La Soglia Oscura
Parapsicologia,  Misteri

I fantasmi di Fumone – di Monika M.

Quando possibile mi piace visitare i luoghi che nei miei romanzi cito o narro. Non ho quindi resistito alla tentazione di far visita a Fumone, a pochi passi da Roma. Il mio romanzo in stesura, “Aquila, le vette dello Spirito”, prende inizio proprio da qui… o meglio dalla morte che queste mura ospitarono: la dipartita terrena di Celestino V. Il castello di Fumone ne su infatti prigione ed è tra queste mura che il papa dimissionario, ormai tornato Pietro dal Morrone morì dando vita all’immortalità del Santo. Arrivati a Fumone il primo enigma da risolvere è comprendere dove sia il Castello, questo infatti è completamente inglobato nel borgo e ne è il cuore, unicamente inerpicandosi per i ripidi e caratteristici vicoletti si trova il suo accesso. Visite di gruppo sono organizzate sin dalle prime ore della mattina e dopo essermi assicurata che avrei potuto vedere la cella che ospitò Celestino V mi aggrego al minuto gruppetto. Il Castello sorprendentemente rivelerà però molto più di quel che mi aspettavo, almeno a chi come me è appassionato di mistero e fantasmi! In fondo che castello sarebbe senza il fantasma che in esso si aggira? Ebbene qui di fantasmi però ce ne sono almeno tre! Ma andiamo con ordine, la visita inizia con una scala ripida che ci conduce accanto ad un profondo pozzo, l’aspetto grazioso trae in inganno. Quel pozzo infatti detto “delle vergini” serviva a dar morte alle donne che, appena sposate, non giungevano vergini al giorno delle nozze… privando così il Signore del Castello del diritto :”jus primae noctis”. Le urla strazianti delle malcapitate echeggiavano nelle notti del borgo, come monito ed avvertimento per le altre! La visita continua poi conducendoci in quel che è la piccolissima cella riservata al prigioniero di Bonifacio VIII che, terrorizzato dalla possibilità di uno scisma, fece rinchiudere nella fortezza il Papa dimissionari. La stanza microscopica induce il visitatore a chiedersi come un uomo potesse vivere lì per mesi, Pietro era un’eremita e proprio questo ha fatto sì che egli resistette. Inoltre le mura di pietra emanano una fredda umidità e le temperature, anche in autunno potevo constatare io stessa, erano glaciali e questo rende la sensazione di patimento provata da Celestino V ancor più tragica. La guida a questo punto ci informa che un altro Papa pare esser lì morto, ma il suo corpo mai venne ritrovato: Gregorio VIII , molti sono convinti il suo spirito irrequieto si aggiri ancora tra le mura del castello, tutt’ora abitato! Nonostante la pena provata in questo luogo aleggia una sensazione di pace, la cappella accanto costruita con i suoi colori caldi rinfranca lo spirito del visitatore… questo non si può però dire della stanza successiva. In una piccola stanza attendiamo, tutti rivolti verso una teca chiusa, che il suo contenuto venga svelato. Un bambolotto, penso inizialmente, ma non è così. Quel che viene svelato è il corpo imbalsamato di un bambino: il marchesino Francesco Longhi, ucciso per invia dalle sue stesse sorelle con piccole ma costanti somministrazioni di arsenico. La vista è già inquietante ma la narrazione degli eventi lo è ancor di più! La madre, impazzita dal dolore, si recava tutti i giorni in quella che era la stanza del figlio per cambiarlo di abito, forse realmente convinta che questo fosse ancora vivo. Tutti i quadri presenti nel Castello, che la donna raffigurano, vennero ridipinti aggiungendo l’abito nero del lutto. Ed è quello della madre: Emilia Caetani Longhi il terzo fantasma che pare aleggi alla ricerca del figlio perduto. Leggenda vuole che ancora oggi si odano i suoi passi recarsi a quella teca e che il marchesino, come ogni bambino, compia delle marachelle nascondendo i suoi oggetti ancora conservati nella teca. Non mi credete? Ebbene potete far visita al Castello… e so che, come me, avvertirete dei brividi al cospetto di quella teca!

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