Mutus Liber – di Matrona Malice
Il Mutus Liber – “Libro Muto” in quanto sprovvisto di testo – rappresenta forse il più famoso ed enigmatico testo alchemico.
In sole 15 tavole, sono illustrate tutte le operazioni fondamentali della Grande Opera attraverso un insieme di immagini allegoriche, ricche di dettagli, il cui simbolismo il lettore è chiamato ad interpretare. Il linguaggio iconografico è considerato sufficiente di per sé a comunicare quei segreti che è vietato esprimere per mezzo della parola. Le uniche frasi scritte si trovano nella prima, nella penultima e nell’ultima tavola. Nella prima tavola leggiamo: MUTUS LIBER, IN QUO TAMEN tota Philosophia hermetica, figuris hieroglyphicis depingitur, ter optimo maximo Deo misericordi consecratus, solisque filiis artis dedicatus, authore cuius nomen est Altus. 21.11.82. Neg: 93.82.72. Neg: 82.31.33. Tued.” Ovvero: “Il Libro Muto, nel quale l’intera filosofia ermetica viene rappresentata in forma di figure geroglifiche, consacrato a Dio misericordioso, tre volte massimo ottimo, e dedicato ai soli figli dell’Arte, dall’autore il cui nome è Altus”. Non sfugge il doppio senso cabalistico, vale a dire il gioco che permette il latino fra il dativo plurale di solus e il genitivo singolare di sol la cui ortografia è identica,il quale fa in modo che si possa intendere sia “dedicato ai figli dell’arte e del sole”,sia “e dedicato ai soli figli dell’arte”: solisque filiis artis dedicatus. Le enigmatiche serie di numeri e di sigle che seguono vanno lette al contrario (da destra a sinistra) e si rivelano essere dei riferimenti a specifici versetti biblici: Gen. 28.12-12: (capitolo28)La visione di Giacobbe. – (versetto 12)Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra,mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa Gen. 27.28-39 (capitolo 27)Isacco benedice Giacobbe – (dal versetto 28, al versetto 39) <<[…] Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto. Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!>> Il capitolo continua con la Disperazione di Esaù escluso dalla benedizione, Deut. 33.13-28. In questo capitolo,col titolo Benedizioni di Mosè alle tribù d’Israele, il versetto 13 fino al 28 si benedice la tribù di Giuseppe, di Zabulon,di Gad, di Dan,di Neftali,di Aser, ___ Nella penultima tavola, in fondo, leggiamo: “Ora Lege Lege Lege Relege labora et invenies”. Cioè: “Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e troverai” Consiglio singolare per un libro in cui non c’è praticamente nulla da “leggere” in senso stretto, eppure è un invito prezioso a ricavare dalle immagini quegli insegnamenti che la parola non potrebbe comunicare. ___ Nell’ultima tavola, i due filatteri che escono dalla bocca dell’uomo e della donna inginocchiati di fronte alla gloria dell’alchimista recano le parole: “Oculatus abis”, ovvero: “Chiaroveggente(dotato di occhi ) te ne vai”. E’ quasi certo che l’autore del Mutus Liber, celato dallo pseudonimo “Altus”, sia Jacob Sulat o Saulat, dato che il suo nome appare nel Privilége du Roi che accompagna l’edizione originale. Come dimostrò Canseliet, la scritta “Oculatus abis” che appare nell’ultima tavola forma appunto l’anagramma: “Jacobus Sulat”. La prima edizione del Mutus Liber fu pubblicata a La Rochelle nel 1677. Le tavole, ridisegnate e migliorate dal punto di vista grafico, furono poi incluse nella monumentale Biblioteca chemica curiosa di J.J.Manget (Genève, 1702). Seguirono quindi varie riedizioni del libro, tra le quali merita una menzione particolare una versione a colori, ritrovata in un manoscritto della fine del XVIII secolo custodito alla “Library of Congress” di Washington. Questa versione fu pubblicata nel 1979 dalle edizioni Archè con il commentario di Jean Laplace. Abbiamo qui voluto riprodurre tutte e tre le versioni principali del libro, dato che un confronto tra i piccoli particolari che mutano nelle immagini si rivela particolarmente interessante. Per ogni tavola sono riportate quindi, da sinistra a destra: 1. la versione originale del 1677, 2. la versione del 1702 di Manget, 3. la versione a colori di Washington. A partire dalla celebre Ipotiposi di Magophon molti sono stati i commentari al Mutus Liber, tra i quali quello di Eugène Canseliet è senza dubbio il migliore e il più completo, nonché il più “caritatevole” per le sue preziose rivelazioni (E. Canseliet, L’Alchimie et son livre muet; trad. italiana: E. Canseliet, Mutus Liber, ed. Arkeios, Roma 1995). Un ultimo avvertimento: come hanno fatto spesso rilevare tutti i migliori commentatori, le quindici tavole, nonostante l’apparenza, non seguono il corretto ordine delle operazioni: solo la prima e l’ultima si trovano realmente al loro posto. Ciò costituisce un’ulteriore prova di pazienza per il lettore che è chiamato a ricostruire, come in un puzzle, la giusta sequenza delle immagini.
01 rochelle href=”http://www.servimg.com/image_preview.php?i=17&u=14179130″> 02 J.J Manget 03 Washington