La Soglia Oscura
Racconti

Ritorno al Passato – di Monika M.

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Giulia ferma davanti la porta d’ingresso guardò la casa della nonna con insofferenza, era appena arrivata e già il paese le andava stretto, lì le sembrava di perder tempo e costantemente pensava a quante opportunità si stava perdendo. Osservò l’orologio da polso, il notaio era in ritardo e sbuffò. Fece due passi intorno allo stabile per ingannare l’attesa, sorridendo si avvicinò poi all’albero di fichi sul quale da bambina amava arrampicarsi. Che strana la vita, pensò. Ora i fichi non poteva neanche vederli, dopo quelle estati sempre uguali passati nella casa della nonna materna, quei frutti incarnavano per lei il disgusto provato per quel luogo. Solamente da adolescente era riuscita a liberarsene, ribellandosi al volere dei genitori e rifiutandosi di seguirli. – Mi annoio, ecco tutto! – era così che motivava i suoi capricci e per non sentirla i genitori avevano via via ridotto le vacanze e poi le visite e quel luogo era divenuto per lei unicamente lontano ricordo. Mai vi era tornata da quella lontanissima ed ultima estate, tornare poi per cosa? Lei era una donna del futuro, si così le piaceva considerarsi. In Giulia non vi era posto per i ricordi, le malinconie, non amava le fotografie, persino il vintage tanto di moda non le apparteneva ed in quella casa lei ora vedeva tutto questo, un passato che pretendeva di tornare. Perché poi il notaio la volesse incontrar proprio lì non le era chiaro, sua nonna le aveva lasciato in eredità la sua abitazione ed il prima possibile lei se ne sarebbe disfatta, vendendola. -Scusi il ritardo! – sentì urlare da un signore vestito in modo improbabile , almeno per una di città come lei, pensò sarcastica Giulia sorridendo all’uomo o ridendo dell’uomo questo non è dato sapere. – Non si preoccupi, però facciamo in fretta! – rispose alzando gli occhi al cielo vedendo che questo non trovava neanche la chiave per aprir la porta. L’uomo allora si fermò e con espressione pacifica disse -Non credo proprio sa! – -Cosa intende dire? – chiese allora allarmata Giulia . -Prego si accomodi ora le dico tutto – Giulia si guardò attorno incredula, nulla da allora era mutato , tutto era esattamente come lei lo ricordava e pensò che ogni casa dei nonni doveva apparir così, generazione che non sperperava denaro in cose inutili , in cose che aveva già. L’uomo dal completo a quadretti trovò subito il quadro elettrico ed accese la luce, poi fece lo stesso con l’acqua ed infine iniziò ad aprir le imposte chiuse. -Non credo sia necessario tutto questo … – -No? Volete passar qui tre notti senza far cambiar aria? Senza acqua e luce? Dovrete pur lavarvi e mangiare! – -Tre giorni? No guardi c’è un errore – L’uomo si arrestò e tirò fuori la pipa dal taschino del completo e con la calma tipica solo di chi vive senza orari guardò pensieroso il tavolo vuoto per vari minuti. -Giusto! Voi ancora non sapete le condizioni imposte da vostra nonna …- -Condizioni? – Ecco qui, pensò Giulia, la nonna le aveva giocato il suo ultimo scherzo o forse vendetta? -Entrerete in possesso di questa casa … – guardò l’orologio da taschino – Tra esattamente settanta ore da adesso, contando le mie due ore di ritardo che vi hanno comunque obbligato ad attendermi qui … – Giulia lo fissò incredula. -Ma io ho impegni devo … devo … – non riuscì a finir la frase, infondo ma quali impegni aveva? Le piaceva quel che la città offriva ma poi chi mai aveva il tempo e la possibilità di vivere tutto? Non certo lei, praticante presso un noto studio di avvocati che non le rimborsavano neanche le spese! Ma dir di lavorare lì era prestigioso e lasciava tutti a bocca aperta durante l’aperitivo nel locale alla moda che si frequentava appena liberi da quel tormento. Giulia guardò i suoi tacchi alti, non aveva altro oltre il tailleur e quelle scarpe. – Le lascio qui le ultime volontà di sua nonna, ci vediamo tra tre giorni per la firma! – disse e se ne andò lasciandola a fissar una foto della nonna attaccata con lo scotch sullo specchio della sala. -Ti diverti eh ?- le chiese, sospirando. Il fatto era che lei non solo non amava il paese, non amava quella casa troppo decentrata ed al limite del bosco e non amava sua nonna che era per lei fonte di imbarazzo con i suoi coetanei . Per un attimo avvertì lo stesso imbarazzo provato in quella lontana estate, i pochi bambini del paese giocavano a campana in piazza, il padre la esortava ad unirsi a loro mentre lui si rilassava al bar, la noia presto però venne in visita ai ragazzi ed il più grande tra loro decise -Andiamo a spiar la strega!