La Soglia Oscura
Monografie

DUE ESEMPI DI PURIFICAZIONE DELLA LINGUA IN UNGARETTI
(Brevissima storia della Letteratura Italiana n.9)
di Gianfranco Galliano

Parlare di “purificazione” della parola, a proposito di Ungaretti, è cosa assai comune. Meno lo è forse indicare con esempi, che ci auguriamo appropriati, come lo faccia concretamente rispetto al lessico e alle figure retoriche. Il terreno prediletto di Ungaretti sono la parola qualunque e la figura retorica qualunque, preferibilmente se logorate da un uso che ne cancelli la profondità e la ricchezza a favore di un abuso politico di esse: sì, proprio quello dei discorsi ufficiali declamatori e ampollosi tipici delle più alte cariche dello stato, che sembrano avvalersi tutte dell’opera di un medesimo ghostwriter. Ma veniamo subito al punto:
FRATELLI
Mariano il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
Nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli

Il processo di purificazione della parola “fratelli”, posta, non dimentichiamolo mai, sotto la lente d’ingrandimento della guerra, si può suddividere in alcune precise operazioni che conservano molto del dizionario emotivo e contemporaneamente del mestiere, in senso strettamente tecnico, del poeta: a) isolamento del termine nel titolo e nei versi 2 e 10 b) riflessione sul suo significato rinnovato dalla guerra – deautomatizzazione, o se si preferisce straniamento, che costituisce il vero e proprio corpo della poesia; è soprattutto il cambiamento di contesto storico, l’evento bellico, a far scoprire (o riscoprire) il significato del termine (versi 3-9) e a farci comprendere, altra parola-verso, la nostra “/fragilità/” c)ripetizione della parola-verso “/Fratelli/” e comprensione del suo significato al di fuori dei clichés. In fin dei conti è come se il titolo fosse un iceberg: noi ne vediamo solo la punta se ci limitiamo al “discorso ufficiale”, mentre Ungaretti, come il poeta de IL PORTO SEPOLTO, si immerge e “vi arriva [alla massa nascosta dell’iceberg] / e poi torna alla luce con i suoi canti”, per porgerli infine a chiunque li voglia ascoltare.

SONO UNA CREATURA
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo

Nel caso di SONO UNA CREATURA il processo di purificazione riguarda, come già anticipato, una figura retorica, o per dirla con maggiore precisione la più semplice e forse più arcaica delle figure retoriche, la similitudine: “Come questa pietra / è il mio pianto”. Quello che abbiamo citato, però, è soltanto il risultato ultimo al quale arriva il poeta, in realtà la similitudine incomincia già al primo verso, ma viene sospesa per buona parte della lirica dall’interpolazione di un altro espediente stilistico: “così” (versi 3-7), un’anafora, tipica – e forse non è proprio un caso – di molte litanie religiose a tutte le latitudini. Ciò che interessa, qui, è il fatto che Ungaretti cerchi di restituire profondità e interesse a una figura retorica fra le più abusate in assoluto suscitando la curiosità del lettore mediante la citata sospensione. Per quanto riguarda il verso ungarettiano il nostro discorso si potrà applicare nell’ identica maniera con la semplice rilevazione dello schema metrico delle poesie, dove spesso e volentieri troviamo unità metriche della tradizione (dall’endecasillabo al settenario, per esempio in SAN MARTINO DEL CARSO e SOLDATI) dissimulati da versi liberi e quindi anch’essi straniati e ripuliti.
In conclusione, come la guerra ridona valore alla più banale quotidianità mettendola in costante pericolo, e quindi esalta per esempio il fatto stesso di respirare ancora
(ma per quanto?)
così la purificazione del linguaggio, restituisce brillantezza e profondità – in una sola parola tridimensionalità – a lessico, figure retoriche e verso
(ma per quanto?)