallari dai capelli lunghi. Il Diavolo, assoluto protagonista del libro, è un’icona di stile e di perdizione, un Keith Richards senza volto, ma con la bandana. Il materiale che ho dovuto scartare per rendere il romanzo fluido e scorrevole è stato davvero molto: aneddoti, testi di canzoni, personaggi accessori. Tutto è però gelosamente conservato in una cartellina sul desktop del mio laptop e potrebbe tornare utile per prossime incursioni nel mondo dannato della musica.

9) Quali sono le tue principali fonti di documentazione per i tuoi scritti?
Libri, Wikipedia, saggi, viaggi, leggende, miti, canzoni…

10) E infine, la domanda conclusiva di ogni intervista su ‘La Soglia Oscura’: Sei mai stata testimone di un evento paranormale?
Sì. Sempre in Toscana, la terra di Dante e Boccaccio mi ispira… Due anni fa andai in vacanza in un torrido agosto in quel del Galluzzo e, zaino in spalla e cappello ben calcato sulla testa, ho esplorato Firenze, Pisa e Siena in lungo ed in largo. Nel Duomo di Pisa ho scattato all’incirca trecento foto. In una di queste si vede la sagoma trasparente di una bambina bionda con un grazioso abito bianco. Per scattare la foto mi ero inginocchiata per immortalare la pala dell’altare maggiore e posso assicurarti che la bimba non c’era. Ho fatto vedere l’immagine ai proprietari del resort dove alloggiavo e mi hanno raccontato una strana storia a proposito di una bambina di sei anni scomparsa nel Duomo circa vent’anni prima che, ogni tanto, appare nelle foto dei turisti.

Ti ringrazio per essere stata qui con noi, sulla Soglia.