Un dinosauro nella rete – di Silvio Nel
L’episodio risale al 25 Aprile 1977, quando il peschereccio giapponese Zuiyo-maru della compagnia Taiyo Ltd. si trovava a circa 30 miglia ad est di Christchuerc, in Nuova Zelanda. Erano circa le dieci del mattino e la pesca era ormai incominciata da molte ore.
Ad un tratto i marinai si accorsero che la pesca aveva dato frutti insperati, un’enorme carcassa di un misterioso animale era stata tirata a bordo insieme al resto del pescato. L’equipaggio composto da 17 persone non sapeva, e il caso di dirlo, che pesci pigliare; lo stesso capitano non sapeva di cosa si trattasse.
Il primo ad azzardare un ipotesi fu Michihiko Yano (un assistente alla produzione della ditta che si trovava a bordo) che la ritenne in un primo momento la carcassa di una balena. Questa fu la sua ipotesi in un primo momento, ma in seguito analizzando bene il corpo si rese conto che non si trattava di questo ed alcuni membri dell’equipaggio teorizzarono che si trattasse addirittura di una tartaruga gigante senza il guscio. Dopo varie teorie e altrettante incertezze su cosa avessero davanti, Yano suggerii di misurare la carcassa e di prendere alcuni campioni, dato che in seguito ad una discussione il capitano decise di ributtarlo in mare ( la carcassa emanava un odore nauseabondo e temevano che potesse in qualche modo contaminare il pescato). Si determinò così che la carcassa era lunga all’incirca 11 metri e pesasse 200 kg (in vita il peso era sicuramente maggiore ma buona parte dell’essere era decomposta oppure divorata) e qui cominciarono ad uscire particolari interessanti, la testa della creatura era piuttosto piccola ma possedeva un collo relativamente lungo, era sicuramente stato un animale piuttosto possente data la presenza di molti muscoli ancora integri, in possedeva quattro pinne natatorie di pari dimensioni e una lunga coda.
Oltre alle varie misurazioni, Yano (laureato all’università Yamaguchi di oceanografia) decise di prelevare alcuni campioni di tessuti. Trovò molto interessanti i tessuti della schiena che avevano una consistenza simile al nylon e così ne prese molti filamenti (probabilmente tendini), campioni vari di grasso (un particolare molto interessante dato che i pesci non immagazzinano grasso nel loro corpo ) e parti della muscolatura. Durante tutti questi procedimenti Yano prese alcune foto dell’essere, non molte a dire il vero dato che usava la macchina fotografica della ditta, (è possibile trovare circa otto di queste foto in circolazione; altre non ne ho trovate e presumo non c’è ne siano, ma teniamo conto che riteneva all’inizio il ritrovamento solo curioso, non pensava che si potesse trattare di qualcosa di importante). Tutto questo si svolse in circa un’ora, e a dire il vero Yano riuscì ad analizzare l’essere giusto per un insperato colpo di fortuna, infatti il capitano all’inizio voleva disfarsi direttamente della carcassa, ma durante la manovra per ributtarla in mare cadde sul ponte, dandogli cosi la possibilità di analizzarla. Alla fine però la carcassa venne gettata di nuovo in mare e scomparve fra i flutti. Yano tornò a giugno dal suo viaggio di lavoro (circa due mesi dopo), mostrò le foto prima di tutto ai suoi dirigenti che rimasero affascinati dalla creatura e fecero in modo che le foto girassero nelle varie università insieme ai campioni dell’animale. Qui incominciarono a nascere varie teorie, infatti non si era ancora capito di cosa si trattasse, almeno in maniera certa. Da un lato c’erano alcuni scienziati che ritenevano di trovarsi di fronte ad un plesiosauro, un vero è proprio fossile vivente come lo era stato anni prima il Coelachantus, altri ritenevano il reperto il corpo senza testa di uno squalo cetorino. Chi ha ragione? Difficile dirlo, in quanto entrambe le parti hanno elaborato prove piuttosto valide. Da un lato si ritiene infatti che il reperto non sia altro che il corpo di uno squalo cetorino senza testa (come appena detto), capita infatti che l’enorme mandibola di questa specie si stacchi facendo sembrare la testa minuta.
Ma la spiegazione in questo caso forse è troppo semplicistica, molti ricercatori infatti hanno portato prove interessanti ecco i punti principali:
a) L’essere era coperto da uno strato dermale molto resistente come nei mammiferi ( e nei plesiosauri? ). b) Strati di grasso – i pesci non hanno grasso. c) Muscoli rossi – i pesci non possiedono muscoli rossi. d) L’odore non era il tipico odore di putrefazione di un pesce ma molto più forte. e) Il cranio era molto resistente, i pesci non possiedono un cranio così resistente. f) Le narici erano nella parte frontale del cranio, non come negli squali.
Purtroppo come molti casi interessanti, non si potrà fare nulla per risalire alla verità, con la carcassa a disposizione della scienza questo sarebbe stato possibile, ma non è stato cosi , il segreto è sprofondato negli abissi. Questo non toglie che proprio dagli abissi si possa trovare una soluzione.