La Soglia Oscura
Racconti

NOTTE D’INVERNO
di Gabriele Luzzini

Lo sento… Il suo passo pesante che echeggia nella casa. Nel silenzio della notte tutto è amplificato anche se sta cercando di essere cauto. Passano diversi istanti tra un tonfo sommesso e l’altro ma a me sembrano interi minuti. Si sta muovendo con straordinaria lentezza e per un momento ho pensato che non fosse altro che uno strascico di un sogno. C’è qualcuno in casa!
Credo si trovi in soggiorno… Solo un paio di porte mi separano da lui. Spero non si accorga di me. Presto attenzione ad ogni singolo rumore e il ticchettio dell’orologio che ho sul comodino sembra martellare ogni mio pensiero. Non riesco a distogliere l’attenzione dalla situazione irreale in cui sono sprofondato.
Tiro le coperte più vicine e scivolo lentamente sotto. Il suono dell’orologio si attutisce e guardo la fioca luce dei lampioni filtrare oltre le tende.
Sento freddo. La coperta sembra non bastare. Ma è un gelo diverso. Aggredisce le ossa. Forse è la paura per l’ignoto. Non so.
Sono sicuro che se respirassi a pieni polmoni, l’alito si trasformerebbe in una nube densa, palpabile. Gelida. Un fantasma. Il mio fantasma.
Ancora i suoi passi. Sono lenti ma cadenzati. Sta trascinando qualcosa di molto pesante. Sento il cuore che batte all’impazzata nel petto. Fatico a deglutire.
Cerco di rifugiarmi i pensieri sereni… Questa mattina ha nevicato e i fiocchi scendevano piroettando su se stessi, come le figure di uno spettacolo di pattinaggio visto una settimana prima. Leggeri, impalpabili… Evanescenti.
Sì, pensare alla neve che copre i tetti e crea audaci cristalli sui rami mi tranquillizza. Devo pensarci più intensamente. Provo a visualizzare le ardite costruzioni di ghiaccio che ho notato questa mattina sulla grondaia del palazzo di fronte.
Un altro rumore! Sembra dannatamente più vicino…
Prendo coraggio e mi alzo. Devo vedere. Benedico il fatto che la porta che accede sul soggiorno sia stata oliata solo il giorno prima. Non cigola. Forse potrò sorprenderlo.
Vedo la sagoma. E’ grosso. Gigantesco. La finestra è aperta e faccio appena in tempo a vedere il colore rosso-sangue del suo abito e il bianco spettrale della sua barba che contrasta con le gote rubiconde. Sotto l’abete ha lasciato un pacco ben infiocchettato.
Me lo sarò meritato? Intanto, Buon Natale!