La Soglia Oscura
Monografie

IL PRINCIPE E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
(Brevissima storia della Letteratura Italiana n.4)
di Gianfranco Galliano

Per prima cosa occorre ricordare in breve quali siano le caratteristiche tipiche delle stile di Machiavelli nel Principe, stile definito comunemente procedimento dilemmatico: esso consiste nel considerare a due a due determinate realtà storico-politiche (forme di governo, metodi di conquista del potere ecc. ecc.: in sintesi la cosiddetta “verità effettuale”) e nell’analizzarle; in seguito la strada si biforca; l’autore passa ad altre due oppure procede da una sola delle realtà esaminate – l’altra viene scartata – a una nuova, rigida contrapposizione interna, e così via. Il perno su cui ruota tale andamento stilistico è la celebre congiunzione disgiuntiva “o”; ma vediamone subito due esempi:

[Gli stati] sono […] o consueti a vivere sotto uno principe, o usi a essere liberi; et acquistonsi, o con le armi d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù. (Il principe, cap. I)

E, per chiarire meglio questa parte, dico come e’ grandi si debbono considerare in dua modi principalmente. O si governano in modo col procedere loro che si obbligano in tutto alla tua fortuna, o no. Quelli che si obbligano, e non sieno rapaci, si debbono onorare et amare; quelli che non si obbligano, si hanno ad esaminare in dua modi (Cap.IX).

Si osservi come nella congiunzione disgiuntiva sia già riassunta tutta l’ideologia secondo la quale al principe non è consentito avere mezze misure all’atto della presa del potere: la violenza con cui si esclude senz’appello uno dei due poli è una necessità che non lascia alcuno spazio alla mediazione.
E’ nota l’ipotesi secondo la quale lo stile di Machiavelli, che trova un precedente illustre in Platone (in particolare nel Sofista), debba molto al linguaggio della cancelleria (e in effetti lo stesso Vettori lo utilizza); meno noto è forse che il procedimento dilemmatico abbia oggi un riscontro in ambito informatico: più precisamente, tale atteggiamento stilistico risulta avere una struttura ad albero. Dal punto di vista della scienza dell’informazione, l’albero è una struttura che presenta una ramificazione dei propri elementi. L’origine dell’albero è la radice, gli elementi che lo compongono vengono chiamati nodi, mentre le linee che mettono in relazione i nodi fra loro sono detti rami; i nodi che non si ripartono in rami, infine, sono le foglie (vedi fig. 1:)

FIG. 1

Vediamo ora di applicare questa struttura al Principe:

Questi stati, quali acquistandosi si aggiungono a uno stato antiquo di quello che acquista, o sono della medesima provincia e della medesima lingua, o non sono. Quando e’ sieno, è facilità grande a tenerli […] Ma, quando si acquista stati in una provincia disforme di lingua, di costumi e di ordini, qui sono le difficultà […] et uno de’ maggiori remedii e più vivi sarebbe che la persona di chi acquista vi anadassi ad abitare […] L’altro migliore remedio è mandare colonie […] o tenervi assai gente d’armi e fanti (Cap. III), (vedi fig. 2:)

FIG. 2

La radice di questo albero è rappresentata dagli “Stati acquisiti”, i nodi sono “Diversa lingua ecc.” e “Il principe non va ad abitarvi” (nodo sottinteso), i rami sono i rapporti istituiti da Machiavelli fra “Stati acquisiti” e “Diversa lingua, diversi costumi e leggi” e fra “Stati acquisiti” e “Medesima provincia” ecc.; le foglie, infine, sono “Medesima provincia”, “Il principe va” e così via. L’inizio del cap. V ripropone in sintesi il passo appena esaminato. Ancora:

L’armi con le quali uno principe defende el suo stato, o le sono proprie o le sono mercennarie, o ausiliarie o miste. (Cap. XIII), (vedi fig. 3:)

FIG. 3

Nella grande maggioranza dei casi, tuttavia, l’albero in cui rientra lo stile di Machiavelli è di un tipo particolare: si tratta infatti di un albero binario. In esso la ramificazione avviene tra coppie di elementi, ferma restando la loro denominazione (vedi fig. 4:)

FIG. 4

Come si può notare da questa elementare schematizzazione, in ogni diagramma ad albero binario ciascun ramo si divide al più in altri due rami, uno di sinistra e uno di destra. Gli alberi binari vengono utilizzati spesso in particolare nei sistemi esperti (programmi che, analizzando un albero di possibilità deduttive, riescono a trovare la soluzione al problema posto). Un “buon albero” binario è un albero bilanciato, ovvero che si sviluppa sia a destra che a sinistra, e non in un solo senso (vedi fig. 5:)

FIG. 5

Grazie al suo sviluppo simmetrico, l’albero bilanciato consente una compiutezza di analisi delle varie possibilità deduttive nettamente superiore a quella dell’albero sbilanciato, che non ne contempla tutta una serie (nel nostro caso: D, E, H, I, L M, N, O). Passiamo ora ad applicare la struttura dell’albero binario al Principe riportandone un brano tratto dal cap. I, in parte già citato all’inizio dell’articolo:

Tutti li stati, tutti e’ dominii che hanno avuto et hanno imperio sopra li uomini, sono stati e sono o repubbliche o principati. E’ principati sono o ereditarii, de’ quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e’ sono nuovi. E’ nuovi, sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. Sono, questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi a essere liberi; et acquistonsi, o con le armi d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù. (Vedi figg. 6-9:)