- -La strega? – chiese allora la piccola Giulia -Ma mica esistono! – Tutti risero e le dissero di seguirli che loro la strega la conoscevano. Quando Giulia capì che la strega era la sua nonna divenne paonazza dalla vergogna e mai le passò per la mente di difenderla , sperò solo questi non sapessero la verità e per non rischiare prima di rincasare guardava bene non ci fosse nessuno a spiarla . -Ed ora che faccio? – si domandò annoiata come allora nella piazza del paese. Guardò il portatile, si ma il wi-fi? Sbuffò. Tre giorni, pensò disperata. Si mise al letto che non erano neanche le dieci, forse non le era mai successo in vita sua e quando alla mezzanotte sentì bussare alla porta trasalì e corse alla finestra per veder chi fosse. Una combriccola di strane donne era riunita fuori dalla sua porta e con voce incerta chiese -Si ? – -Oh eccola! Vedete che è venuta – disse una di questa alle altre. Ma chi erano? Si domandò infilando uno scialle della nonna e scendendo alla porta. -Vuoi uscir così? Ti gelerai, su su infilati qualcosa di caldo nel bosco fa freddo! – – Uscire? Nel bosco? – chiese mentre queste la spingevano su per le scale senza ascoltar le sue domande. Una volta in stanza prese le ultime volontà di sua nonna, che non aveva ancora letto e cercò tra quelle poche righe la follia che ora si era introdotta in casa sua. Fissò l’armadio di nonna Amelia ancora più confusa ,non solo doveva vivere lì, ma vivere come lei! Si infilo una tuta trovata nell’armadio e scese guardando tutte con leggero sospetto, quelle donne le sembravano svitate tanto quanto strana ricordava essere sua nonna. -Andiamo! – dissero felici. Sì, ecco quelle donne erano felici e sorridenti eppure la nonna, loro amica, era morta da pochi giorni e la cosa lasciava interdetta Giulia che poco comprendeva di quella situazione. -Conosco tua nonna da sempre! – iniziò a raccontare una di queste – E ti ricordo bambina, poi però non sei più venuta, eppure qui ci sono le tue radici, tua nonna avrebbe tanto voluto tramandarti quel che ella sapeva …ed ora eccoci qui! Ora tocca a noi!- Ma che andavano blaterando queste strane donne? Si domandò Giulia aggrottando la fronte. Per tutta la sera queste le parlarono di erbe, del come raccoglierle e quando, degli usi e poi le feste da onorare e sconvolta Giulia si ritrovò a domandare incredula -Ma mia nonna era una strega ? – Le donne si guardarono confuse tra loro. -Perché tu cosa credi di essere? – le chiesero – e tua madre prima di te …- Giulia scoppiò a ridere, era ufficiale queste erano pazze! -Vuoi dirci che non hai mai sogni premonitori? – chiesero in coro – Vuoi farci credere che tu non sai di esserlo ?- Giulia sentì un brivido percorrerle la schiena. Era quindi questo il suo sentirsi diversa? Questa la causa del disagio che da sempre la accompagnava? Fonte di una strana inquietudine costante che la vedeva sempre incompleta ed in fuga da se stessa? Tornata a casa si lasciò cadere sul divano ancora nuovo, carezzò la stoffa a fiori con delicatezza, era colpa sua se nessuno aveva sformato e consumato i cuscini, nessuno era più andato a trovar la nonna a causa dei suoi capricci. Per la prima volta sentì la mancanza di quella donna strana che tanto la metteva in imbarazzo, sentì distintamente quel profumo dolce da quattro soldi che lei amava tanto, colmò l’aria ed incredula la chiamò per nome – Nonna Amelia sei tu? – Scattò in piedi carezzando le braccia nude che per lo spavento erano percorse di brividi, un rumore la fece scattare nervosa e si guardò attorno. Un tomo era caduto giù dalla piccola libreria della nonna , Giulia prima di prenderlo respirò lentamente cercando di calmarsi. Riconobbe la copertina, erano le favole che la nonna le leggeva prima di andare a dormire. Aprì il libro e lesse. – Non mi sorprendevo quando da bambina chiedevi, alla fine della favola, cosa ne fosse stato della strega, non interessandoti mai alla principessa … Sapevo già allora che eri una di noi… D’altra parte io so molte cose , come so che non venderai questa abitazione poiché nelle favole è sempre nelle case vicino al bosco che le streghe amano vivere. Nonna Amelia.

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