La Soglia Oscura
Racconti

IL CASTELLO
di Monika M.

Se Ella scoprisse queste mie note farei la fine di tutte le altre.
Tremo al solo pensarlo.
Ma altro non posso fare, devo, devo!
Devo scrivere per alleggerire l’anima mia dal peso di ciò che gli occhi hanno visto.
Devo scrivere per alleggerire la coscienza da ciò che sono stata costretta a compiere.

Mille volte al giorno mi ripeto che potrei fuggire, fuggire da questo castello, fuggire da Lei… ma il ricordo di ciò che toccò in sorte a Dora mi blocca e terrorizza.
Ella non fa che ripetere che nulla ci accadrà finché le saremo fedeli.

Oh, Dora, povera Dora! Ancora piango al sol ricordo del suo giovane corpo straziato!

La paura ci rende suoi complici, disperati complici.
Come deplorare gli alchimisti che i suoi folli pensieri accreditano?
Mi chiedo se Ella mai avesse frustato quelle poverette, saremmo arrivati a questo?
Come può il sangue di giovani donne, vergini, ringiovanire la sua pelle ormai aggrinzita!
Ho pensato di rivolgermi al suo consorte, ma Egli pare folle al par suo.
Se non fossi una vigliacca mi sarei già uccisa!

Prego, prego ogni giorno che tutto questo venga scoperto.
Per anni sono uscita, nelle fredde mattine, a caccia di giovani fanciulle da sacrificarle. Povere ed inermi contadine che portavo qui con l’inganno!
Madri piangono ancora la loro scomparsa, oh… se solo sapessero quale atroci sofferenze quelle poverette hanno affrontato. La morte è stato un atto di clemenza, dopo ore di sadiche sevizie.

Quale sollievo ho provato udendo “ Non dovrai più cercare ragazze..” e quale orrore quando la frase è stata conclusa, rivelandomi i suoi piani diabolici: “…saranno loro a venire da me!”
Ed ecco che da cacciatrice di anime divento loro istitutrice.
Ignare aristocratiche famiglie mandano a Castello le loro perle, perchè ricevano illustre istruzione, e mai più le vedono tornare.

Personalmente devo selezionare e scegliere quelle più remissive da sacrificare, una sola volta ho tentennato ed ho temuto di far la loro stessa fine!
La Contessa, Erzsébet Báthory, infuriata per la mia esitazione, mi ha strappato le vesti con gesti violenti che tutta la sua follia, demenza, hanno rivelato. L’ho supplicata di risparmiarmi, seppur per un breve attimo ho bramato la morte come unica via di fuga da questa eterna condanna.
Il suo sguardo alinato si è posato su di me e con bocca sformata dalla pazzia mi ha accusata di non essere sua fedele servitrice.
La mano ancora trema, mentre rivivo quell’incubo, e la grafia appare incomprensibile persino a me stessa.
Contravvenire da allora non mi è stato più possibile, temo la sua malvagità tanto quanto la sua arguzia che altro non fa che valutare la mia fedeltà con prove sempre più sadiche, barbare.
Una vasca per le abluzioni è stata portata nei sotterranei, purtroppo so già cosa la sua mente ha escogitato, ormai ne conosco gli oscuri meandri.
Mi chiedo quante ragazze dovremo sacrificare per colmarla di sangue e permettere alla Contessa di immergervisi completamente.
Il Diavolo, descritto nelle Sacre Scritture, esiste ed Ella ne è una terrificante prova.
Mi chiedo quando verremo scoperti, quando tutto questo finirà!
Mi chiedo quale terribile sentenza ci attende in questo e nell’altro mondo.
Vorrei, vorrei aver la forza di oppormi… ma mi è impossibile.
La notte è arrivata, l’inferno mi attende.

Ilona Joó,

1600 Castello di Sárvár