La crisi di Belgrado
“In un articolo che ho letto su un mensile veniva citata una relazione del comandante austriaco Botta d’Adorno ed inerente ad alcuni casi di vampirismo.
E’ possibile avere qualche informazione in merito? Mi sembra molto strano che un militare perda tempo con leggende e folklore.”
Enrico Pavesi
Enrico Pavesi
Il caso da Lei citato è conosciuto come “Crisi di Belgrado” e vide il comandante Austro-Ungarico Botta d’Adorno affrontare un presunto vampiro nel 1732. Nel XVIII secolo, infatti, era proprio l’autorità militare ad intervenire di fronte ad epidemie vampiriche. Le informazioni raccolte dal comandante dipinsero un quadro allucinante: Arnoldo Polo, tumulato da tre giorni, si era manifestato come “Revenant”. Il non-morto si nutriva sia di esseri umani che animali e nell’arco di pochi mesi le vittime furono diciassette… Spirarono senza un motivo evidente, forse contagiate da animali domestici che avevano subito il micidiale abbraccio di Polo. Botta d’Adorno e la delegazione di esperti che lo seguivano aprirono il sepolcro, trovando l’uomo addormentato, con unghie e capelli che erano cresciuti e col cuore che gli batteva ancora nel petto. Seguendo le classiche procedure anti-vampiriche, il corpo di Arnoldo Polo fu attraversato da un bastone appuntito che gli spaccò il cuore, facendo sgorgare un liquido denso e bianco mischiato a sangue fresco. Successivamente, gli frantumarono la testa con un’ascia e seppellirono le misere spoglie nella calce viva. Nel rapporto che fu stilato e riservato agli occhi di alte Autorità fu scritto: ” Sangue fresco rinvenuto nel petto, assenza di sangue coagulato nei vasi arteriosi e venosi in prossimità del ventricolo. Medesima condizione per i visceri.”