La Soglia Oscura
Recensioni

Ferro Sette di F. Troccoli

ERRO SETTE di FRANCESCO TROCCOLI, Armando Curcio Editore prima edizione aprile 2012. Per prima cosa, sapendo che si parla di FS e non avendo ancora letto i risguardi, ti domandi il senso del titolo: dove mai potrebbe essere ambientato il romanzo? In un campo da golf spaziale costruito sugli anelli di Saturno? E il ferro sette è forse una mazza per la gravità zero? Vuoi vedere che stiamo cercando originalità a tutti i costi e vogliamo farci un baffo di Douglas Adams… Beh, poi fai sul serio e cominci a leggere. In un futuro remotissimo e in un pianeta periferico, Harris IV, strategico per la sua ricchezza di giacimenti di ferro, tornano ad incrociarsi le esistenze di due veterani ex combattenti della sporca, maledetta e spietata milizia al servizio del tiranno che governa con pugno di ferro il sistema planetario. I due sono: Tobruk Ramarren e David Vinicious Pereira Hobbes, un tempo in servizio, un dannato servizio, sotto la stessa bandiera, e ora potenzialmente nemici. Il primo, Tobruk Ramarren, mercenario cinico, consumato, disilluso, misantropo, scontroso ed un tantino acidello, ma soprattutto sopravvissuto al servizio militare; è divenuto un “libero” mercenario che, portandosi dietro e dentro il pesante fardello del proprio passato, ha accettato l’incarico di infiltrarsi nella comunità ribelle di minatori chiamata FERRO SETTE e scoprire i piani del secondo, DAVID HOBBES, custode, dall’animo quasi zen, di un segreto destinato a cambiare i destini della razza umana. A questo punto non posso proseguire oltre o vi rovino le sorprese che sono diverse e tutte interessanti. Già dal cognome del protagonista “Ramarren” si intuisce l’intenzione evocativa che Francesco profonde nel romanzo: vi anticipo che è presente un cospicuo tributo e richiamo ad una parte significativa della letteratura e cinematografia di genere. Assimilazione e rielaborazione dei classici della FS ed abile integrazione con le proprie idee originali, che ottengono in questo modo maggior incisività, sono comunque uno dei punti di forza. Per non svelare troppo mi limito a citare la tuta esoscheletrica da combattimento, il “KORP”; è evidente il richiamo alla “TUTA POTENZIATA” di “FANTERIA DELLO SPAZIO”, tuttavia questo strumento bellico ipertecnologico viene arricchito (aggiornato?) con caratteristiche tali da far credere possa avere una propria personalità e sorta di sensualità, capace di destare desiderio irrazionale nel suo simbionte umano. Ma la profusione di riferimenti persegue probabilmente un ulteriore scopo: da alcuni commenti dell’autore ipotizzo che Francesco volesse compendiare alcune delle immagini più affascinanti della FS per accattivarsi lettori non avvezzi al genere; una selezione di estratti tale da permettere un approccio stimolante ai neofiti. In conclusione il romanzo segue la direzione giusta per contenuti, stile ed equilibrio narrativo. Francesco è abile nel costruire una struttura solida e ben calibrata, posizionando colpi di scena e trovate nel posto e al momento giusto. Tecnica narrativa e contenuti sono ben dosati: nessuna sbavatura di rilievo nella parte tecnologica, ambientazione ben concepita e credibile. Adeguato l’utilizzo di un’ampia rosa di tipi per i personaggi, pressoché tutti portati a compimento. Protagonisti e comprimari (anche quando sono al limite della caricaturalità) acquistano spessore e credibilità crescendo insieme alla sempre più definita ed articolata figura dell’io narrante di Tobruk e con il dipanarsi di vicende, ambientazioni e trovate. Probabilmente mi sbaglio, ma anche Quentin Tarantino e Kill Bill… Lettura consigliata e auspicio per Francesco di nuovi voli verso l’infinito e oltre.