La Soglia Oscura
Parapsicologia

Gli Spiriti di Torino – di Sabrina Bologni

Torino fu la prima città italiana che accolse la “scienza degli spiriti”. Nel 1856 nacque la prima Società Spiritica Italiana e da questa, nel 1863, la Società Torinese di Studi Spiritici che, dall’anno successivo pubblicò gli Annali delle Spiritismo in Italia, punto di riferimento per tutti gli studiosi dell’argomento.

Nel 1865 Vincenzo Scarpa, che usava lo pseudonimo Niceforo Filatete, segretario del Conte di Cavour ed in seguito del principe di Carignano divenne direttore dell’Annale e rimase in carica per circa trent’anni. Secondo il suo parere lo spiritismo doveva essere valutato con metodo scientifico e partire dal presupposto che gli spiriti non sono astrazioni, ma esseri definiti, limitati, circoscritti: incarnati nel corpo, ne costituiscono l’anima; sciolti dal corpo ne conservano una spoglia fluidica più leggera. L’uomo è diviso in tre parti: l’anima o spirito, principio intelligente in cui risiede il senso morale; il corpo, involucro temporaneo che racchiude l’anima; il perispirito involucro semi materiale che è il legame tra l’anima e il corpo. ”Il perispirito quindi è parte integrante dello spirito, come il corpo è parte integrante dell’uomo; ma il perispirito solo non è punto lo spirito, come il corpo solo non è punto l’uomo; esso è per lo spirito ciò che per quest’ultimo è il copro, vale a dire lo strumento della sua azione”. ( Annali dello Spiritismo in Italia 1864).

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Tra i tanti luoghi emblematici dello spiritismo torinese, ricordiamo Via Bava dove nel novembre del 1900, in uno scantina al numero sei accadevano dei fatti piuttosto insoliti: le bottiglie si muovevano da sole e cadevano sul pavimento o andavano fracassandosi contro le pareti. Del fatto ne parlarono persino i giornali definendo il luogo “la cantina dei fantasmi”. Il tutto cessò, dopo un mese circa, in concomitanza con il licenziamento del garzone dell’osteria. Uno scherzo di qualche buontempone? In realtà il fatto fu preso molto sul serio, tanto che se interessò persino Cesare Lombroso, che dopo aver assistito ad una serie di esperimenti della medium Eusapia Paladino, dimostrò una pacata ma concreta apertura verso i cosiddetti fenomeni paranormali. Oggi il fenomeno sarebbe considerato in quella fenomenologia che i parapsicologi definiscono “Poltergeist”.

Enrichetta Naum, invece, pare che con gli spiriti ci vivesse a stretto contatto e che questa sua “convivenza” la costrinse a spostamenti continui, da via Cappel Verde, a via Della Basilica e infine in via Garibaldi. Per anni fu una preziosa consigliera per quelle persone tormentate dalla presenza degli spiriti; Enrichetta offriva a tutti la sua esperienza invitandoli a recitare una preghiera nella chiesa del Corpus Domini.

Ai tempi della ghigliottina, la tradizione popolare sosteneva che i fantasmi di alcuni condannati si aggirassero di notte in piazza Carlo Emanuele II, in particolare fu visto in più occasioni lo spettro di una cappellaia condannata per aver ucciso il marito.

Nella notte tra il 28 e il 29 agosto 1861 un incendio devastò degli edifici in via Tarino e causò la morte di alcune persone; per un certo tempo si raccontò che i fantasmi dei morti tra le fiamme ritornassero tra le macerie per raccogliere le cose appartenute loro durante la vita. Nello stesso periodo, molte persone giurano di aver visto il fantasma di uomo che si era impiccato in una delle soffitte della casa all’angolo tra via Milano e via IV Marzo, aggirarsi in piazza Delle Erbe (Palazzo di Città).

Tra gli altri fantasmi di Torino si ricorda spesso quello di Elena Matilde Provana di Druent, che si aggirerebbe nelle sale di Palazzo Barolo, da dove morì gettandosi da una finestra nel 1701.

In un edificio di Via Mascara, strada che oggi non esiste più ed era situata tra via Tasso e via Conte Verde, intorno alla metà del XIX secolo una donna era tormentata da un sogno ricorrente: tre scheletri dentro tre bare che facendo alcuni movimenti la incitavano a seguirli. La donna si confidò con alcuni amici, alcuni le consigliarono di recarsi da un medium, altri da un medico, ci fu qualcuno che invece propose di indagare se nella casa si aggirassero anime in pena. Fu la giusta soluzione, infatti nelle cantine furono ritrovati, sepolti sotto mezzo metro di terra, tre sacchi contenenti altrettanti scheletri.

Articolo tratto dal sito

‘TRA STORIA E MITO’