La Soglia Oscura
Misteri

Il faro dell’Ignoto – di Gabriele Luzzini

Nel tratto di mare vicino alle Isole Ebridi sorge un complesso di scogli denominato Seven Hunters. Essendo la zona battuta da forti venti e da un mare sempre in tempesta, si pensò nel 1899 di costruire un faro sullo scoglio più grande e cioè su Eilean Mor. Tale conformazione rocciosa risultava esiziale per le imbarcazioni che percorrevano le rotte tra Scozia e Scandinavia ed infatti non furono pochi gli scheletri umani rinvenuti lì vicino durante la costruzione del faro. faro

Ma, per comprendere maggiormente la particolare atmosfera della zona, è necessario fare un ulteriore salto temporale, sino a raggiungere il XVII secolo, quando San Flannan, vescovo di Killaloe, decise di ritirarsi su Eilan Mor per meditare e lì costruì una cappella. Dopo la sua morte, si sparse la voce che in quel luogo, lontano da tutto, si potesse raggiungere la pace interiore e riconciliarsi con Dio.

Ora ritorniamo al mistero vero e proprio… Il faro, la cui luce era visibile a più di 20 miglia, sorgeva poco distante dalle rovine della cappella del santo. I custodi del faro erano quattro uomini ed i rifornimenti avvenivano ogni 15 giorni tramite la nave Hesperus. Ogni volta che l’imbarcazione attraccava allo scoglio, ripartiva con uno dei guardiani, per consentirgli una vacanza di due settimane. I turni lavorativi erano strutturati su 6 settimane di permanenza su Eilean Mor ed una pausa di 2 in città. Tutto procedeva con regolarità ed il faro aveva evitato numerosi naufragi.

Il 6 dicembre 1900 la Hesperus giunse all’isola per i consueti rifornimenti e ripartì con il custode Joseph Moore. Al faro rimasero Thomas Marshall, Donald McArthur e James Ducat.

Il 21 dicembre 1900, la Hesperus ritornò ad Eilan Mor per portare Joseph Moore e vari generi alimentari per consentire la permanenza su quell’aspra conformazione di scogli ma a causa di un fortunale, poterono avvicinarsi alla meta dopo 3 giorni. In vista delle Seven Hunters qualcosa non andava…Il faro era spento! Joseph Moore, il capitano dell’Hesperus e sei marinai giunsero ad Eilan Mor con una scialuppa e dopo un’accurata ispezione dovettero prendere atto che gli altri tre guardiani, rimasti sull’isola, erano scomparsi nel nulla! La manutenzione del faro era perfetta e Moore volle leggere il diario che teneva con gli altri tre compagni sugli avvenimenti giornalieri. In data 12 dicembre si parlava di una violenta burrasca. La cosa risultò straordinaria poiché le imbarcazioni che transitavano nella zona non avevano incontrato alcuna tempesta in quel giorno. Inoltre, sempre nel diario si parla di Ducat che da molto nervoso diventò improvvisamente calmo (cosa strana per una persona razionale e mite quale era). Inoltre McArthur, coraggioso marinaio, era scoppiato a piangere. Il 13 dicembre l’impossibile ed inesistente burrasca si era acuita ed i tre custodi avevano cominciato a pregare. L’ultima annotazione, del 15 dicembre era la più inquietante :”La burrasca è terminata. Il mare è calmo. Dio sta vegliando su ogni cosa.”. Dopo, solo pagine bianche. Furono avviate severe indagini per scoprire ciò che era accaduto. Si scoprì che le onde avevano divelto un parapetto e che mancava parte dell’equipaggiamento di due marinai e cioè le cerate e gli stivali.

  L’ipotesi più probabile, secondo una valutazione razionale della Northern Lighthouse Board (società responsabile del faro), è che due marinai siano usciti nel corso di una tempesta per salvare il terzo. e che siano stati tutti ghermiti da un’onda. Un guardiano del faro, Walter Aldebert, avvalorò la tesi con testimonianze fotografiche che mostravano colonne d’acqua in grado di salire fino a 60 metri. La dinamica, secondo l’uomo, era che due degli uomini scomparsi erano all’esterno del faro per svolgere opere di manutenzione. Un’onda ne avrebbe inghiottito uno e il superstite era rientrato per chiedere aiuto al terzo che, per far prima, era uscito senza equipaggiamento protettivo. Una seconda, terribile onda aveva poi creato il mistero trascinandoli in mare. Il diario originale non è più disponibile e quindi le bizzarre annotazioni riportate su esso potrebbero essere state modificate da sedicenti esperti per avvalorare le tesi più inaudite. Una curiosità : in isole così remote e perdute si diceva che vivessero i Trolls, esseri magici davvero malvagi. A tal proposito, rammento una leggenda davvero particolare… Nel tredicesimo secolo l’isola di Drangey (Islanda) godeva di una sinistra fama: i pescatori che si calavano lungo la scogliera con grosse funi per cacciare gli uccelli marini raramente facevano ritorno. Il particolare più angosciante e che le corde utilizzate da chi era precipitato apparivano tagliate, come se una creatura intelligente e malvagia non volesse degli intrusi su quell’isola. Accadde che un giorno, per svelare il mistero, Gudmund Arason il buono, vescovo di Holar, si recasse sull’isola e calatosi con una fune cominciò ad aspergere acqua santa sulla scogliera, pregando ed invocando il Signore. Improvvisamente, dall’alto, apparve una mano grande e pelosa che, con un coltello, cominciò a tagliare la corda. Il vescovo continuava a salmodiare e due trefoli della corda cedettero. Ma il terzo rimase integro, nonostante i ripetuti tentativi della diabolica mano. Improvvisamente Gudmund Arason udì una voce cavernosa che disse: “Non benedica più, Vescovo! Anche i perfidi devono avere un luogo dove trascorrere la loro esistenza…”. L’uomo allora smise di benedire. Disse che non avrebbe sparso l’acqua santa su tutta l’isola ma che la scogliera era ormai consacrata a Dio. Cosa poteva essere quella creatura se non un Troll? E se una creatura del genere avesse avuto dimora ad Eilan Mor cosa avrebbe fatto? E’ solo un pensiero fuggevole… Qualcuno ha suggerito l’ipotesi di un’Abduction (sequestro operato da Entità Biologiche Extraterrestri), altri di un’apertura temporale verso un’altra dimensione (e questo giustificherebbe la misteriosa tempesta che non fu rilevata da nessun altro). La luce del faro è tuttora avvolta dalle tenebre dell’ignoto. faro