La Soglia Oscura
Misteri

MOSTRO DI FIRENZE – LA PERIZIA DE FAZIO
di Alessio Pizzichi

Nel 1984 i magistrati Vigna, Canessa e Fleury chiesero al noto criminologo Francesco De Fazio, direttore dell’istituto di medicina legale di Modena, di effettuare una perizia relativa ai delitti del Mostro di Firenze nel periodo 1968-1984.
De Fazio insieme ai professori Salvatore Luberto, Ivan Galliani, Giovanni Beduschi e Giovanni Pierini redasse un documento in cui si ricostruiscono le dinamiche dei duplici delitti e si arriva a stilare un profilo dell’assassino.
La perizia è molto interessante e mette in luce alcuni aspetti psicologici e caratteristici dell’omicida, che cercherò di ripercorrere in questo articolo.

In primo luogo De Fazio analizza le varie scene del crimine e mette in evidenza un aspetto, ovvero la scelta di colpire le coppie appartate in macchina:
ln questo caso invece la scelta delle vittime e della situazione è tanto peculiare che deve necessariamente esserle attribuita una importanza psicologica fondamentale.

In quest’ottica il serial killer potrebbe aver avuto un passato da “guardone”, ma non nella classica rappresentazione del termine, bensì come un imprinting per sviluppare in seguito la sua depravazione:
Se ne deve quindi concludere che difficilmente, quantomeno all’epoca dei delitti commessi dall’81 in poi l’omicida ha manifestato abitudini di voyeur. Queste, invece, potrebbero essersi manifestate in passato, sia pur in forma peculiare e, per così dire, transitoria, o quali primissime manifestazioni di una sessualità distorta, poi evoluta più chiaramente in senso sadico, o come modalità strumentale, sussidiaria alla produzione e vivificazione di fantasie sadiche non ancora attivamente agite.

In ogni caso è più che verosimile che l’omicida sia un amatore dell’erotismo letterario c/o pornografico

Non si notano componenti di tipo moralistico nelle sue azioni :
E’ inoltre improbabile, come si è già detto, in funzione di altri elementi considerati, che l’omicida’ sia mosso da contenuti “moralistici” o ‘mistici’ di un delirio in senso proprio; perchè ciò presuporrebbe che fosse affetto da una patologia già grave e conclamata fin dall’epoca del secondo delitto, il che mal si concilia con le modalità generali di esecuzione dei delitti e, soprattutto, con l’affinamento progressivo in un così prolungato arco di tempo della tecnica delittuosa, nonchè con il lungo arco di tempo che passa tra un omicidio e quello successivo.

Per quanto riguarda la sessualità dell’assassino
E’ lecito quindi supporre nell’omicida un habitus sessuale connotato da una impotenza assoluta o da una accentuata inibizione al coito.

Emerge anche una componente di feticismo, ne sono prova i feticci che il Mostro asporta alle vittime di sesso femminile (seno e pube) e che molto probabilmente conserva
In riferimento al nostro caso, ciò significa che l’omicida può avere comportamenti appropriativi di stampo feticistico anche al di fuori delle azioni omicidiarie in esame, e conserva accuratamente gli oggetti di cui entra in possesso. L’oggetto fetìcistico infatti è gelosamente custodito in quanto il rimirarlo e il manipolarlo consentono l’eccitazione e la gratificazione sessuale, e ciò implica che sia possibile conservarlo.

Un’altra considerazione interessante riguarda l’ipotetica altezza del soggetto in questione
Sul fascione della portiera destra della Panda dello Stefanacci sono state rilevate due impronte, dovute all’asportazione della polvere della portiera, e sul gocciolatoio della stessa fiancata delle impronte digitali. Sembra possibile ipotizzare che qualcuno, forse l’omicida, abbia appoggiato una mano sul tetto dell’auto e, chinandosi per compiere una qualche operazione attraverso il finestrino, abbia toccato con le ginocchia la portiera, lasciando le predette impronte. Il margine superiore di esse dista dal suolo circa cm.60, mentre il punto medio dista circa cm .56 e quello inferiore cm.53 circa. Assumendo come riferimento il punto medio, probabilmente corrispondente alla regione medio-rotulea, si può attendibilmente presumere che la distanza di esso da terra corrisponda alla lunghezza della gamba, piede e scarpa comprese ciò potrebbe valere a fornire qualche ulteriore indicazione in ordine alla statura del soggetto. Un primo elemento può essere tratto dall’utilizzazione delle tavole antropometriche del Rollet che ad una lunghezza dell’osso tibiale di cm.43 riferiscono, per l’uomo, una statura di cm.183.L’eccedenza di cm.13 del valore di cui si dispone (cm.56) può compensare ampiamente la differenza dovuta ai piede, alla scarpa ed alla parte del ginocchio sovrastante la tibia, posto che la “misura” è riferita alla gamba e non alla sola tibia. Il dato, anche se molto approssimato, sembra deporre, o quanto meno non sembra in contrasto con l’ipotesi di una statura superiore a cm.180.

