La Soglia Oscura
Interviste,  Cristiana Astori

CRISTIANA ASTORI, LA ‘DAMA DEL GIALLO’
(Intervista raccolta da Gabriele Luzzini)

Cristiana Astori è autrice di romanzi, graphic novel e traduttrice, nonché riconosciuta ‘Dama del Giallo’ nel panorama italiano. In questi giorni è stato pubblicato il suo ultimo romanzo ‘Tutto quel buio’ per la Elliot.
Oggi ci confrontiamo con lei riguardo le sue opere, la scrittura e l’inspiegabile.

Ciao Cristiana e innanzitutto benvenuta sulla Soglia…

1) Sei autrice sia di romanzi che di graphic novel. Il processo creativo col quale affronti le due espressioni artistiche è il medesimo oppure i meccanismi sono differenti?
Innanzitutto un saluto allo staff della Soglia e ai suoi lettori, e grazie per l’ospitalità in questo luogo fantastico e oscuro..! Per rispondere alla tua domanda, sicuramente il romanzo e la graphic novel hanno punti in comune, in particolare per quanto mi riguarda, la stesura di una traccia/sinossi di riferimento, poi divergono totalmente. Quando scrivo un romanzo, infatti, parto da un’atmosfera e da un’idea originaria che viene poi sviluppata e ampliata, mentre nel caso di una graphic novel avviene l’opposto: l’idea stessa, così come i dialoghi e i personaggi, vanno asciugati e semplificati. Inoltre del fumetto la creazione di personaggi, ambienti e atmosfere avviene in collaborazione con il disegnatore, mentre durante la stesura di un romanzo sei solo con le tue creature… entrambi gli approcci mi affascinano, così come fin da ragazzina ho sempre divorato indiscriminatamente libri e fumetti.

2) E’ disponibile il tuo nuovo romanzo ‘Tutto quel Buio’ Hai pubblicato quattro romanzi (e un racconto) con la medesima protagonista Susanna Marino. Le opere precedenti sono ‘Tutto quel nero’, ‘tutto quel rosso’, tutto quel blu’ e ‘tutto quel pulp’ (dove c’è il racconto). Sembrerebbe quasi che il personaggio, una studentessa universitaria appassionata di horror, sia il tuo alter-ego. Come è ‘nata’ Susanna Marino?
Susanna Marino è nata del tutto per caso durante la scrittura di Tutto quel nero: cercavo un personaggio che per motivi di trama tendesse a identificarsi con Soledad Miranda (la musa del regista Jess Franco morta a ventisette anni in un tragico incidente d’auto) et voilà, è venuta fuori Susanna. Protagonista delle mie detection non è dunque il classico investigatore duro e capace a sparare, ma una studentessa di cinema squattrinata e disoccupata che per mantenersi all’università viene ingaggiata da un misterioso collezionista per mettersi sulle tracce di una pellicola maledetta. Anche il nome è quasi casuale, l’unica certezza era che avesse le stesse iniziali della Miranda, S-M. Credevo che l’esistenza di Susanna finisse lì, con la fine del Nero, invece i miei lettori hanno cominciato a interessarsi di lei, a chiedermi se si sarebbe mai laureata, o fidanzata, o se prima o poi avrebbe trovato un lavoro decente. Così ho scritto Tutto quel rosso, nato principalmente dalla passione dei miei lettori, e poi il Blu e adesso il Buio… tutte le volte dico che è l’ultima, ma poi la prima a divertirmi sono io mentre racconto le sue storie, quindi perché no? Susanna Marino mio alter ego? Be’ diciamo che siamo tutte e due fissate di cinema, e anche incredibilmente testarde e nelle nuvole, poi per il resto chi lo sa…

3) In ‘Tutto quel buio’ la storia ruota attorno alla pellicola “Drakula halála?” (conosciuto anche come ‘Dracula’s Death’) che è considerato una creatura mitologica della cinematografia. Quali percorsi hai utilizzato per documentarti?
In generale, la prima fonte di ispirazione è la rivista di cinema Nocturno che con i suoi inserti speciali sui Misteri d’Italia mi ha fatto appassionare all’idea delle pellicole scomparse, poi in questo caso mi sono state preziose le ricerche dello studioso Gary D. Rhodes, uno studioso americano dell’Università di Belfast. Rhodes è riuscito a trovare e a tradurre la novelization dell’epoca del Drakula halála, che mi ha permesso di ricostruire alcune scene del romanzo, come le nozze di Drakula e la psicologia del personaggio di Mary. Ci sono inoltre tre fotogrammi del film, gli unici pervenuti, con le foto degli attori e del regista: quando li ho visti non ho saputo resistere, dovevo a tutti i costi raccontare la loro storia!

