Vulcano, l’isola dei morti – di Gabriele Luzzini
A circa 20 km a nord della Sicilia si trova l’arcipelago delle Eolie, dichiarato nel 2000 ‘patrimonio dell’umanità’ dall’UNESCO. Tra le isole che lo compongono, di grande interesse storico e geologico, c’è Vulcano.
In realtà, l’isola è la fusione di alcuni vulcani in uno più grande, con accanto un’altra ‘bocca’, chiamata Vulcanello e collegata al corpo centrale da un itsmo.
Lo stato attuale viene definito ‘semi-attivo’. Infatti, sono presenti diversi fenomeni di natura vulcanica quali fumarole e fanghi sulfurei. Ma oltre alle meravigliose spiagge, alcune con acqua ‘calda’ per via delle attività geologiche in corso e altre con luccicanti sabbie nere e mare cristallino, Vulcano porta con sé leggende che si smarriscono nel cammino dell’Uomo e nella letteratura classica.
Gli antichi greci sostenevano che sull’isola si trovassero le fucine di Efesto, il dio del fuoco e fabbro degli dei, e la chiamavano Hiera.
Successivamente, i Romani ribattezzarono la divinità col nome di Vulcano e anche l’isola, conseguentemente, cambiò nome.
Proprio lì, secondo la leggenda, furono costruiti artefatti straordinari come l’armatura di Achille, il carro di Helios, l’arco e le frecce di Eros.
Efesto era brutto e zoppo, ma dotato di grandissimo ingegno e supportato dai suoi aiutanti ciclopi riuscì a costruire oggetti straordinari, tra cui anche alcuni automi di metallo. Quindi di aspetto sgradevole ma con grandissime capacità tecnologiche, con un seguito di creature con un occhio solo e robot. Se non stessimo parlando di un Mito ci sarebbe da pensare a… un alieno!
Ma torniamo a come, nei secoli passati, Vulcano venne considerata l’ ‘Isola dei Morti’. Diversi studi di antropologi ed archeologi sostengono che i defunti venissero portati sull’isola con piccole imbarcazioni, addirittura dall’Egitto, per effettuare i riti di purificazione.
La natura vulcanica dell’isola ha comunque cancellato molte tracce al riguardo (l’ultima grande eruzione è avvenuta nel 1888). Nonostante la natura distruttiva dell’ambiente, sono state rinvenute circa centrotrenta sepolture, con corredi funebri che in alcuni casi contengono gli Ushabti (‘quelli che rispondono’, in egizio), piccole statuette che raffigurano lo spirito del morto e databili attorno al VI secolo avanti Cristo. Tutto questo avvalora l’ipotesi che popoli da tutto il Mediterraneo giungessero sull’isola per onorare i loro defunti.
Non è da dimenticare che Eolo, sovrano mitico che ha dato il nome all’arcipelago delle Eolie, è da considerarsi una sorta di Osiride(il dio egizio della morte e dell’oltretomba). Infatti, presiede ai venti che, per moltissime tradizioni, corrispondono alle anime e all’afflato vitale.
Nell’alto medioevo, l’isola di Vulcano era il luogo dove venivano giudicate le azioni dei defunti e quindi dove veniva assegnata l’ultima destinazione (Purgatorio o Inferno). Le stesse fumarole, evanescenti e bollenti, suggerivano alla superstizione spiriti inquieti e senza pace.
Del resto, il vulcano stesso è intriso di simbologia riguardante il fuoco e la distruzione e quindi la morte stessa, ma anche di purificazione così da suggerirci un luogo intermedio dove ombre e uomini possano coesistere.