L’enigma di Aelia Laelia Crispis – di Monika M.
« D.M. Aelia Laelia Crispis né uomo, né donna, né androgino né bambina, né giovane, né vecchia né casta, né meretrice, né pudica ma tutto questo insieme. Uccisa né dalla fame, né dal ferro, né dal veleno, ma da tutte queste cose insieme. Né in cielo, né nell’acqua, né in terra, ma ovunque giace, Lucio Agatho Priscius né marito, né amante, né parente, né triste, né lieto, né piangente, questa né mole, né piramide, né sepoltura, ma tutto questo insieme sa e non sa a chi è dedicato. » il testo originale terminava con : « Questo è un sepolcro che non contiene alcuna salma Questa è una salma non contenuta in alcun sepolcro ma la salma e il sepolcro sono la stessa cosa » Quando mi sono imbattuta in questa finta lapide , durante gli studi svolti per il romanzo ‘Come un’isola’ ambientato a Bologna , ho subito compreso l’insolubilità dell’enigma che su di essa è scolpito e che da secoli tiene in scacco le menti che bramano di conoscerne la soluzione . Sorridendo mi sono domandata se come avviene nel proverbio ‘quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito’ non sia l’incisione ad esser il “dito”! La pietra che oggi è esposta nel Museo Civico Medievale di Bologna è un rifacimento del secolo XVII fatto realizzare dal senatore Achille Volta , in questa storia i nomi possono creare qualche confusione poiché un altro Achille Volta, frate priore dell’abbazia di Casaralta (BO), nel secolo XVI aveva fatto incidere la pietra originale . La copia arrivata a noi è su pietra calcarea e non riporta le ultime tre frasi , il motivo non è ancora chiaro ed io ho , come molti , elaborato la mia teoria. La pietra fu fatta copiare perché l’iscrizione originale era così mal ridotta da essere quasi illeggibile , i più sostengono che questo derivi dal fatto che la pietra fosse esposta alle intemperie , cosa che io non condivido. Altri ritengono invece che le frasi siano riconducibili all’alchimia, cosa che credo anche io ma ipotizzo qualcosa di ancora più estremo . La pietra originale è andata perduta ed io sospetto sia stata man mano consumata da mani che riconoscevano in essa un valore magico , questo incavare per estrarre materiale venne forse celato inizialmente incidendo le frasi , quando non bastò più ipotizzo si iniziò a sminuzzare la parte bassa così le ultime frasi andarono perdute . Ma torniamo ai possessori originali, la pietra di Bologna compare in alcuni documenti del XVI secolo. Notata affissa alla parete della chiesa del complesso di Casaralta dall’erudito belga Giovanni Torre, ospite di Marcantonio Volta, viene citata in una sua lettera. Tale costruzione, eretta nel XIII secolo, apparteneva all’Ordine dei Frati Gaudenti , ordine militare ed ospedaliero, meno famoso dei Templari e dei Cavalieri di Malta, ed una delle famiglie più influenti dell’ordine fu proprio quella dei Volta . E’ noto come le reliquie che dalla Terra Santa venivano portate in Europa dai Crociati venissero scambiate per prestigio tra nobili famiglie e Vescovi e proprio la parte mancante dell’iscrizione. « Questo è un sepolcro che non contiene alcuna salma Questa è una salma non contenuta in alcun sepolcro ma la salma e il sepolcro sono la stessa cosa » ha spinto le mie congetture fino alla cima massima delle reliquie e se la pietra di Bologna fosse quella del Santo sepolcro del Cristo? Quale elemento più prezioso potrebbe mai desiderare un esperto alchimista per la ricerca dell’elisir di giovinezza che prolungare indefinitamente la vita? Come in molti altri casi la mia è unicamente una congettura ambiziosa e, non avendo più la pietra originale a disposizione, tale resterà, una teoria fantastica che però lascia intatto un mistero impenetrabile. Per visitare il blog di Monika M.: https://autricemonikamblog.wordpress.com/