LA RAGNATELA
di Sandro D. Fossemò
“Destandoci dal sonno più profondo,
laceriamo la tela di ragno di qualche sogno.
Tuttavia un istante dopo (…)
non ricordiamo d’aver sognato.”
(Edgar A. Poe)
Sono quasi bloccato dentro un maledetto labirinto stradale, stressante e caotico allo stesso tempo. Una commistione di pioggia e smog rende tutto più grigio in questa sera d’autunno, dove il vetro appannato dell’ automobile sembra per assurdo essere in perfetta sintonia con il centro urbano.
La foto di una grande pillola di colore blu elettrico incastrata in una ragnatela e con al centro la scritta “Sogni d’Oro”, inserita su un lontano cartello pubblicitario di una grande azienda farmaceutica chiamata “Il Ragno”, cattura la mia attenzione e mi spinge a leggere, con lo zoom delle mie lenti digitali, alcune frasi molto suggestive: «Condividete i vostri sogni sapendo di stare sognando. Siate felici e siate voi stessi.» L’immagine pubblicitaria della ragnatela mi fa ricordare uno strano incubo che ho fatto la scorsa settimana senza aver ingerito la capsula, almeno credo.
Nel mio ombroso sottotetto c’era vicino al suolo una trappola per le cimici. I fastidiosi insetti erano attratti da una grande e densa ragnatela che era quasi impercettibile se non fosse stata illuminata dal basso da una torcia elettrica tascabile poggiata a terra. Le cimici erano talmente attirate dalla luce proiettata che dalla crepa del muro cadevano facilmente sulla ragnatela. La torcia si spense all’improvviso e la tela del ragno incominciò a lampeggiare sempre più velocemente, come se fosse illuminata da un faretto nascosto e impazzito. Mi allontanai impaurito di qualche metro e subito dopo la ragnatela esplose. Alzando lo sguardo verso il vetro della finestra, che si era rotto a causa dello scoppio, intravidi una caverna con dentro luccicanti scheletri metallici di cyborg morti o semi divorati, avvolti da un ragnatela bianchissima.
Torniamo alla guida. All’orizzonte intravedo un orologio da stazione in stile antico con le lancette nere e ferme, ma quando l’osservo bene ho l’ inquietante sensazione di non averlo mai visto prima. Mi accorgo anche di essere passato, istantaneamente, da una strada a quattro corsie a una due corsie con elevato traffico.Come ho potuto sbagliare strada se viaggio spesso in questi posti? In quale città mi trovo adesso? Forse mi sono distratto un attimo senza volerlo. Devo assolutamente trovare una strada per uscire da qui. Nel frattempo un ragazzo è bloccato dietro al cancello di casa sua, perché la serratura si è rotta. Il giovane indossa una tuta da ginnastica di colore bianco con strisce nere. Immagino che quel tale stesse uscendo per andare a fare jogging. Dallo specchietto retrovisore osservo un automobilista che gesticola con fare minaccioso facendomi capire che devo andarmene presto. Intanto il ragazzo con la tuta è diventato molto impaziente perché sta cercando di arrampicarsi in fretta e furia sul cancello. Sicuramente non è riuscito a sbloccare la serratura.Finalmente riesco a liberare la circolazione e gli automobilisti riducono la velocità per darmi la precedenza. Proprio nel bel mezzo della strada un motociclista, proveniente dalla corsia opposta, rischia di venirmi addosso a causa della forte velocità a cui viaggia. Il centauro, probabilmente, non mi ha visto. Non avendo altre possibilità, faccio subito la retromarcia ma, preso dalla paura e dalla furia, effettuo così male la manovra fino a urtare, involontariamente, il cancello. Un attimo dopo odo un urlo straziante. Quando mi volto impaurito a guardare mi trovo coinvolto in una terribile disgrazia. Il ragazzo che ha tentato di scavalcare il cancello ha perso l’equilibrio ed è scivolato proprio sopra la punta di ferro, fino a rimanere infilzato. Il colpo che ho provocato con la mia auto deve avergli fatto perdere l’equilibrio. Esco furiosamente dalla macchina con la speranza di poterlo soccorrere in qualche modo. Il suo viso è rigido e inespressivo ma i suoi occhi azzurri sono terrorizzati e sanguigni. Lungo il dorso nero della sbarra cola del sangue che fuoriesce copiosamente dallo stomaco trafitto. Provo a pensare a un modo per salvarlo. Vicino alla porta d’ingresso dell’abitazione della vittima c’è una scala poggiata su un muro. Tento di entrare per prenderla cercando di salire sopra al cancello, con lo scopo di aiutare in qualche modo quel poveretto a liberarsi da quei cunei di ferro che lo hanno colpito ma, appena ci provo, il giovane a stento mi supplica:
«Non toccare quel cancello».
«Ma cosa dici?», gli chiedo.
«Vattene, vattene via», risponde con un’espressione calma e ambigua.
Il traffico intanto aumenta e gli automobilisti diventano collerici.
«Non vedi che voglio aiutarti! Santo Dio! Lasciami andare a prendere quella scala!», insistetti.
