La Soglia Oscura
Monografie

I vizi morbosi di una governante (Regia di Filippo Walter Ratti) – di Davide Rosso

Di Filippo Walter Ratti

Produzione: Salvatore Siciliano

Soggetto e sceneggiatura: Ambrogio Molteni

Fotografia: Gino Santini

Musica: Piero Piccioni

Interpreti: Isabelle Marchal, Corrado Gaipa, Annie Edel, Roberto Zattini, Gaetano Russo, Beppe Colombo, Adler Gray, Sergio Orsi, Claudio Pedicchio, Rino Bellini, Patrizia Gori.

Luca Rea ne riassume così la trama: “Delitti efferati vedono vittime gli ospiti di un’antica tenuta nobiliare. Sospettato numero uno è un giovane ritardato che passa tutto il suo tempo in una stanza nei sotterranei in cui si dedica assiduamente all’hobby della tassidermia”.

Il giudizio è impietoso e assolutorio al contempo; lo definisce cartonesco, erotico e orrorifico, tuttavia gradevole e retrò (il film venne girato nel 1972 ma distribuito nel 1976).

La guida bibbia della Glittering di Bruschini & Piselli gli affibbia una stella come film e 3 pallini di erotismo bizzarro.

Nel primo volume dedicato al thrilling da Tentori & Bruschini si leggono alcune considerazioni che riprendono quanto già espresso da Rea, ossia il fatto che il film sia un ibrido tra il gotico, il sexy e il thrilling. Del gotico ha, oltre al regista (Ratti s’era macchiato del capolavoro trash La notte dei dannati), l’arredo del castello, i sotterranei, un’aria stantia e viziata da maledizioni di famiglia; l’erotico è rappresentato dai personaggi manichini, spinti unicamente dalla pulsione imbecille della copula; del thrilling ha la messa in scena dei delitti e la soluzione finale, ricercata per mezzo di un detective sonnacchioso e poltrone, interpretato con svogliatezza da Corrado Gaipa.

Sul cinezone del Nocturno n. 108, Davide Pulici assegna tre teschi generosissimi al film, sottolineando “la messa in scena squallida, senso di povertà serpeggiante, attori maschi repellenti ma attrici femmine deliziose”.

Sempre Pulici tornerà al film sul cinezone del Nocturno n. 148 scrivendo di un “horror-erotico poverissimo, urlante e malsano”.

Che posso aggiungere?
Niente.

È un periodo che m’è presa la fregola di questa roba di Peter Rush alias Filippo Walter Ratti, che poi non si è mai capito se era il medesimo che scriveva per I racconti di Dracula.

Insomma ho la fissa per questa roba povera e attendo ogni mese che qualcuno la riediti per bene in bluray con extra e trailer al punto giusto.

Nell’attesa ritorno al film.
Lo rivedo.
Malsano, si.
Urlante, si.
Mix di gotico, sexy, thrilling, si.
Anche di horror, si.
Attori maschi da far pena, si.
Attrici arrapanti, così così
La cornice è quella di un Oltretomba, di un Terror, di un Il vampiro presenta tutti sgualciti dalle letture cattive di un minorato o di un guardone.

Riepiloghiamo a modo nostro, da bifolchi.
2 balordi trafficanti d’eroina.
2 mignotte qualunque.
Una baronessina platinata.
Il vecchio barone rincoglionito.
La governante (il pezzo da 90) finta cessa da pornofumetto.
Il cameriere chiavatore.
2 medici noiosissimi.
Un ragazzino deficiente e imbalsamatore.
Un trauma nel passato che pesca senza fantasia da Psycho.
Un gioiello da 150 milioni di lire sepolto nella bara della baronessa.
Un assassino che s’aggira nell’atrio del castello gotico e taglia gole, strappa gli occhi.
Da qualche parte c’è persino un tabernacolo in cui conservare i bulbi recisi.
Poi arriva un commissario storpio e obeso che applica la logica dove logica non c’è.
E ancora inquadrature da tardo gotico.
Titoli di testa che colano sulle immagini come in un cartoon.
Musiche di Piero Piccioni sottotono.

È curiosa l’insistenza sulle zoppie fisiche e morali dei personaggi, sulle loro tare, sui loro vizi lombrosiani.
Un senso di squallore promana dal testo e si effonde tra i vestiboli e i labirinti di cristallo della magione.

I vizi morbosi di una governante assomiglia a un varietà del morboso, un abuso della civiltà latina prima delle castrazioni riformiste del cristianesimo; vivi e cadaveri fanno polvere nel film, riemergono dai sigilli sepolcrali, o sono in bella mostra impagliati da un demente minorenne; l’orizzonte mortuario è immanente sui nostri sguardi da detectives e non porta a nulla; anzi si, porta ad un finale chiaro e limpido, col colpevole assicurato alla giustizia degli uomini, ammanettato e in riga come in un qualunque Poirot!

Nonostante la chiusa rassicurante, la Governante è una chimera incurabile. La sua “scrittura” è passiva, senza un soggetto prestabilito, senza riletture. Le immagini, al pari delle splendide copertine dei porno fumetti, sono automatiche, dedicate a quelli che sanno appena leggere. Quei colori violenti rappresentano ulcere per le nostre pupille di vetro. Il fosforo segreto di questo film rende gli spostamenti automatici del pensiero, ne restituisce gli impulsi profondi, in quanto ognuno di noi, durante l’ora e poco più della visione, può alzarsi, andare in bagno, mangiarsi pane e marmellata, assopirsi e non perdere niente. I vizi morbosi di una Governante è una brochure hallucination visiva e uditiva, un fatto resistente all’abuso precario della vita reale.

Che Peter Rush sia un santo?

Aggiungo una nota a margine, neanche tanto a margine. Nel bel volume “Eroticissimo” edito dalla Glittering di Firenze nel settembre del 2012, Stefano Piselli riproduce alcune parti del cineromanzo “Cinesex Mese” n. 6 del giugno 1973 dedicato al film (allora ancora completamente inedito – uscirà solo con notevole ritardo nel 1977) di Filippo Walter Ratti. Cinesex Mese mostra gli scatti di due sequenze tagliate dalla pellicola e mancanti anche dalla versione VHS edita dall’inglese Redemption. Si tratta di due scene altamente erotiche che vedono protagonisti alcuni degli attori del film. Nella prima Isabelle Marchal ha un incontro bollente con Gaetano Russo. L’uomo spoglia la giovane e le pratica un cunnilinguo, poi la possiede alla missionaria e la costringe a un rapporto contronatura. Le fotografie, pur senza mostrare l’atto della penetrazione (e quindi rimanendo entro la soglia dell’erotico) sono abbastanza ardite e lasciano poco spazio all’immaginazione. Nella seconda scena, la più interessante, Patrizia Gori si sta spogliando nella sua stanza e ha lasciato la porta aperta per attirare l’attenzione di Roberto Zattini. Entrato, l’uomo si libera a sua volta dei vestiti e la raggiunge nel letto. La Gori pratica un blow job all’uomo che la insulta volgarmente, poi si mette a pecora e lascia che l’altro la penetri con un cero fallico acceso! Alla Gori non resta che urlare dal dolore e dal piacere, condensando in pochi scatti scaffali di letteratura erotica dedicati al sadomasochismo.

Dal film mancano anche altre sequenze, in particolare quelle orrorifiche, ma per una disamina più puntuale si attende un’uscita in dvd o bluray integrale dell’opera.