La Soglia Oscura
Esoterismo e Magia

INTRODUZIONE ALL’ARTE DELLA CARTOMANZIA
di Emanuela A. Mineo

I più grandi esoteristi associano da sempre l’arte dei tarocchi alle tradizioni egiziane dove Thot, dio della scrittura e della sapienza, ne viene indicato come creatore. I tarocchi compaiono per la prima volta in Europa intorno al 1370 e di questa testimonianza siamo consapevoli grazie al Tractatus de moribus e disciplinae umanae conversationis, di Johannes von Rheinfelden. In questo trattato la struttura del mazzo dei tarocchi viene indicata come riferibile a un gioco composto da settantotto carte, struttura che permane ancora oggi, indicando poi come ogni figura in realtà rappresenti diversi simboli completi che hanno la possibilità di relazionarsi tra loro.
Nel 1428, Konrad Schlatter, confessore e successivamente priore del chiostro delle monache domenicane Santa Maria Magdalena, lasciò questo trattato alle suore come testimonianza e cronaca che racconta l’introduzione delle carte dei tarocchi in Italia verso il 1379/1400. Diversi studiosi affermano come le più antiche carte siano state in realtà dipinte a mano per i Visconti e per gli Sforza uniti nel governo del ducato milanese; il più noto è il mazzo Visconti di Modrone, tuttora conservato alla Biblioteca dell’università di Yale. Un secondo mazzo antico dipinto a mano, completo di settantotto carte, è quello chiamato Visconti – Sforza, diviso fra la biblioteca di New York, L’Accademia Carrara di Bergamo e la famiglia bergamasca dei Corleoni. Il mazzo più diffuso dei tarocchi è chiamato Mazzo di Marsiglia, denominazione introdotta poco prima del 1930, quando la ditta Grimaud, produsse una riedizione del modello che fino a quel tempo era stato chiamato semplicemente tarocco italiano. Fino al 1770, il mazzo dei tarocchi viene legato alle attività di occultismo e di gioco. Poco dopo quell’anno, la figura del mazzo viene scoperta come strumento per la divinazione e traccia per leggerne il futuro. Nel decennio successivo al 1770 Court De Gèbelin filosofo erudito, si interessò ai tarocchi e a elaborare le dottrine occultistiche in esse contenute. Scrisse all’incirca venti volumi, ma solo di otto abbiamo testimonianza, con all’interno approfondimenti filosofici sulla figura del tarocco e di come il suo simbolismo sia in realtà collegato alla figura dell’antica religione egizia. Nell’opera, descrive in dettaglio un metodo di cartomanzia attribuito alla pratica dei sacerdoti degli antichi egizi, definita come strumento del futuro di magia buona. Le idee di Court De Gèbelin furono riprese da Eliphas Levi nel 1885 nel suo trattato Il dogma dell’alta magia. Nella sua opera, Eliphas Levi indica i tarocchi come una delle fonti primarie della dottrina magica, collegate facilmente alla Kabbalah, l’alchimia e astrologia. Nello stesso periodo, Jean-Baptiste Pitois, esoterista francese, affermava che in realtà i tarocchi esistessero già nella magia egizia, come testimoniato dal ritrovamento di un mazzo all’interno della piramide di Menfi, dove esisteva una sala affrescata con i ventidue arcani maggiori. Nel 1889 Oswald Wirth, grande occultista, pubblica in edizione limitata di 350 copie una serie di ventidue trionfi, definiti Arcani Maggiori. Il più noto mago moderno, Aleister Crowley, si dedicò intensamente all’interpretazione dei tarocchi e scrisse Il Libro di Thot. In questo libro ogni carta dei tarocchi è ricca di simboli, partendo dai quali l’uomo intraprende un viaggio interiore ed esteriore. L’universo diventa un continuo ciclo di cambiamento che crea i fenomeni e li riassorbe per manifestarli successivamente. Aleister Crowley valorizza l’emotività, l’espressività, l’energia mente-spirito e la visione magica del mondo presenti in ogni simbolo. Nel corso degli anni l’arte dei tarocchi non perde il suo significato: permane costantemente la sua antica funzione misterica, il risveglio dell’anima, lo smuovere energie spirituali e avvicinare la mente alle realtà superiori.


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