BALLIAMO IL ‘SAN SAN’!
a cura di Giovanni Pedrani
di Autori vari
Quest’anno il festival di San Remo e San Valentino erano curiosamente più vicini del solito.
Già accomunati dalle parole cuore e amore, il primo per trovare con esse sempre nuove rime, il secondo per condire di dolcezze candite affettuosi baci cioccolatosi, abbiamo pensato di accostare i due momenti a uno dei nostri eventi letterari.
Visto che si era già scritto tanto sulla manifestazione canora ligure, il tema del concorso era un generico festival della musica italiana. Argomento preferenziale: la festa degli innamorati.
Scadenza 14.02, caratteri 1402, un gioco anche questo, perché crediamo nella magia dei numeri.
Reduci dal contest di carnevale, in cui in due SMS bisognava concentrare un’idea su una maschera, qui lo spazio in cui gli autori potevano muoversi collimava con la lunghezza tipica di un testo canoro.
Poesie, articoli di giornale, dialoghi, minisceneggiature, racconti, filastrocche, melodie, … Libertà assoluta di correre con la fantasia, in quel grande prato verde dove scrivono i ragazzi.
Quindi tutti sul carrozzone a ballare insieme il San-San!
CLAVICOLA di Michele Ottone
È – o meglio: era – cosa nota che nel teatro c’è un camerino che non viene mai occupato. Da nessuno.
È il camerino di un cantante che era stato famoso e che aveva deciso di porre fine ai propri giorni sparandosi un colpo in bocca.
Intorno a quel camerino erano nate stupide superstizioni, ma quasi nessuno se ne ricordava più.
Nonostante ciò, l’inviato del telegiornale aveva esitato nell’intervistare su quella soglia il frontman dei Leucocity, gagliardo ragazzone dal fisico statuario e dal torbido sguardo canagliesco.
– Che dire? L’emozione è tanta, c’è tanta adrenalina e stasera spaccheremo! Comunque (sguardo in camera con labbra corrucciate) è quasi San Valentino e il nostro pezzo, Cardioversione, lo dedichiamo agli innamorati.
Distolto dai propri pensieri dalla risposta piena di luoghi comuni, l’inviato congedò i Leucocity con una stretta di mano da ghetto e passò alla porta seguente.
Sul palco, toccava ai Leucocity.
Silenzio.
Clavicola, il frontman, premette il pedale del distorsore sparando un accordo lacerante, sottolineato da una raffica di batteria. Emise un urlo in sol maggiore con quanto fiato aveva in gola e fu avvolto da una nube di fumo.
Il pubblico trattenne il fiato mentre la nota della chitarra elettrica si affievoliva in un sibilo ultrasonico e occorse parecchio tempo per capire che il fumo non era un effetto scenico.
Clavicola friggeva attaccato alle corde della chitarra.
… AND THE WINNER IS… di Monia Guredda
La zona è nota per i suoi ristoranti; oggi che è San Valentino è naturale vederla piena di coppie che passeggiano tenendosi per mano.
Edo e Alice escono dal sushi restaurant avviandosi a casa.
Tesoro, ricordi che stasera c’è la finale di San Valeremo? chiede Alice. Giusto! – esclama Edo – Affrettiamoci, voglio proprio votare!
Pigiama, divano e via con le esibizioni dei più noti cantanti dello Stivale.
Io voterò Lina Fagiano! afferma Edo.
Allora io voto Amilcare Luano! ribatte Alice.
La coppia invia due SMS al numero del televoto.
E finalmente il presentatore della kermesse, Ludwig, con l’elegante busta ufficiale tra le mani, coadiuvato dalla soubrette Balam, sale sul palco.
Musica d’atmosfera e…
Signore e signori, sono lieto di annunciare i vincitori! Al terzo posto la sempre giovane Lina Fagiano! Al secondo posto l’inossidabile Al Baro e sul gradino più alto del podio i ragazzi de La Planata!
Applausi scroscianti in sala.
I vincitori sfilano sul palco e si allineano fianco a fianco.
Dei valletti giungono per bendarli con eleganti nastri di velluto rosso.
I cecchini sulle balconate prendono la mira e sparano.
I vincitori di San Valeremo cadono a terra.
A casa, Edo e Alice applaudono allo spettacolo, anche se lei è un po’ imbronciata.
Uffi, Amilcare Luano ha perso!
Mi dispiace amore, ma tranquilla – la rassicura Edo – Lui è ancora giovane e vedrai che una delle prossime edizioni la vince di sicuro.