4) Nel nuovo romanzo offri una versione reale ma al contempo estetica di Budapest, sfumando i rigori architettonici della città con una visione idealmente espressionista e rendendo la sua essenza una presenza tangibile anche nelle pagine più concitate. Quanto incide in un thriller l’ambientazione e quanto specificamente per ‘Tutto quel buio’?
Non so quanto incida in generale, ma per me come autrice l’ambientazione è fondamentale. Quando sto per raccontare una storia, la prima cosa a cui penso non è la trama, nè l’assassino, ma sono tutta tesa a intrappolarne l’atmosfera, perché è quella che dà unità narrativa e tematica a ciò che accade, ma soprattutto, se è ben fatta, getta con prepotenza il lettore all’interno del libro. Non per niente durante la scrittura dei miei romanzi mi sono posta una sfida: le storie di Susanna devono avere tutte lo stesso personaggio e alcune costanti, come la ricerca di un film scomparso e determinate situazioni ed emozioni, ma nello stesso tempo devono essere tutte diverse per quanto riguarda il mood: il Nero infatti si ispira all’esoterismo anni Settanta e ai film ingenui e morbosi di Jess Franco, il Rosso al cinema di Dario Argento e al poliziottesco italiano, mentre il Blu racconta gli anni Ottanta, le storie di ragazzini stile Goonies, la fantascienza di Terminator, l’ironia dei buddy movies e la trasgressione del rock… Al termine della trilogia mi sono resa conto che in un modo o nell’altro molte mie tematiche erano state riprese ed emulate, volutamente o no (vedi la moda dei thriller con citazioni anni 70 e il ripescaggio del culto degli anni 80 come in Stranger Things ecc) così mi sono detta: ora voglio scrivere qualcosa di completamente diverso e fuori moda… mi rendo conto che editorialmente possa essere controproducente, ma io amo essere demodè, e fare di testa mia, così mi sono accostata ai film muti e alle atmosfere espressionistiche, ed è nato Tutto quel buio.

5) La tua antologia di racconti ‘Il re dei topi’ si è guadagnata l’apprezzamento di Joe R. Lansdale (complimenti!) che ti ha definita ‘Una scrittrice di storie lucide e taglienti’. Tra i grandi autori scomparsi (nel senso di defunti), da chi avresti voluto un endorsement per una futura raccolta?
Senza dubbio da Donald Westlake, sia con la sua firma che con quella del suo alter ego Richard Stark: adoro il suo stile asciutto, e la sua capacità di essere ironico e grottesco, e anche feroce e crudele.

6) A fronte di una necessità investigativa, da quale personaggio della Letteratura vorresti essere affiancata?
Dall’intrigante Philip Marlowe ovviamente, e, in sua assenza, dal grande Lebowski.
(cinema e letteratura per me quasi coincidono)

7) Hai tradotto molti romanzi di Jeff Lindsay con protagonista il personaggio Dexter Morgan. Quanto è difficile riuscire a rendere in italiano l’ironia e i giochi di parole che caratterizzano un personaggio così complesso?
Tradurre Dexter è stata un’esperienza divertente, anche perché i romanzi sono molto più caustici e irriverenti della serie tv, inoltre, essendo i libri scritti in prima persona mi è capitato di arrivare a immedesimarmi con i modi di dire e il punto di vista del nostro amato killer. Certo, l’operazione di traduzione non è stata facile: per esempio Dexter in inglese parla utilizzando l’allitterazione D, quindi esordiva spesso con frasi tipo: Ed ecco che il vostro Desolato e Deragliato Dexter… oppure il vostro Devoto Distruttore Dexter… insomma, mi ero sbizzarrita a trovare appellativi coerenti al contesto che iniziavano con la lettera D, elemento che nel lessico della serie tv per esempio si perde. L’unica volta in cui mi sono arresa è stata l’espressione “Daddy Dexter” che sono stata costretta a rendere con: il vostro paparino Dexter… ma mantenere il vezzo qui era impossibile. Poi ci sono numerose altre sfumature di senso, tra cui il ritmo della parlata e l’ironia, spesso riferita ad aspetti della cultura americana… insomma, quando si traduce la cosa fondamentale è voler bene all’autore e al personaggio per non far prevalere il proprio ego di scrittore. Insomma, come direbbe il nostro amico, mantenersi il più possibile Devoti a Dexter, e ovviamente al suo autore, Jeff Lindsay.

8) Nelle tue creazioni attingi alle tue esperienze personali? In che misura?
Be’ mi fossero successe tutte le cose che sono capitate a Susanna Marino non so se sarei ancora qui a raccontarlo! Scherzi a parte, mi associo a quello che dice Stephen King, cioè che lui quando racconta è sempre sincero, non perché i fatti che narra siano tutti veri, ma perché sono vere le emozioni che li accompagnano.

9) Quando ti viene un’idea, inizi a svilupparla su carta o passi direttamente alla tastiera del computer?
Come accennavo, le mie idee consistono nell’atmosfera, nel mood che desidero raccontare, e poi anche nei personaggi… penso ai personaggi che vorrei veder vivere e combinare guai dinanzi a me ancora prima della trama, e mi appunto tutto su carta. Anche la trama in realtà la sviluppo su carta, perché scrivo a mano una sorta di scaletta/sinossi, poi la risistema o pc aggiungendo punti salienti e dettagli. Infine la stampo e la sviluppo punto dopo punto, sempre al computer, perché mi piace essere libera di cancellare più volte finché non ho trovato l’aggettivo che mi convince o il ritmo giusto della frase. Ho però l’abitudine, che confina con il rito, di scrivere sempre su carta l’incipit dei miei libri, anche se poi la mia pessima grafia riesco a decifrarla soltanto io.

10) Visto che siamo su ‘La Soglia Oscura’, non posso esimermi dal farti un’ultima una domanda: ti è mai capitato qualcosa d’inspiegabile e vorresti raccontarcelo?
A dire il vero mi sono successi parecchi fatti inspiegabili, in particolare legati alla figura di Soledad Miranda e a quella di Bon Scott, i cui “fantasmi” compaiono in Tutto quel nero e in Tutto quel blu. Non ne discorro però volentieri nè durante presentazioni affollate nè qui sul web: per ora ho come la sensazione che raccontare questi fatti per parlando dei miei libri sia come spettacolizzare qualcosa di intimo che Soledad e Bon mi hanno mormorato sottovoce nel Buio…