Da questo dato emergono delle interessanti considerazioni circa delle possibili patologie del soggetto
Ciò introduce peraltro alcune riflessioni teoriche di un certo interesse, in ordine ad una possibile correlazione con un eventuale, e non improbabile, quadro disendocrino.E’ noto, infatti, che molte disendocrinie, soprattutto se comportano ipogonadismo o alterazioni ipofisarie con manifestazioni aeromegaliche o acromegaloidi, riguardano soggetti di statura spesso superiore alla media o comportano un accrescimento abnorme degli arti.
Non può essere trascurato, per completezza: tale aspetto, non essendo rari i casi in cui la strutturazione di un comportamento sessuale perverso, o comunque abnorme, possa riconoscere anche una componente organica disendocrina, sovente ad insorgenza precoce.

Assolutamente da non sottovalutare la costante ricerca del medesimo contesto da parte dell’omicida
Anche la situazione, il set del delitto, si presenta piuttosto costante, ed implica in una certa misura la scelta dei siti, quantomeno come ricerca di luoghi in cui possono trovarsi coppiette appartate in macchina (spesso vicino a luoghi di ritrovo, quali ad es. locali da ballo). E’ molto verosimile che la ricerca impegni l’omicida per molto tempo, tra un delitto e quello successivo, sia che venga effettuata di notte che di giorno. E’ comunque subordinata ad un altro elemento, che rappresenta forse la costante più peculiare degli omicidi in questione: il fatto che le vittime siano sempre coppiette in atteggiamento amoroso.

Il soggetto in questione non appare mai attratto dalle vittime dal punto di vista sessuale, dato che non si rileva nessun indizio di questo tipo sui corpi
Costante appare il disinteresse sadíco-sessuale per le vittime di sesso maschile, al di là dell’azione omicidiaria di per sè considerata; nè sono mai stati notati segni di tentativi di stupro o violenza sessuale; non si sono mai riscontrate tracce di liquido spermatico in vagina o in. altri orifizi (naturali o traumatici) delle vittime, nè sui loro corpi, nè sui loro indumenti.

E’ da scartare l’ipotesi che gli omicidi siano commessi in gruppo
è da escludersi decisamente un’azione di tipo collettivo, tipo violenza di gruppo, che in genere implica violenza sessuale vera e propria, può comprendere atti sadici (che sono di varia natura, espressione di diverse volontà ed intenzionalità lesive, e prodotti da strumenti diversi), ma non arriva mai al lustmord vero e proprio.

Le azioni che compie sono studiate nei minimi dettagli e nulla viene lasciato al caso
Innanzitutto l’accuratezza e la cautela con cui avviene la preparazione dei delitti, la scelta dei luoghi e dei siti, delle fasi lunari e dei giorno più propizio (probabilmente l’attesa di un momento propizio, in zona abitualmente frequentata da coppiette in cui spesso si possono trovare più auto, a distanze non grandi), inducono a configurare un comportamento non agito d’impulso, ma premeditato a lungo, con pochi elementi lasciati al caso. Tutto questo induce a ritenere che l’omicida abbia una personalità abbastanza ben organizzata, capace sul piano comportamentale e delle relazioni sociali, discretamente integrata.