SAN VALENTINO IN TEATRO di Surabhi Guastalla
«Un cantante di talento dagli occhi blu e una cantante bambina che profumava di rosa, camminavano insieme tenendosi per mano, andando verso un palco pieno di luci. Emozionati e felici di poter stare insieme. Un’ovazione li accolse. Il pubblico batteva le mani felice. E mentre si facevano abbagliare dalle luci, dalla scenografia e l’orchestra scandiva la loro entrata, all’improvviso inciamparono nel favoloso tappeto morbido e colorato e cascarono giù. Proprio giù, dove si era aperto un oscuro e preoccupante abisso nero. Non potevano far altro che assecondare la caduta e strinsero le loro mani ancora più forte. mentre si inabissavano. Ma quel sorprendente abisso si capovolse e loro incominciarono a volare su un inferno di applausi, un mare di teste e braccia che cercavano di acchiapparli. Si tenevano per mano e cercavano di sfuggire dalle loro mani adunche, dai fiati polverosi e dalle loro curiosità malate. Un colpo di vento, li sollevò ancora di più. Sempre più in alto e sempre più su dove il tetto si aprì, scoprendo un cielo blu profondo. Così blu, così profondo e pieno di stelle che si sentirono catturati, afferrati da una dimensione senza spazio e tempo. In basso, gli spettatori, passata la sorpresa, alzarono i loro gridi di rabbia per non essere riusciti a fermarli. Sempre per mano, non si girarono indietro ma si allontanarono fino a scomparire. Da quella sera nessuno li vide più.
LUCI DELLA RIBALTA di Gabriele Luzzini
«Un’altra occasione… Solo un’altra occasione» sussurrava tra sé e sé Mike Tentenna mentre cercava di superare lo sguardo attento dell’uomo della Security che stazionava davanti all’ingresso secondario.
Era solo un modesto festival musicale ma avrebbe sorpreso il presentatore, Licio Burini, che si era sempre dichiarato suo grande amico e sostenitore nonostante quelle brutte storie di droga e l’arresto il giorno di San Valentino. Era da troppo tempo che non riusciva ad avere la visibilità che era certo di meritare.
«Ecco una groupie… Sta distraendo l’addetto alla sicurezza e lui la sta allontanando. La porta è libera! Un po’ di fortuna…» mormorò Mike che con passo rapido era già nell’area dei camerini.
Lesse i nomi sulle varie porte e si accorse di non conoscere quasi nessuno. E dire che era fuori dal giro solo da qualche anno.
Cercò di inalare l’adrenalina che si percepiva nell’aria. Gli sembrava di non riuscirci. Solo confusione nella sua testa. Eppure, voleva solo essere sotto le luci della ribalta un’altra volta. Un’ultima volta.
Vide Licio Burini con uno smoking fluorescente uscire dal suo camerino. I due incrociarono lo sguardo. Erano a poco più di cinque metri.
«Ma…Ma… Tu sei morto tre giorni fa per overdose!» singhiozzò il presentatore terrorizzato mentre il volto di Mike si trasformava in un’orrida trasfigurazione di carne cascante.
LA PREVISIONE DI SAN VALENTINO di Monica Porta
Ultimo giorno di prove. Il palco del “San San” sfavilla di luci e di persone entusiaste.
Il direttore artistico sorride, soddisfatto, ai tecnici del suono che chiudono i “soundcheck”.
La conferenza stampa si è già conclusa eppure i giornalisti ancora stazionano. Aspettano la previsione di “San Valentino”, come se il mio lavoro fosse soltanto un gioco grottesco. Ogni anno provano a screditarlo. E, puntualmente, la mia scelta si dimostra quella che il pubblico poi approverà in finale, decretandone il successo discografico.
Questo decimo festival è più difficile, però. I testi sono deboli, la musica non convince. Trovare la canzone “disco”, quella che cambierà il corso degli eventi portando la mia emittente al successo di ascolti, è quasi un azzardo, ma non demordo.
– Valentino, allora, scatti? il regista mi richiama all’ordine.
Sospirando, annuisco. Focalizzo l’attenzione sui quaranta artisti in attesa.
Oriento l’obiettivo della mia Rolex sulla cantante con più potenziale. Lei sorride. Sa quello che deve fare. Spostarsi in centro, davanti agli altri per brillare nella foto di gruppo.
Mi basta un click della macchina fotografica per scatenare le risate della sala stampa che preferisce il cantante più blasonato del momento.
Sorrido anch’ io. Il dado è tratto.
Ora non ci resta che aspettare i numeri.
Come al solito, saranno i numeri a decidere la vita.