FIG. 6

FIG. 7

FIG. 8

FIG. 9

Diamo ora di seguito una sostanziosa serie di esempi di procedimento dilemmatico, schematizzandoli di volta in volta come diagrammi ad albero binario:

Debbe ancora chi è in una provincia disforme […] guardarsi che per accidente alcuno non vi entri uno forestiere potente quanto lui. E sempre interverrà che vi sarà messo da coloro che saranno in quella mal contenti, o per troppa ambizione o per paura (Cap. III), (vedi fig. 10:)

FIG. 10

E’ principati […] si truovano governati in dua modi diversi: o per uno principe, e tutti li altri servi, e’ quali, come ministri per grazia e concessione sua, aiutono governare quello regno; o per uno principe e per baroni, li quali non per grazia del signore, ma per antiquità di sangue tengano quel grado. (Cap. IV), (vedi fig. 11:)

FIG. 11

Diventare di privato principe, presuppone o virtù o fortuna, pare che l’una o l’altra di questa dua cose mitighi in parte di molte difficultà: non di manco, colui che è stato meno sulla fortuna, si è mantenuto di più. (Cap. VI), (vedi fig. 12:)

FIG. 12

Di privato si diventa principe ancora in dua modi […] Questi sono, o per qualche via scellerata e nefaria si ascende al principato, o quando uno privato cittadino con il favore delli altri sua cittadini diventa principe della sua patria. (Cap. VIII), (vedi fig. 13:)

FIG. 13

Si ascende a questo principato [quello civile] o con il favore del populo o con il favore de’ grandi. (Cap. IX), (vedi fig. 14)

FIG. 14

E’ grandi si debbono considerare in dua modi principalmente. O si governano in modo col procedere loro che si obbligano in tutto alla tua fortuna, o no. Quelli che si obbligano, e non sieno rapaci, si debbono onorare et amare; quelli che non si obbligano, si hanno ad esaminare in dua modi: o fanno questo per pusillanimità e deftto naturale d’animo: allora tu ti debbi servire di quelli massime che sono di buono consiglio, perché nelle prosperità te ne onori, e nelle avversità non hai da temerne. Ma quando non si obbligano ad arte e per cagione ambiziosa, è segno come pensono più a sé che a te; e da quelli si debbe el principe guardare, e temerli come se fussino scoperti inimici, perché sempre, aiuteranno a ruinarlo. (Ibidem), (vedi fig. 15:)

FIG. 15

Al termine di questa serie di esempi, è opportuno dire almeno che, se la critica ritiene ormai un fatto evidente e assodato che con Machiavelli si compia il passaggio dal linguaggio umanistico al linguaggio tecnico, adesso l’osservazione andrà precisata in questo senso: col Principe la sintassi diviene addirittura pretecnologica, sia pure inconsapevolmente, così da rispondere in pieno alle esigenze di rigore ed esattezza di cui la giovanissima scienza politica moderna aveva assoluta necessità allo scopo di darsi salde fondamenta. A ulteriore sostegno di questa affermazione, si noti che fra gli esempi di procedimento dilemmatico in diagramma nella grande maggioranza deri casi prevale la figura dell’albero binario bilanciato, come si è detto preferibile quanto a compiutezza d’analisi rispetto a quello sbilanciato: in particolare si vedano le figg. 7-14.
Per tornare in ambito pratico, ci si potrebbe infine chiedere quanto il procedimento dilemmatico sia la struttura logica dominante all’interno della società odierna e dentro ciascuno di noi: è evidente che nei momenti di crisi, di necessità o di pericolo l’esigenza alla semplificazione, anche forzosa, sarà con tutta probabilità dominante. Se in determinate situazioni ciò è comprensibile, e in certo senso anche necessario, ben diverso è il caso in cui il procedimento dilemmatico divenga norma acritica, subìta, del pensiero quotidiano di ogni donna e di ogni uomo: infatti è facile rilevare come lo schematismo, la sommaria separazione fra bianco e nero, positivo e negativo, buono e cattivo, se utilizzata da abili mani, possa forzare il ragionamento a conclusioni già precostituite e condurre in ogni caso a una rigidezza mentale il cui esito ultimo sarà il pregiudizio e la suddivisione della realtà in tanti, ben ordinati e aproblematici, compartimenti stagni: l’esatto opposto, insomma, di quel che noi abbiamo voluto dimostrare in piccolo ponendo in relazione due campi del sapere come la letteratura e l’informatica, che oggi la maggioranza di noi ritiene del tutto separati e impermeabili l’uno rispetto all’altro, e che invece sotto il profilo dello schema logico che presiede a entrambe presentano decise analogie.

LO STRANIERO – E così, carissimo, anche il cercare di staccare ogni cosa da ogni altra non soltanto direi che è uno sbaglio, ma anzi è cosa degna di chi è privo totalmente dei doni delle Muse e di filosofia.

TEETETO – E perché?

LO STRANIERO – Lo slegare ogni cosa da ogni altra è il più completo annullamento di ogni discorso; il nostro discorso nasce infatti dal reciproco collegamento dei generi dell’essere.

(Platone, Sofista, XLIV)

Si ringrazia per la collaborazione R. Teducci.