IL MIRACOLO DI SAN DOMENICO
1611: QUATTORDICENNE SEQUESTRATO A GIOIA
di Rocco Giuseppe Tassone
Titolo, sicuramente, di prima pagina per i quotidiani nazionali di questi nostri anni… ma in verità la notizia è datata 1611.
A quel tempo viveva a Gioia tale Santoro Silipigni, proprietario terriero, che aveva deposto il suo futuro e le sue speranze nell’unico figlio che la moglie gli avevo dato.
Una sera il ragazzo di circa quattordici anni, terminati i lavori in campagna, si apprestava a far ritorno a casa quando da dietro un siepe alcuni banditi, con aria decisa e minacciosa, interrompendo il silenzio dei campi e la serenità del giovane sbucarono fuori e, imbavagliatolo, lo portarono sulle montagne d’Aspromonte.
I poveri genitori attendevano con ansia il ritorno del figliolo, ma la “malanuova” non si fece attendere.
Infatti, dai monti arrivò la notizia del sequestro e la richiesta del riscatto: tremila scudi!
I Silipigni, guardandosi in faccia, cominciarono a piangere per morto il proprio figlio. Tremila scudi era una cifra esorbitante per loro.
Passarono parecchi giorni ed il ragazzo non vedendo arrivare il denaro della libertà, si diede a pregare, rivolgendosi alla miracolosa immagine di San Domenico in Soriano affichè lo liberasse dalle mani di così barbara gente.
Ed avvenne dunque che una notte un uomo caritatevole si presentò al ragazzo invitandolo a seguirlo e questi ubbidì.
Assieme scalarono sentieri irti e spinosi fino ad arrivare alla porta di Gioia quando l’incognito accompagnatore disse al fanciullo:
«Ora è tempo che da te stesso te ne vada a casa».
Il ragazzo, allora, chiese chi fosse e l’uomo rispose:
«Io sono Domenico servo di Dio».
A casa Silipigni grande festa, il lutto si tramutò in gioia. Quindi solenne pellegrinaggio a Soriano per ringraziare San Domenico a cui vennero offerti, in segno di riconoscimento, cento scudi.
La notizia di questo sequestro di persona, che precede quello di manzoniana memoria, è riportato nel libro: “Cronica del Convento di S. Domenico in Soriano dall’anno 1550 fin’al 1664” composta dal padre maestro frate Antonino Lembo dell’Ordine dei predicatori nel 1665.
Alcuni particolari interessanti di questa notizia sono: la presenza, in una zona malarica e dai grandi visitatori considerata povera e rozza, di una famiglia in grado di pagare un riscatto di 3000 scudi; la conferma di una porta di entrata in paese, il che vuol dire di una cinta muraria che circondava il centro abitato, verosimilmente l’attuale Piano delle Fosse; ed ancora si rileva l’importanza dell’Aspromonte, già da allora come covo di banditi e luogo sicuro per trattenere indisturbati il malcapitato.
Infatti, la fitta vegetazione e l’asperità di quei monti non permettevano libero movimento se non ad un esperto, per cui il pericolo di essere scovati o che il sequestrato scappasse era molto remoto.
Forse solo un Santo, come nella nostra storia, poteva osare tanto.
Ruderi di Soriano Calabro dopo il terremoto 1783
(Foto di Rocco Giuseppe Tassone)