BALLIAMO IL “SAN SAN” di Caterina Marchesini
Al momento della premiazione, non si riusciva a trovare uno dei cantanti finalisti. Iniziarono a cercarlo ovunque ma sembrava essersi dileguato nel nulla. L’ultima persona ad averlo visto era stato il barista. Circa un’ora prima, aveva ordinato un liquore e lo aveva consumato in piedi al bancone. Incalzato dalle domande della Security, lo descrisse decisamente nervoso.
Proprio un’ora prima c’era stato l’annuncio dei finalisti e lui vi era rientrato. Non c’era da restarne sorpresi visto che, sin dal primo ascolto, il suo brano era salito in cima alle classifiche di gradimento.
Anche una collega, vicina di camerino, disse di aver notato un certo turbamento in lui dopo l’annuncio: era andata a congratularsi e gli era sembrato agitato.
Ormai non si poteva più aspettare. Che fare? Annunciare la classifica senza di lui? Eliminare il brano in gara? Si optò per la prima e il vincitore fu proprio lui! “Il Santo”.
Il presentatore stava per inventarsi qualcosa circa la sua impossibilità di raggiungere il palco per essere premiato quando partì il ritornello della sua canzone:
Amore amaro fino in fondo
Come il fondente al novanta per cento
Amore amaro ora sprofondo
In quel pozzo senza cemento
Tutti pensarono subito al pozzo in pietra del luogo dove si stava svolgendo la kermesse! Ma possibile che…?! Non si poteva però controllare subito per non gettare nel panico il pubblico, che intanto ballava…
BALLANDO IL SAN SAN di Giuseppina Rombi
La gara canora più attesa del Paese, si presentava in una veste insolita. Certo, c’erano i fiori che ogni anno sentivano le solite parole “cuore e amore”, i soliti piagnistei “lui che bacia lei”, i soliti drammi “Dio delle grandi città”. Beh -direte voi- i fiori cambiano!- vero, ma si è scoperta una forma di comunicazione tra le radici e il sottosuolo…
Le luci si accesero e un silenzio “sacro” calò su tutti. Il palco con gli artisti schierati sembrava la plancia di un’astronave. L’orchestra stava in un loculo sovrastato da una cupola olografica. Le luci illuminando la parte più bassa continuavano verso l’alto formando una costolatura inquietante. I cantanti erano 20, vestiti allo stesso modo. Nessuna stravaganza, questa edizione li voleva con addosso una tunica bianca. La presentatrice, che anni fa vinse con “La stagione maledetta”, indossava uno smoking grigio, elegante. L’applauso iniziale spezzava quel silenzio, ma ciò che poi accadde lasciò tutti senza fiato. I fiori iniziarono a sollevarsi, allungarsi, protendersi per inghiottire ogni persona sul palco. Ondeggiando sui loro steli, quasi danzando sulle note di “Ballando il San San”, i fiori sazi tornarono a riposo. Le luci calarono, il pubblico inorridito abbandonò il Teatro Caristan.
Era la notte di San Valentino, dei buontemponi in vesti liturgiche, donarono ad ogni spettatore un cioccolatino a forma di cuore.
Ignari dell’accadimento.
IL FESTIVAL DI SAN VALENTINO di Giovanni Maria Pedrani
Era il 14 febbraio, e come ogni anno si celebrava il festival musicale di San Valentino. Decine di coppie di cantanti innamorati si sarebbero affrontate sul palco declamando armonie in rima con cuore e amore.
Ma un male oscuro stava volando su quella kermesse ormai in declino.
Alla prima serata fu schiacciata da un gigantesco riflettore l’inossidabile coppia Arcano & Romolina mentre intonava “Banalità”.
«Show must go on!» disse subito il presentatore, anche lui ormai in decadenza.
Ma il giorno dopo un misterioso infarto stroncò in scena la coppia ottuagenaria dei Miliardari e Contenti.
«Non hanno retto l’emozione della ribalta», commentarono gli organizzatori, che vedevano alzarsi l’interesse mediatico verso quel festival di morte.
Il terzo giorno un corto circuito nell’impianto audio stroncò la coppia Minchio & Michetta, mentre cantavano “Vattene odore”, sponsorizzati da una nota ditta di profumi.
«Un colpo di fulmine» scherzarono ormai cinicamente quelli della stampa.
Alla serata finale l’intero teatro prese fuoco.
L’unico a salvarsi, il presentatore e direttore artistico Salieri, single e mediocre cantante, che, roso dall’invidia per non aver conosciuto il vero amore neanche una volta nella propria vita, e nel non aver mai incontrato il successo con la propria voce, aveva ordito una terribile vendetta e ora si fregava le mani per quell’aumento di popolarità.