«Quella scala tu non puoi usarla in alcun modo e per nessun motivo».
«Perché mai?».
«Non è il tuo compito. Il cancello rimane chiuso… per sempre!»
Un automobilista scende dall’auto sbattendo lo sportello. Mi guarda con odio e irritato grida: «Ma perché non te ne vai? Non vedi che hai bloccato la città!».
«E voi non vedete che una persona sta morendo o siete tutti impazziti?».
Un altro automobilista dice: «Non hai ancora capito che ci devi lasciare in pace? Tutto filava liscio fino a cinque minuti fa, prima che arrivassi tu!».
«Proprio non capisco cosa diavolo volete dire».
Un altoparlante, montato dentro un lampione, ammonisce con voce robotica : «Lei è una presenza fastidiosa. Vada via di lì, per favore, vada via!».
«Dove vado se c’è tutto questo traffico?»
«Qui non c’è traffico, vada via intruso», risponde l’altoparlante.
Di fronte a tanto cinismo non ho più la forza di parlare e il ragazzo gravemente ferito mi fissa negli occhi con tantissima tristezza da strapparmi il cuore dal petto.
«Davvero non posso aiutarti?», insisto nel chiedere al giovane, ormai prossimo alla fine.
«Non fare un altro passo!… Stai molto attento all’uso costante delle pastiglie… perché provocano gravi sfasamenti percettivi.»
«Non ho mai letto nulla del genere nelle controindicazioni delle pasticche…Tu stai vaneggiando!»
«A causa di un eccesso di illusioni… i nostri sensi si atrofizzano e il disorientamento con il tempo… diventa totale.»
«A chi ti riferisci?»
«Prima o poi… il ragno verrà anche da te».
«Quale ragno?»
«Sono ragni vampiro di grandi dimensioni… che si nutrono di sangue umano e sono golosi di sangue artificiale. Si tratta di una specie aliena che sta impadronendosi del mondo. Se ti succhiano il sangue… diventi privo di cuore.»
«Dove vivono e perché ci avvelenano?»
«Vivono in una dimensione a noi ignota… e ci ingannano attraverso delle allucinazioni che consideriamo reali. Vogliono che dormiamo perennemente dentro mondi artificiali … per renderci tutti… freddi e ciechi».
«E quale sarebbe lo scopo?»
«In un sistema di allucinazioni programmate… è più facile controllare e organizzare bene una dittatura nascosta.»
«Quando può durare una simile follia?»
«Ci stermineranno come degli scarafaggi, appena si presenterà l’occasione giusta.»
«Vale a dire?»
«Quando non gli serviremo più per sfruttare le risorse della Terra a loro vantaggio.»
«Come posso difendermi da questi mostri?»
«Devi distruggere un punto di connessione. In quel modo la ragnatela si spezza e il ragno perde il controllo fino a scomparire».
«Capisco quello che mi vuoi dire… ma dov’è questo punto?»
Il ragazzo rimane in silenzio e con lo sguardo fisso nel vuoto attende la morte.
Non potendo in alcun modo modificare gli eventi, mi rassegno e penso a come andarmene. Tiro fuori dalla tasca del pantalone la scatoletta delle pillole dei sogni per uscire da questo incubo. Estraggo una capsula e la ingoio. Attendo serenamente solo qualche minuto perché l’effetto della sostanza è molto rapido. L’area dell’incidente si dissolve in un batter d’occhio lasciando posto a delle strade perfettamente illuminate, con giardini che hanno fiori delicatamente profumati al limone. Alla fine posso rientrare in auto e tornare a casa come se nulla fosse accaduto.
Durante il tragitto osservo nel limpido cielo azzurro numerose scie chimiche bianche che sono incrociate un po’ come in una tela di ragno. E’ una cosa abbastanza strana eppure nessuno vi presta una particolare attenzione. Tra gli alberi di un bosco, presso la mia abitazione, delle ombre che hanno una forma umana provano a inseguirmi. Non riesco a osservarle bene perché di sera la visibilità è scarsa. Quelle figure scure sembrano indossare un cappello a punta e una tunica. Mi ricordano molto i frati dell’Inquisizione. Il volto è assente e la loro presenza è inquietante. Ho il sospetto che queste creature ultraterrene mi stiano osservando di nascosto. Fortunatamente quei fantasmi scompaiono rapidamente durante il tragitto. Ma chi erano e cosa cercavano? Molto probabilmente ho solo avute delle brutte allucinazioni causate da un periodo di stress e ansia.
Seduto e rilassato sul divano di casa, torno a riflettere sull’incidente. E’ stato tutto così incomprensibile e così paradossale il comportamento cinico di certa gente… Forse, stamane, ho semplicemente dimenticato, anche se non mi capita spesso, di prendere la capsula per il sogno a occhi aperti chiamata “giornata ideale”. Oppure, semplicemente, mi sono addormentato sul divano senza rendermene conto e ora sto solo ricordando un incubo. Oddio, non ricordo neanche di aver ingoiato la solita pastiglia del “sogno giusto” prima di andare a dormire e quindi non sono molto sicuro di essermi addormentato. Per la prima volta nella mia vita, per errore, sto semplicemente sognando in modo naturale? La verità è che non saprò mai se l’incidente sia stato reale oppure no. Ma che significa reale e che importanza ha la realtà in un mondo di illusioni? Posso anche fare a meno di certe paranoie.
