La Soglia Oscura
Racconti

FUORI DAL TUNNEL
di Matteo Scintu

Siamo sempre stati amici noi tre. Quello che ci legava erano le nostre peculiarità, anche se, agli occhi degli altri, sono sempre state delle deformità. Ci siamo ritrovati sottoterra a scavare questo tunnel imperterriti, avanzavamo ancora e ancora. Uno di noi era sordo, l’altro era cieco e quello rimasto era muto. Ad un certo punto ci siamo fermati ad ascoltare il silenzio, tranne per il nostro amico sordo, lui lo sentiva sempre.
«Siamo arrivati?» disse il sordo.
«Non lo so, non vedo niente», rispose il cieco.
Abbiamo continuato a scavare finché a un certo punto un po’ di macerie sono cadute rivelandoci finalmente un varco. Una volta attraversato ci siamo ritrovati in uno scantinato. Delle vecchie botti di rovere erano messe lungo le pareti, c’era ancora molto buio.
«Non vedo niente», disse il cieco.
«Guarda, è meglio che il nostro amico muto non proferisca parola».
Siamo saliti lungo degli scalini trovati a tentoni, ci muovevamo in gruppo perché eravamo legati in vita da una corda. Ci tenevamo ad un corrimano e continuavamo a salire, finché il primo della fila non sentì qualcosa di morbido, delle zampe. Un gatto saltò di soprassalto, o almeno credo, perché poi lo abbiamo sentito soffiare in cima alla scalinata. Raggiunta la porta e girata piano la maniglia siamo entrati in una sala vuota. A destra c’era un bancone e dietro una parete di liquori, a sinistra le finestre proiettavano i raggi lunari che illuminavano la stanza. Siamo entrati in una trattoria. La nostra seconda casa.
«Ora sì che ha tutto un altro colore», disse il sordo.
«Finalmente siamo arrivati! Ditemi voi se dovevamo scavare un tunnel per berci qualcosa in santa pace».