La persona in questione ha probabilmente delle problematiche a livello sessuale
L’atto omicidiario assume in questi casi il significato di “equivalente sadico” dell’atto sessuale. Del resto è evidente la mancanza di una sessualità agita sul luogo del delitto (mancanza di segni di stupro, o di abuso sessuale, o di masturbazione): ciò depone per una sessualità in cui sia l’eccitazione che l’orgasmo sono più il portato di fattori psicogeni che non di stimolazioni genitali, ciò che in genere si accompagna ad una configurazione anatomica ed ormonale vicina all’ipoqenitalismo e, più in generale, depone per una tipoloqia d’autore che raramente è in qrado di avere normali rapporti eterosessuali.

Le ragioni di ciò sono probabilmente scaturite nell’infanzia del soggetto
E’ molto probabile che l’omicida abbia vissuto dei conflitti precoci nell’ambito dei rapporti con i genitori, e che in ciò risieda l’origine delle sue deviazioni sessuali. Angoscia di castrazione per la presenza di aggressività distruttiva nei confronti della madre nell’età in cui si presenta la situazione edipica, sessualizzazione dell’Edipo con fusione di cariche libidiche ed aggressive, e “fissazione” ad una fantasia sadica o ad un episodio accidentale con forte effetto eccitatorio, possono indubbiamente aver contrassegnato le fasi infantili dei suo sviluppo psicosessuale. Il “set delittuoso” allude con orrida verosimiglianza alla reiterazione di una “scena primaria”, o capitale (così la psicoanalisi definisce l’osservazione da parte dei bambino dell’attività sessuale degli adulti, e le fantasie ad essa connesse) interpretata in chiave dì violenza e di sopraffazione della madre da parte del padre, e ad un tempo fonte di eccitazione sessuale. Così come il macabro rituale dell’escissione può avere il significato inconscio di una castrazione simbolica, o rappresentare di per se l’equivalente di un atto sessuale, vissuto in chiave di castrazione per una fissazione alle interpretazioni infantili .della “scena primaria”.

Ne esce quindi un quadro di un individuo iposessuato
Abbiamo già sottolineato gli aspetti relativi alle dinamiche omicidiarie che fanno propendere il giudizio sull’omicida più nel senso di un iposessualità che non di un’ipersessualità. Ciò può dipendere esclusivamente da semplici fattori di inibizione psichica al rapporto eterosessuale (che in ogni caso dovrebbero essere presenti), ma può far pensare anche alla presenza di fattori costituzionali (ad es. sindrome di Klinefelter, ipogonadismo, acromegalia) tali comunque da determinare un quadro di comportamento iposessuale, persistenza di secrezione ormonale sufficiente a conservare lo stimolo e le fantasie sessuali, diminuzione o abolizione della potenza sessuale.

Per quanto riguarda le condizioni psicologiche e ambientali
Si tratta di un soggetto con sicure connotazioni psicopatologiche della personalità ma ciò non significa affatto la presenza di una forma di patologia mentale grave già diagnosticata.
Le modalità dell’azione depongono comunque più per una ipo-sessualità che non per una ipersessualità, se non addirittura per una tipologia d’autore che raramente è in grado di avere normali rapporti sessuali. Da ciò si può dedurre, in linea di massima, che le maggiori probabilità stanno per l’ipotesi che l’omicida sia un uomo non perfettamente integrato sul piano affettivo ed emotivo con una figura femminile. Il senso comune potrebbe suggerire riduttivamente trattarsi di uno scapolo, ma le connotazioni psicologiche alle quali intendiamo far riferimento non corrispondono necessariamente ad una condizione di stato civile, potendo rispecchiare situazioni di convivenza e di rapporti con figure femminili le più diverse.

Abbiamo visto quindi un profilo piuttosto esauriente della persona in questione. Non si può fare a meno di notare anche come molti dei soggetti finiti nell’indagine sembrano discostarsi in maniera marcata da questo quadro psicologico e fisico. E questo ci lascia inevitabilmente molte domande.

Il professor De Fazio se ne è andato l’anno scorso; di lui ci rimane l’indiscussa competenza e professionalità che hanno caratterizzato da sempre la sua carriera. La perizia che ci lascia è dettagliata e precisa, e meriterebbe di essere rimessa in luce anche ai giorni nostri, per cercare di snodare l’intera vicenda.

Fonte :
Francesco De Fazio – Perizia sui delitti del mostro di Firenze (1968-1984) – Procura della Repubblica di Firenze