La pubblicità ha perfettamente ragione. Dobbiamo credere solo nelle visioni oniriche simulate e non dobbiamo fare a meno delle pillole se vogliamo svegliarci in una dimensione meravigliosa, dove sappiamo di sognare in assoluta tranquillità con l’aiuto della realtà aumentata oppure dell’Intelligenza Artificiale, in modo che l’interazione con il mondo sia piacevole ed efficace. Non dimentichiamo che i sogni non sono mai sbagliati, ma sono invece i personali punti di vista che danno molto fastidio. La cosa più bella è che finalmente ci sentiamo tutti uguali: i ricchi e i poveri vivono tutti esperienze fantastiche, senza differenza di classi sociali o di capacità individuali. Adesso capisco perché la gente ha voluto che abbandonassi al proprio destino il ragazzo ferito sul cancello. Insomma, alla fin fine, è stata una scelta crudele ma necessaria.
La pasticca che prendo di giorno non provoca il sonno adatto per la notte ma crea dei sistemi perfetti di percezione visiva, in grado di far in modo che le nostra attività diurna si svolga nel miglior modo possibile. E’ un miracolo della scienza. Anche se a volte capitano delle sciagure, non dobbiamo mai rinunciare alle sostanze allucinogene o all’elettronica e, dato che il mondo è drammatico o monotono, si deve continuare a sognare bene per goderci il futuro che verrà. Solo così non corriamo il rischio di vivere in una società traumatica o noiosa. Perfino la paura della morte è stata sconfitta. Quando arriva il momento di morire possiamo vivere, grazie alle allucinazioni create dalla capsula magica, momenti entusiasmanti in regni paradisiaci che ci accompagnano verso la dolce morte. Ho sentito dire che si hanno visioni magnifiche mentre si entra in un tunnel per raggiungere il bagliore di un’immensa luce bianca che ci guida in un universo digitale, programmato per farci esistere per sempre in infiniti mondi paradisiaci, appositamente creati da una rete di computer quantistici per la nostra felicità eterna e virtuale. Attraverso il microchip impiantato nel cervello possiamo avere un perfetto mind uploading e continuare ad esistere sotto forma di un clone digitale che libera la nostra coscienza dai limiti del corpo. L’Intelligenza Artificiale provvederà a gestire le nostre esistenze simulate in modo realistico e infallibile. Anche se saremo solo dei fantasmi saremo felici lo stesso.
Accendo la televisione che ho di fronte per distrarmi e con il telecomando globale del mio smartphone cerco qualcosa d’interessante sul grande schermo piatto, posto in alto e al centro del muro. Quando premo i tasti mi rendo conto che la trasmissione si è bloccata a mia insaputa su una pubblicità disgustosa.
Provo a cambiare canale ma i pulsanti sono bloccati e stranamente la stessa pubblicità si ripete automaticamente dopo pochi secondi. Non mi è mai successa una cosa del genere. Non so il motivo ma ho la sgradevole sensazione di una strana presenza nella stanza. E’ come se qualcosa di estraneo si fosse intrufolato da qualche parte. Sugli angoli del televisore è comparsa una grossa ragnatela che qualche minuto fa non c’era. Oltretutto, mi sento molto stanco e faccio molta fatica a muovermi. Ho anche il respiro affannoso . Le particolari ombre che ho visto devono avermi causato qualcosa di grave perché è come se fossi quasi paralizzato. Mi accorgo che all’interno della televisione è comparsa una insolita immagine tridimensionale e che lo schermo è diventato trasparente. Sembra quasi di vedere un’aragosta dentro un acquario. Credo che si sia materializzato un enorme e orribile ragno nero con delle chiazze viola sul corpo. E’ una creatura che somiglia a una tarantola. Le sue impressionanti zampe lunghe e pelose spuntano fuori dal video come se si fossero staccate da una superficie di plastica. I suoi occhi brillano di una luce demoniaca. Desidero disattivare il televisore ma il tasto di spegnimento non esiste più perché è diventato obsoleto da molti anni. Perfino l’interruzione del mio smartphone è impossibile dato che le batterie non sono più estraibili. La ripugnante creatura si volta e avanza lentamente verso di me. Spero che sia solo un brutto sogno ma non so proprio come svegliarmi se viviamo come in un sonno perenne, che c’impedisce di tornare alla realtà. Adesso le capsule non possono essermi d’aiuto. Non ho molto tempo a disposizione e la retina è collegata allo schermo. L’unica soluzione è quella di provare a distruggere lo smartphone prima che quella bestia mi salti addosso. Oddio, il ragno sta scendendo! Provo a sbattere contro il muro questo aggeggio per interrompere la connessione. La deprogrammazione è la soluzione immediata. Devo farcela anche se mi sento debolissimo!