La Soglia Oscura
Parapsicologia,  Misteri

COSA CONVERTÌ CONAN DOYLE ALLO SPIRITUALISMO?
di Alberto Rossignoli

Sir Arthur Conan Doyle non fu sempre un fervido appassionato del paranormale, sorretto da un’incrollabile (forse troppo…) fede nello spirito e nel mistero, ma lo divenne all’inizio della Prima guerra mondiale, lasciando sconcertati i suoi amici intimi e i suoi sostenitori, tra i quali, nondimeno, Re Giorgio V, l’allora Primo ministro Lloyd George e Winston Churchill: com’è possibile che colui che ha fatto nascere un investigatore che era la personificazione stessa del razionalismo si dedicasse al mondo del paranormale?
Probabilmente determinante è stata la morte del figlio Kingsley, caduto in Francia, e del padre , perdite che lo scrittore non seppe accettare; in realtà, tuttavia, fu un’esperienza personale dello stesso Conan Doyle a svegliare il suo interesse verso il mondo dello spirito.
Lo scrittore e sua moglie avevano accettato di prendersi cura di una giovane donna, Lily Loder-Symonds, la quale, cagionevole di salute, trascorreva il suo tempo praticando la scrittura automatica; Doyle era affascinato da questa pratica, ma riteneva che i messaggi ricevuti provenissero soltanto dall’inconscio del ricevente.
Almeno fino ad ora.
Una mattina del maggio 1915, la donna dichiarò, in stato di agitazione, di essere stata avvertita di una imminente tragedia, la quale, come dichiarò, avrebbe avuto pesanti ripercussioni sulla guerra.
Più tardi giunse la notizia che il transatlantico Lusitania era stato affondato da un sottomarino tedesco e più di mille passeggeri, tra cui 128 americani, erano morti; ritenendosi offesa, l’America entrò in guerra, segnando il destino della Germania.
A partire da questo tragico evento, Conan Doyle iniziò ad interessarsi ai “messaggi spiritici”, e ricevette quella che, a suo dire, era la prova inconfutabile della sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo: durante un dialogo con il defunto cognato, Malcolm Leckie, caduto a Mons nell’aprile dello stesso anno, Doyle rimase sbalordito nel vedere la mano di Lily scrivere con la grafia di Malcolm e iniziò a porre delle domande a cui solo Malcolm avrebbe saputo rispondere, riguardo ad una conversazione avvenuta con lui prima che tornasse al fronte (va precisato che Doyle non aveva menzionato quanto si erano detti neppure alla moglie, per cui non era possibile che Lily ne fosse a conoscenza).
L’interesse di Conan Doyle per il paranormale crebbe man mano che approfondiva la sua conoscenza della materia, ed egli si dichiarò apertamente credente convinto (ed ex-scettico). Divenne membro attivo della Società per la Ricerca Psichica e frequentò molte sedute spiritiche, in una delle quali udì la voce del figlio e vide le apparizioni di sua madre e suo nipote, in presenza di due testimoni attendibili. Elettrizzato dall’esperienza, cominciò un giro di conferenze in tutto il mondo per perorare la causa dello Spiritualismo, cui si era votato, sebbene alcuni suoi (scettici) amici gli consigliarono la prudenza e fosse oggetto di derisione da parte di lettori meno gentili.
Scattò personalmente delle fotografie spiritiche, ritenute interessanti da altri spiritualisti, bollate come sciocchezze dagli oppositori.
Doyle condivideva, in particolare, la credenza al cuore dello Spiritualismo stesso, quella secondo cui l’anima è una struttura eterica corrispondente a quella fisica, il che spiega le sembianze umane degli spiriti disincarnati. Nel suo Messaggio di vita scrisse:

“ Il fondamento fisico di tutta la fede psichica è che l’anima sia un perfetto duplicato del corpo, cui corrisponde nei minimi particolari, benché sia costituita di una qualche materia molto meno solida. In condizioni ordinarie questi due corpi sono uniti l’uno all’altro e di conseguenza quello più sottile è inidentificabile. Ma al momento della morte, nonché in condizioni particolari durante la vita, i due corpi possono dividersi ed esistere separatamente.”

Nel 1926 pubblicò The History of Spiritualism, frutto di più di dieci anni di ricerche in proposito. Il testo forniva prove convincenti riguardo all’esistenza dei fenomeni psichici ma ammetteva (ed era doveroso farlo) che molti sedicenti medium truffavano gli sprovveduti, spillando loro denaro.
Nell’ultimo periodo della sua vita, Conan Doyle fu amici del celebre illusionista Harry Houdini, che non tollerava i falsi medium e si impegnava a smascherarli pubblicamente: Doyle e Houdini, uniti da una salda amicizia, partecipavano a sedute spiritiche in tutto il paese. Tuttavia, la loro amicizia si ruppe perché Dole continuava ad insistere che la capacità di Houdini di liberarsi da camicie di forza e catene fosse dovuta a sue doti paranormali inconsce, teorie che espose nel testo The Edge of the Unknown.
Ciò che assestò il colpo definitivo alla credibilità di Doyle fu la scoperta che le famose fotografie delle Fate di Cottingley, la cui veridicità egli aveva sostenuto con entusiasmo erano in realtà dei falsi e non ci fu modo di convincerlo.
Fino alla morte, avvenuta nel 1930, Conan Doyle continuò a credere ciecamente nella sopravvivenza dell’anima.

Non è raro che un eccessivo fervore, un eccessivo entusiasmo, siano accompagnati da scarsità di senso critico: ciò vale, potremmo dire, in tutti i campi.
La razionalità non dovrebbe mai mancare e mai ci si dovrebbe smettere di interrogare dinanzi ad ogni fenomeno, ad ogni fatto, ad ogni caso.
Di certo, se il padre di Sherlock Holmes avesse acceso, almeno ogni tanto, la lampadina della razionalità, come senza posa faceva il celebre detective letterario inglese, e se avesse fatto tesoro dell’esempio dell’amico Houdini, avrebbe potuto evitare non soltanto le risa di scherno dei detrattori, ma non si sarebbe fatto trarre in inganno.
Se una fede la reputiamo incrollabile, proprio per questo dovremmo interrogarci sui fondamenti di essa, senza nulla escludere a priori e senza nulla accettare senza una preventiva analisi.

Fonte:
– Paul Roland, “Ghost. Spettri, poltergeist, apparizioni, luoghi infestati e altri fenomeni paranormali”, L’Airone New Books, Roma 2014.